Supplemento alla III parte |
Pare che la confessione non possa essere informe.
1. Nella Scrittura [ Sir 17,26 Vg ] si legge: « Nel morto, che è come inesistente, la confessione perisce ».
Ora, chi non ha la carità è morto, essendo essa la vita dell'anima.
Quindi senza la carità non è possibile la confessione.
2. La confessione rientra con la contrizione e la soddisfazione tra le parti della penitenza.
Ma la contrizione e la soddisfazione non possono mai realizzarsi senza la carità.
Quindi neppure la confessione.
3. Nella confessione la bocca deve concordare con il cuore, come è richiesto dallo stesso termine confessione.
Ora, chi è ancora legato con l'affetto alla colpa non ha il cuore conforme alla bocca: poiché trattiene nel cuore il peccato che condanna con la bocca.
Perciò costui non fa una confessione.
Tutti sono tenuti a confessare i peccati mortali.
Ma se uno si confessa in istato di peccato mortale non è tenuto a riconfessare i medesimi peccati: poiché altrimenti, non avendo nessuno la certezza di possedere la carità, nessuno potrebbe sapere di essersi confessato.
Quindi non è necessario che la confessione sia informata dalla carità.
La confessione è insieme un atto di virtù e una parte del sacramento della penitenza.
Ora quale atto di virtù essa è propriamente un atto meritorio.
E allora la confessione non ha valore senza la carità, che è il principio del merito.
- In quanto invece è una parte del sacramento essa sottopone il penitente al confessore, al quale sono affidate le chiavi della Chiesa e che attraverso la confessione viene a conoscere la coscienza del penitente stesso.
E sotto questo aspetto la confessione può essere fatta anche da chi non è contrito: poiché questi può manifestare [ anche in tale stato] i suoi peccati al confessore, sottomettendosi alle chiavi della Chiesa.
E sebbene egli non riceva in quel momento il frutto dell'assoluzione, tuttavia comincerà a riceverlo quando cesseranno le cattive disposizioni, come accade anche negli altri sacramenti.
Perciò chi si è confessato senza pentimento non è tenuto a ripetere la confessione: è però tenuto in seguito a confessare la sua cattiva disposizione.
1. Quel testo va riferito al frutto della confessione, che nessuno può percepire senza la carità.
2. La contrizione e la soddisfazione sono rivolte a Dio, mentre la confessione è indirizzata a un uomo.
Quindi la natura stessa della contrizione e della soddisfazione esige che il penitente sia unito a Dio con la carità, mentre non è così per la confessione.
3. Chi manifesta i propri peccati dice la verità.
E così il cuore concorda con il contenuto della confessione, sebbene non concordi con il suo fine.
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