Supplemento alla III parte |
Pare che la contrizione non possa cancellare totalmente il debito della pena.
1. La soddisfazione e la confessione sono ordinate a liberare dal debito della pena.
Ma nessuno è così perfettamente contrito da essere dispensato dalla confessione e dalla soddisfazione.
Quindi la contrizione non è mai così grande da togliere ogni debito di pena.
2. Nella penitenza ci deve essere un compenso penale proporzionato alla colpa.
Ora, ci sono delle colpe che vengono compiute mediante le membra del corpo.
Poiché dunque il compenso della pena esige « che uno sia punito in ciò con cui ha peccato » [ Sap 11,16 ], pare che non si possa essere assolti dalla pena di questi peccati con la [ sola ] contrizione.
3. Il dolore della contrizione è qualcosa di finito.
Ora per certi peccati, ossia per quelli mortali, è dovuta una pena infinita.
Quindi la contrizione non può mai essere così grande da cancellare tutta la pena.
1. Dio gradisce l'affetto del cuore più che gli atti esterni.
Ma con gli atti esterni un uomo viene liberato dalla pena e dalla colpa.
Quindi può esserne liberato anche mediante l'affetto del cuore, che è la contrizione.
2. Di ciò abbiamo un esempio nel buon ladrone, al quale per un unico atto di penitenza fu detto [ Lc 23,43 ]: « Oggi sarai con me nel Paradiso ».
Il problema poi se tutto il debito venga sempre eliminato dalla contrizione l'abbiamo già esaminato parlando della penitenza [ In 4 Sent. d. 14, q. 2, a. 1, sol. 2; cf. III, q. 86, a. 4, ad 2,3 ].
L'intensità della contrizione può essere considerata da due punti di vista.
Primo, dalla parte della carità che causa il dispiacere.
Ora, l'atto della carità può essere così intenso che la contrizione da essa derivante meriti non solo la cancellazione della colpa, ma anche la liberazione da ogni pena.
- Secondo, dalla parte del dolore sensibile, eccitato dalla volontà nella contrizione.
E poiché questo dolore è anche una pena, esso può venire intensificato al punto da bastare per la cancellazione della colpa e della pena.
1. Nessuno può essere certo che la sua contrizione sia sufficiente a cancellare la pena e la colpa.
Perciò si è tenuti a confessarsi e a soddisfare: soprattutto considerando che la contrizione non è vera se non implica il proposito di confessarsi.
Il quale deve essere attuato, anche per il precetto relativo alla confessione.
2. Come la gioia interiore ridonda sulle membra esterne del corpo, così anche il dolore interno si comunica alle membra esterne.
Da cui le parole dei Proverbi [ Pr 17,22 ]: « Uno spirito abbattuto inaridisce le ossa ».
3. Il dolore della contrizione, pur essendo finito nella sua intensità, come è anche finita la pena [ temporale ] dovuta al peccato mortale, ha però una virtù infinita a motivo della carità da cui è informato.
E sotto questo aspetto può bastare per la cancellazione della colpa e della pena
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