Supplemento alla III parte |
Pare che le cerimonie delle esequie giovino ai defunti.
1. Il Damasceno [ De his qui in fide dorm. 19 ] riporta il seguente testo di S. Atanasio: « Anche se l'anima di chi è piamente morto è volata al cielo, non tralasciare mentre preghi Dio di bruciare l'olio e la cera sul suo sepolcro.
Sono cose che piacciono al Signore e che saranno ampiamente retribuite ».
Ora, tali cose rientrano nelle cerimonie delle esequie.
Quindi le esequie giovano ai defunti.
2. Scrive S. Agostino [ De civ. Dei 1,13 ]: « I funerali dei giusti dell'antico Testamento furono compiuti con rispettosa pietà, e così furono celebrate le esequie, e fu provveduto ai sepolcri; e loro stessi, mentre erano in vita, incaricarono i figli di seppellirli o di fare la traslazione dei loro corpi ».
Ma costoro non avrebbero fatto tutte queste cose se la sepoltura e gli altri riti funebri non giovassero in qualche modo ai morti.
Quindi tali riti sono vantaggiosi per i defunti.
3. Non c'è elemosina o opera di misericordia che non giovi a chi ne è l'oggetto.
Ora, seppellire i morti è un'opera di misericordia.
Infatti S. Agostino [ De civ. Dei 1,13 ] scrive che « Tobia, secondo la testimonianza dell'Arcangelo S. Raffaele, meritò il favore divino dando sepoltura ai morti ».
Quindi le cerimonie della sepoltura giovano ai defunti.
4. Non si può ammettere che la devozione dei fedeli venga frustrata.
Ma ci sono dei fedeli che per devozione si fanno seppellire in determinati luoghi sacri.
Perciò i riti della sepoltura giovano ai defunti.
5. Il Signore è più disposto alla misericordia che alla condanna.
Ora, è certo che ad alcuni porta pregiudizio la sepoltura in luogo sacro, secondo quanto afferma S. Gregorio [ Dial. 4,50 ]: « Se il corpo di chi è oberato da gravi colpe è deposto in chiesa, ciò non giova alla sua liberazione, ma piuttosto ne aumenta la condanna ».
Quindi è anche più certo che le circostanze e i riti della sepoltura danno giovamento ai buoni.
1. S. Agostino [ De cura pro mortuis 18 ] dichiara: « Tutto quanto si fa per il corpo dei defunti non vale per la vita eterna, ma è solo un dovere di umanità ».
2. S. Gregorio [ Decr. di Graz. 2,13,2,22 ] scrive: « La celebrazione dei funerali, la costruzione del sepolcro, la pompa delle esequie, sono da considerarsi più un sollievo per i vivi che un aiuto per i defunti ».
3. Dice il Signore nel Vangelo [ Mt 10,28 ]: « Non temete coloro che uccidono il corpo, e dopo non possono fare altro ».
Ma dopo la morte si può interdire la sepoltura del corpo dei santi, come accadde ad alcuni martiri di Lione, secondo quanto leggiamo nella storia [ Euseb., Eccl. hist. 5,1 ].
Perciò non nuoce ai defunti il fatto che il loro corpo resti insepolto.
Quindi neppure giova la sua sepoltura.
La pratica della sepoltura fu introdotta per i vivi e per i morti.
Per i vivi, affinché i loro occhi non inorridissero alla vista dei cadaveri ed essi non ne fossero materialmente contaminati.
E ciò quanto al corpo.
Ma ai vivi essa giova anche spiritualmente, poiché esprime la fede nella risurrezione.
- Tale pratica giova poi ai morti perché chi guarda i sepolcri ricorda i defunti e prega per loro.
Infatti lo stesso termine monumento etimologicamente deriva da memoria: poiché esso, come dice S. Agostino [ De cura pro mortuis 4 ], « ammonisce la mente ».
I pagani però sbagliavano nel credere che la sepoltura fosse necessaria al riposo del morto, e che le anime non potessero avere pace finché il corpo rimaneva insepolto: cosa questa ridicola e assurda.
Che poi la sepoltura in luogo sacro giovi al defunto non dipende dall'opera operata, ma piuttosto dall'opera operante: poiché si deve credere che il morto stesso, o un altro, nello scegliere la sepoltura del corpo in un luogo sacro affidi l'anima alla protezione e alle preghiere di qualche santo; e anche al patrocinio di quanti sono addetti a quella data chiesa, in quanto pregano spesso per i morti tumulati presso di loro.
Quanto invece serve al decoro della sepoltura, di per sé giova ai sopravvissuti, in quanto costituisce « un conforto per i vivi »; ma indirettamente può giovare anche ai morti, in quanto tali cose eccitano gli animi alla compassione, e quindi alla preghiera; oppure perché dalle spese della sepoltura traggono vantaggio i poveri, e il decoro della chiesa.
Sotto questo aspetto infatti i funerali sono una specie di elemosina.
1. L'olio e le candele deposte sulla tomba dei morti giovano ai defunti indirettamente: o poiché vengono offerti alla chiesa o ai poveri, oppure perché l'offerta viene fatta a onore di Dio.
Per cui dopo le parole riportate si aggiunge: « L'olio e la cera [ sono ] un olocausto ».
2. I santi Patriarchi ebbero cura della tumulazione del proprio corpo per dimostrare, come nota S. Agostino [ De cura pro mortuis agenda, c. 3 ], che « i corpi sono protetti dalla provvidenza divina; non che essi sentano qualcosa, ma per esprimere la fede nella risurrezione ».
Per cui essi vollero essere sepolti nella terra promessa, dove sapevano che doveva nascere e morire Cristo, la cui risurrezione è causa della nostra.
3. Facendo il corpo parte della natura umana, l'uomo vi è naturalmente affezionato, secondo l'espressione di S. Paolo [ Ef 5,29 ]: « Nessuno ha mai preso in odio la propria carne ».
Per cui secondo questa naturale affezione ogni vivente si preoccupa di sapere che cosa avverrà del proprio corpo anche dopo la morte; e gli dispiacerebbe se presentisse che il suo corpo sarà in qualche modo bistrattato.
Perciò i suoi cari, che in qualche modo partecipano di questo affetto per il suo corpo, si preoccupano di curare il cadavere con rispettosa devozione.
Da cui le parole di S. Agostino [ De civ. dei, 1, c. 13 ]: « Se la veste e l'anello del padre, o cose del genere, sono tanto più preziose per i posteri quanto maggiore è l'amore verso i genitori, in nessun modo si possono disprezzare i loro corpi, che sono a noi più intimamente congiunti di qualsiasi veste ».
Perciò chi pensa a seppellire il corpo per assecondare il desiderio di chi ormai non può attuarlo, compie una specie di elemosina.
4. La devozione dei fedeli che preferisce i luoghi sacri per la sepoltura dei propri cari non viene frustrata in ciò poiché, come dice S. Agostino [ De cura pro mortuis agenda, c. 4 ], affida il defunto all'intercessione dei santi, come si è detto [ nel corpo ].
5. La sepoltura ecclesiastica non nuoce all'empio, che ne è indegno, se non in quanto costui se l'è procurata per vanagloria.
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