Supplemento alla III parte |
Pare che uno possa scomunicare se stesso, un suo pari, o un superiore.
1. L'angelo di Dio era superiore a S. Paolo, poiché secondo il Vangelo [ Mt 11,11 ] « il più piccolo nel regno dei cieli è superiore a colui che fu il più grande fra i nati di donna ».
Ma S. Paolo [ Gal 1,8 ] scomunicò « un angelo del cielo ».
Quindi l'uomo può scomunicare un suo superiore.
2. Talvolta un sacerdote può scomunicare in generale, o per il furto, o per altre cose consimili.
Ma può capitare che commetta questo peccato egli stesso, oppure un superiore o un uguale.
Quindi uno può scomunicare se stesso, un superiore o un uguale.
3. Uno può assolvere un superiore o un uguale nel foro sacramentale: come quando un vescovo si confessa da un suo suddito, oppure quando un sacerdote confessa a un altro sacerdote i propri peccati veniali.
Quindi sembra che possa anche scomunicare un superiore o un uguale.
La scomunica è un atto di giurisdizione.
Ma nessuno ha giurisdizione su se stesso, poiché non può essere giudice e reo allo stesso tempo.
E neppure può avere giurisdizione sui superiori o sugli uguali.
Quindi nessuno può scomunicare un superiore, un uguale, o se stesso.
Poiché con la giurisdizione uno viene posto in un grado superiore rispetto ai suoi soggetti, diventa cioè loro giudice, ne viene che nessuno ha giurisdizione su se stesso, su un superiore, o su un uguale.
Per conseguenza nessuno può scomunicare se stesso, né i superiori, né gli uguali.
1. L'Apostolo pone un'ipotesi, cioè « supposto che un angelo potesse peccare »: e in questo caso l'angelo non sarebbe superiore, ma inferiore all'Apostolo.
Ora, nulla impedisce che da una condizione impossibile derivino conseguenze impossibili.
2. Nel caso indicato nessuno di costoro è scomunicato: poiché nessuno può comandare agli uguali.
3. Assolvere e legare nel foro sacramentale è solo in rapporto a Dio, rispetto al quale un superiore è reso inferiore a un altro per il peccato.
La scomunica invece ha valore in foro esterno, rispetto al quale uno non perde la superiorità per il peccato.
Quindi i due casi non coincidono.
Tuttavia in confessione uno non può assolvere se stesso; e neppure può assolvere un superiore, o un uguale, se non per delega.
Può invece assolvere dai peccati veniali: poiché questi possono essere rimessi da qualsiasi sacramento che conferisca la grazia, e quindi la remissione dei peccati veniali deriva dalla potestà di ordine.
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