Summa Teologica - III |
In 4 Sent., d. 1, q. 1, a. 3; d. 13, q. 1, a. 2, sol. 6, ad 2; De Verit., q. 27, a. 4, ad 10
Pare che per la significazione dei sacramenti non si richiedano delle parole.
1. S. Agostino [ Contra Faustum 19,16 ] si domanda: « Che altro sono i sacramenti materiali se non delle parole visibili? ».
Aggiungere quindi delle parole alle realtà sensibili nei sacramenti è come aggiungere delle parole a delle altre parole.
Ma ciò è superfluo.
Quindi nei sacramenti non si richiede l'aggiunta di parole alle realtà sensibili.
2. Il sacramento è qualcosa di unitario.
Ma non si può ottenere l'unità con realtà di genere diverso.
Ora, siccome le realtà sensibili e le parole sono di genere diverso, provenendo le une dalla natura e le altre dalla ragione, pare che nei sacramenti non si richieda l'aggiunta di parole.
3. I sacramenti della nuova legge sono succeduti ai sacramenti della legge antica: infatti « tolti questi, furono istituiti quelli », come osserva S. Agostino [ Contra Faustum 19,13 ].
Ma nei sacramenti della legge antica non occorreva alcuna formula verbale.
Quindi nemmeno nei sacramenti della legge nuova.
S. Paolo [ Ef 5,25s ] afferma: « Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola ».
E S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 80 ] precisa: « La parola raggiunge l'elemento e ne fa un sacramento ».
Abbiamo già detto [ aa. 2,3 ] che i sacramenti vengono usati come segni per la santificazione degli uomini.
Possono quindi essere considerati sotto tre aspetti, e sotto ciascuno di tali aspetti è conveniente che alle realtà sensibili vengano aggiunte delle parole.
In primo luogo infatti si può considerare in essi la causa santificante, che è il Verbo incarnato: al quale il sacramento in certo qual modo si conforma per il fatto che aggiunge a una realtà sensibile la parola, come nel mistero dell'incarnazione il Verbo di Dio si unì alla carne sensibile.
In secondo luogo i sacramenti possono essere considerati rispetto all'uomo che santificano, e che è composto di anima e di corpo: al quale si adatta la medicina del sacramento, che con il suo elemento sensibile tocca il corpo e con le sue parole penetra, mediante la fede, nell'anima.
Per cui S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 80 ], a commento di quel passo evangelico [ Gv 15,3 ]: « Voi siete già mondi per la parola », ecc., si chiede: « Donde questa così grande virtù dell'acqua che toccando il corpo purifica lo spirito se non dall'efficacia della parola, non in quanto è pronunziata, ma in quanto è creduta? ».
In terzo luogo i sacramenti possono essere considerati rispetto all'efficacia della loro significazione.
Ora, in proposito S. Agostino [ De doctr. christ. 2,3.4 ] osserva che « le parole hanno tra gli uomini il primato nell'ordine della significazione »: possono essere infatti modellate in varie forme per significare i diversi concetti della mente, dandoci così la possibilità di esprimerli con maggiore precisione.
Per rendere quindi perfetto il significato dei sacramenti era necessario che venisse determinato con qualche parola il significato delle realtà sensibili.
L'acqua infatti può esprimere sia il lavacro per la sua umidità, sia il refrigerio per la sua freschezza; ma quando si dice: « Io ti battezzo », si fa capire che l'acqua viene usata nel battesimo per indicare un lavacro spirituale.
1. Le realtà visibili usate nei sacramenti sono chiamate parole in senso metaforico.
Cioè in quanto partecipano la capacità di significare che risiede principalmente nelle parole stesse, come si è detto sopra [ nel corpo ].
Quindi non è inutile nei sacramenti aggiungere le parole ai segni visibili, poiché le prime precisano i secondi, come si è detto [ De doctr. christ. 2,3.4 ].
2. Le parole e gli altri dati sensibili, per quanto appartengano a generi diversi se si guarda alla loro natura, si accordano tuttavia nel carattere di segno.
Le parole però meglio delle altre cose.
Perciò le parole e le realtà visibili costituiscono un tutto unico nei sacramenti, come la forma e la materia, in quanto cioè le parole determinano il significato delle cose, come si è detto [ nel corpo ].
- Però sotto il nome di cose o realtà sensibili vengono compresi anche gli stessi atti sensibili, come l'abluzione, l'unzione e simili: poiché il carattere di segno si trova in essi come nelle cose.
3. Come dice S. Agostino [ Contra Faustum 19,16 ], i sacramenti istituiti per indicare il presente devono essere diversi da quelli istituiti per indicare il futuro.
Ora, i sacramenti dell'antica legge erano prefigurativi del Cristo venturo, per cui non lo significavano così espressamente come i sacramenti della nuova legge, che sono scaturiti da lui e di lui portano in se stessi una certa somiglianza, come si è già notato [ nel corpo ].
- Tuttavia anche nell'antica legge si usavano le parole nei riti cultuali: sia da parte dei sacerdoti che erano ministri di quei sacramenti, come in quel passo dei Numeri [ Nm 6,23s ]: « Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro: Ti benedica il Signore », ecc., sia da parte di coloro che ricevevano quei sacramenti, come si legge nel Deuteronomio [ Dt 26,3 ]: « Io dichiaro oggi davanti al Signore tuo Dio », ecc.
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