Supplemento alla III parte

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Articolo 3 - Se le anime abbiano la contrizione dei loro peccati anche dopo la vita presente

Pare che le anime abbiano la contrizione dei loro peccati anche dopo la vita presente.

Infatti:

1. L'amore di carità causa il dispiacere dei peccati.

Ma dopo la vita presente rimane la carità in certe anime, sia come atto che come abito: poiché, come dice S. Paolo [ 1 Cor 13,8 ], « la carità non avrà mai fine ».

Perciò rimane il dispiacere dei peccati commessi, che è l'essenziale della contrizione.

2. Ci si deve affliggere più per la colpa che per la pena.

Ora, nel purgatorio le anime sono afflitte sia per la pena sensibile che per la dilazione della gloria.

Molto più dunque si affliggono per le colpe da loro commesse.

3. La pena del purgatorio è soddisfattoria per il peccato.

Ma la soddisfazione deve la sua efficacia alla contrizione.

Quindi la contrizione rimane anche dopo questa vita.

In contrario:

1. La contrizione è una parte del sacramento della penitenza.

Ma i sacramenti dopo la vita presente non rimangono.

Quindi neppure la contrizione.

2. La contrizione può essere così grande da cancellare sia la colpa che la pena.

Se quindi nel purgatorio le anime potessero avere la contrizione, potrebbero conseguire con la contrizione il condono della pena, ed essere liberate del tutto dalla pena sensibile: il che è falso.

Dimostrazione:

Nella contrizione vanno considerate tre cose:

la prima è il genere a cui la contrizione appartiene, e che è il dolore;

la seconda è la forma, essendo essa un atto di virtù informato dalla grazia;

la terza è l'efficacia della contrizione, essendo essa un atto meritorio, sacramentale e in qualche modo soddisfattorio.

Le anime quindi che dopo la vita presente sono nella patria beata non possono avere la contrizione, in quanto prive del dolore per la pienezza della gioia.

Quelle invece che si trovano all'inferno mancano della contrizione in quanto, pur avendo il dolore, non hanno però la grazia che lo informi.

Coloro infine che sono in purgatorio hanno il dolore dei peccati informato dalla grazia, ma esso non è meritorio, non essendo costoro nella condizione di meritare.

- È invece nella vita presente che si possono riscontrare tutte e tre queste cose.

Analisi delle obiezioni:

1. La carità non causa questo dolore se non in quelli che sono capaci di dolore.

Ora, la pienezza della gioia toglie ai beati ogni capacità di addolorarsi.

Sebbene quindi essi abbiano la carità, tuttavia mancano della contrizione.

2. Nel purgatorio le anime si affliggono dei peccati, ma questo dolore non è la contrizione, non avendone l'efficacia.

3. La pena sofferta dalle anime del purgatorio non può propriamente essere detta soddisfazione, poiché la soddisfazione richiede un atto meritorio; può tuttavia essere detta soddisfazione in senso lato, quale accettazione della pena meritata.

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