Supplemento alla III parte

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Articolo 5 - Se le opere suddette valgano a mitigare le pene dell'inferno

Pare che le opere suddette non valgano a mitigare le pene dell'inferno.

Infatti:

1. La gravità della pena nell'inferno sarà pari alla gravità della colpa.

Ma le opere compiute senza la carità non diminuiscono la gravità del peccato.

Quindi neppure possono diminuire le pene dell'inferno.

2. Le pene dell'inferno, pur essendo infinite per la durata, sono però finite in intensità.

Ora, qualsiasi cosa finita viene consumata con un numero finito di sottrazioni.

Se quindi le opere compiute senza la carità sottraessero parte della pena dovuta ai peccati, potrebbe capitare che tali opere si moltiplicassero al punto di eliminare del tutto la pena dell'inferno.

Il che è falso.

3. I suffragi della Chiesa sono più efficaci delle opere compiute senza la carità.

Ora, come afferma S. Agostino [ Enchir. 110 ], ai dannati dell'inferno i suffragi della Chiesa non giovano.

Molto meno quindi le loro pene possono essere mitigate dalle opere compiute senza la carità.

In contrario:

1. S. Agostino [ Enchir. 110 ] afferma che tali suffragi « giovano a ottenere o la piena remissione, oppure una maggiore tollerabilità della condanna ».

2. Fare il bene è più che evitare il male.

Ora, l'astensione dal male giova sempre a evitare la pena, anche in colui che è privo della carità.

Molto più quindi può giovare il compimento del bene.

Dimostrazione:

La diminuzione della pena dell'inferno può essere concepita in due modi.

Primo, nel senso che uno viene liberato dalla pena che ha già meritato.

E in questo senso, dato che nessuno viene liberato dalla pena se non è assolto dalla colpa, non potendo gli effetti diminuire o cessare se non con la diminuzione o la cessazione della loro causa, le pene dell'inferno non possono essere mitigate dalle opere compiute senza la carità, essendo queste incapaci di togliere o diminuire la colpa.

Secondo, in modo da impedire che la pena venga meritata.

E in questo senso tali opere possono diminuire le pene dell'inferno.

Primo, perché chi le compie evita dei peccati di omissione.

- Secondo, perché tali opere in qualche modo dispongono al bene: sia portando a peccare con meno disprezzo, sia ritraendo da molti altri peccati.

In ogni modo queste opere meritano la diminuzione o la dilazione dei castighi temporali, secondo quanto si legge di Acab [ 1 Re 21,27ss ], come anche il conseguimento di qualche bene temporale.

Alcuni tuttavia affermano che esse diminuirebbero le pene dell'inferno non riducendole in se stesse, ma fortificando chi le subisce in modo che le possa meglio sopportare.

- Ora, ciò è impossibile.

Tale rafforzamento infatti si riduce a una diminuzione della passibilità.

Ma la passibilità è proporzionata alla colpa.

Se quindi non diminuisce la colpa, il paziente non può essere fortificato.

Altri ancora dicono che la pena verrebbe diminuita rispetto al verme della coscienza, ma non rispetto al fuoco.

- Ma anche questa distinzione è inconsistente.

Poiché tanto la pena del fuoco quanto la pena del rimorso sono adeguate alla colpa.

Quindi per l'una e per l'altra vale la stessa ragione.

Sono così risolte anche le obiezioni.

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