Summa Teologica - III |
Pare che il corpo di Cristo in questo sacramento sia soggetto al moto.
1. « Se noi ci moviamo, si muove con noi quanto in noi si trova », dice Aristotele [ Topic. 2,7 ].
E ciò vale anche per la sostanza spirituale dell'anima.
Ma Cristo è presente in questo sacramento, come si è detto [ q. 75, a. 1 ].
Quindi si muove anch'egli col muoversi del sacramento.
2. La verità deve corrispondere alla figura.
Ora dell'agnello pasquale, che era una figura di questo sacramento, « nulla rimaneva per la mattina dopo », come prescriveva la legge [ Es 12,10 ].
Quindi neppure il corpo di Cristo rimane in questo sacramento, se lo si conserva per il giorno dopo.
Quindi esso non è presente stabilmente in questo sacramento.
3. Se il corpo di Cristo restasse in questo sacramento anche il giorno dopo, per lo stesso principio resterebbe pure per sempre, poiché non si può dire che venga meno con la sparizione delle specie, dato che l'esistenza del corpo di Cristo non dipende da esse.
Di fatto però Cristo non rimane per sempre in questo sacramento.
Perciò pare che l'indomani stesso, o poco tempo dopo, esso cessi di esistere in questo sacramento.
Quindi Cristo non vi è presente in modo stabile.
È impossibile che un'identica cosa sia insieme in quiete e in moto, poiché in tal caso si verificherebbe una contraddizione.
Ma il corpo di Cristo in cielo è in stato di quiete.
Quindi in questo sacramento non è soggetto al moto.
Quando una cosa ha unità di soggetto e pluralità di aspetti, nulla impedisce che sotto un aspetto si muova e sotto un altro rimanga immobile: come per un corpo altro è essere bianco e altro è essere grande, per cui esso può mutare di colore e rimanere invariato nella grandezza.
Ora, per Cristo non è la stessa cosa essere in sé ed essere nel sacramento: poiché dicendo che egli è nel sacramento si indica una sua certa relazione con questo sacramento.
Secondo quindi il modo sacramentale di essere Cristo non si muove localmente per se, ma solo per accidens.
Cristo infatti non è localizzato in questo sacramento, secondo le spiegazioni date [ a. 5 ]; ora, ciò che non è localizzato non si muove per se, ma solo in forza del movimento del soggetto in cui si trova.
Similmente, per quanto riguarda l'esistenza sacramentale, [ il corpo di Cristo ] non subisce di per sé neppure altri tipi di mutazione: p. es. la cessazione dell'esistenza sacramentale.
Poiché ciò che ha di per sé un'esistenza indefettibile non può essere principio di defettibilità, ma cessa di essere in una cosa se questa viene a mancare: come Dio, il cui essere è indefettibile e immortale, cessa di essere in qualche creatura corruttibile per il fatto che la creatura corruttibile cessa di esistere.
E allo stesso modo Cristo, avendo un essere indefettibile e incorruttibile, non può perdere l'esistenza sacramentale né per corruzione propria, né per un suo movimento locale, come si è visto, ma solo per la corruzione delle specie eucaristiche.
È quindi evidente che Cristo in questo sacramento non è di per sé soggetto al moto.
1. L'argomento si basa sul moto per accidens, in forza del quale in seguito al nostro moto si muove quanto è in noi.
Ciò però avviene in modo diverso per le cose che per se stesse possono occupare uno spazio, come i corpi, e per quelle che per se stesse non possono occupare uno spazio, come le forme e le sostanze spirituali.
Ora, è a quest'ultimo tipo che si può ridurre il moto per accidens che attribuiamo a Cristo in questo sacramento, nel quale egli non si trova come in un luogo.
2. Pare che da questa ragione siano stati sollecitati quanti negarono la permanenza di Cristo in questo sacramento se viene conservato fino al giorno successivo.
Ma contro costoro S. Cirillo [ Epist. 83 ] scrive: « È pazzo chi afferma che la mistica benedizione perde la sua forza santificatrice se qualcosa ne avanza per il giorno dopo.
Non si muta infatti il sacrosanto corpo di Cristo, ma perdura in esso la virtù della benedizione e la grazia vivificante ».
Come anche tutte le altre consacrazioni perdurano finché rimangono le realtà consacrate: per cui non vengono ripetute.
- Sebbene poi la verità debba corrispondere alla figura, la figura tuttavia non può mai adeguarla.
3. Il corpo di Cristo rimane in questo sacramento non solo fino all'indomani, ma anche oltre, finché durano le specie sacramentali.
E quando esse cessano cessa di esistere in esse il corpo di Cristo non perché dipenda da esse, ma perché viene a mancare il suo legame con quelle specie.
Allo stesso modo in cui Dio cessa di essere il Signore di una creatura quando questa viene a mancare.
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