Supplemento alla III parte |
Pare che la risurrezione sia un fatto naturale.
1. Come dice il Damasceno [ De fide orth. 3,14 ], « ciò che si nota comunemente in tutti caratterizza la natura dei singoli individui ».
Ma la risurrezione si riscontra in tutti.
Essa quindi è un fatto naturale.
2. Dice S. Gregorio [ Mor. 14,55 ]: « Quelli che non ammettono per fede la risurrezione, devono accettarla per motivi di ragione.
Infatti l'universo non imita forse tutti i giorni la nostra risurrezione nei suoi elementi? ».
E adduce l'esempio della luce che si estingue fino a morire davanti ai nostri occhi, e poi quasi risorgendo torna a brillare di nuovo; quello degli alberi che perdono le foglie e poi, come per una specie di risurrezione, se ne rivestono di nuovo; quello addotto anche dall'Apostolo [ 1 Cor 15,36ss ], dei semi, i quali marciscono e muoiono e poi in qualche modo risorgono germinando.
Ora, tutto ciò che può essere compreso per via di ragione nelle opere della natura, è naturale.
Quindi anche la risurrezione è un fatto naturale.
3. Tutto ciò che è estraneo alla natura non può durare a lungo, essendo in un certo senso qualcosa di violento.
Invece la vita che si instaura con la risurrezione durerà in eterno.
Quindi la risurrezione è un fatto naturale.
4. Ciò a cui tutta la natura tende con ansiosa aspettativa è naturale.
Ora, secondo S. Paolo [ Rm 8,19ss ], è in questo modo che la natura tende alla risurrezione e alla glorificazione dei santi.
Perciò la risurrezione è un fatto naturale.
5. La risurrezione è un moto che tende alla riunione dell'anima col corpo.
Ora, è naturale quel moto che ha per termine uno stato naturale di quiete, come dimostra Aristotele [ Phys. 5,6 ], e d'altra parte l'unione perpetua dell'anima col corpo sarà naturale, poiché l'anima in quanto motore proprio del corpo ha un corpo ad essa proporzionato, ed è capace di vivificarlo per sempre e naturalmente con la sua stessa vita.
Quindi la risurrezione sarà un fatto naturale.
1. « Non si dà ritorno naturale dalla privazione al possesso ».
Ma la morte è la privazione della vita.
Perciò la risurrezione, che è il ritorno dalla morte alla vita, non sarà un fatto naturale.
2. Tutti gli esseri che appartengono a una sola specie hanno anche una comune origine: per cui gli animali prodotti dalla putrefazione non appartengono alla stessa specie di quelli nati dal seme, come nota Averroè [ Phys. 8,46 ].
Ora, il moto naturale con cui l'uomo nasce è la generazione da individui della medesima specie.
Ma non sarà questo il processo della risurrezione.
Quindi la risurrezione non è naturale.
Ci sono tre maniere per cui un moto od operazione può riferirsi alla natura.
Ci sono infatti dei moti od operazioni in cui la natura non è né principio né termine.
E questi moti possono avere talora un principio soprannaturale, come nel caso della glorificazione del corpo, talora invece un altro principio qualsiasi, come nel caso del moto violento del sasso scagliato in alto, che ha poi una quiete finale anch'essa violenta.
- Ci sono invece dei moti di cui la natura è insieme principio e termine: come quello del sasso che cade verso il basso.
- Ci sono poi altri moti il cui termine è di ordine naturale, senza però che sia naturale il principio.
E questo talora è superiore alla natura, come nella guarigione miracolosa di un cieco: infatti in tal caso la causa dell'illuminazione è soprannaturale, ma la vista è qualcosa di naturale.
Talora invece il principio può essere qualche altro fattore, come si verifica nell'accelerazione artificiale dei fiori o dei frutti.
- Mai però si dà il caso che la natura sia solo principio e non termine di un'azione, poiché le cause naturali sono limitate a produrre determinati effetti, oltre i quali non possono agire.
La prima specie di moto od operazione dunque in nessuna maniera può dirsi naturale, ma è miracolosa se dipende da una causa soprannaturale, oppure è violenta se dipende da altre cause.
- L'azione, o moto, della seconda specie è invece sempre naturale in senso assoluto.
- Le operazioni infine della terza specie non possono dirsi naturali in senso assoluto, bensì solo in un certo senso, in quanto cioè portano a risultati che sono secondo natura, ma l'operazione stessa è o miracolosa, o artificiale, o violenta.
Infatti propriamente parlando è naturale ciò che è secondo natura, e d'altra parte è secondo natura ciò che possiede una data natura e ciò che ne consegue, come insegna Aristotele [ Phys. 2,1 ].
Perciò assolutamente parlando non si possono dire naturali quelle operazioni che non hanno il loro principio nella natura.
Ora, il principio o causa della risurrezione non può essere la natura, pur terminando essa alla restaurazione della vita naturale.
La natura infatti è « il principio del moto nell'essere in cui si trova » [ ib. ]: principio attivo, come nel moto dei corpi gravi o leggeri, oppure nelle alterazioni naturali degli animali, o principio passivo, come nella generazione dei corpi semplici.
Ora, il principio passivo della generazione naturale è una potenza passiva naturale, che ha sempre una potenza attiva corrispondente naturalmente proporzionata, come è detto nella Metafisica [ 9,1 ].
E da questo punto di vista non importa se il principio attivo ha per oggetto l'ultima perfezione, cioè la forma, o soltanto una necessaria predisposizione, come avviene nella generazione dell'uomo secondo la dottrina cattolica, e in tutte le generazioni secondo Platone [ Phaedon. 49; Tim. 18 ] e Avicenna [ Met. 9,5 ].
Ora, in natura non esiste alcun principio attivo della risurrezione: né rispetto all'unione dell'anima con il corpo, né rispetto alla disposizione necessaria per tale unione, poiché tale disposizione non può prodursi in natura che in una maniera determinata, cioè per via di generazione mediante il seme.
Quindi, anche se si pone una certa potenza passiva da parte del corpo, o anche una certa sua inclinazione a unirsi all'anima, ciò non basta perché si possa parlare di moto od operazione naturale.
Perciò la risurrezione è miracolosa in senso assoluto e naturale sotto un certo aspetto, come risulta chiaro da quanto si è detto.
1. Il Damasceno si riferisce a ciò che si riscontra in ogni individuo in forza dei princìpi naturali creati.
Se infatti per intervento divino tutti gli uomini diventassero bianchi o si radunassero in un sol luogo, come avvenne al tempo del diluvio [ Gen 7,23 ], non per questo la bianchezza o l'essere in tale luogo diverrebbero proprietà naturali dell'uomo.
2. La ragione non può dimostrare in modo rigoroso ciò che non è naturale partendo dalle realtà naturali.
Tuttavia la conoscenza di alcune realtà soprannaturali può avvenire persuasivamente: poiché le realtà naturali rappresentano in qualche modo quelle soprannaturali; come l'unione dell'anima col corpo rappresenta l'unione gloriosa dell'anima con Dio, secondo il Maestro delle Sentenze [ 2,1,6 ].
E così pure gli esempi addotti dall'Apostolo e da S. Gregorio aiutano a illustrare per analogia la fede nella risurrezione.
3. L'argomento si fonda su operazioni aventi per termine cose che non sono conformi, bensì contrarie alla natura.
Ma non è questo il caso della risurrezione.
Perciò l'argomento non è a proposito.
4. Tutta l'opera della natura soggiace all'operazione divina come l'operazione di un'arte inferiore a quella di un'arte superiore.
Come quindi l'operazione di un'arte inferiore tende al raggiungimento di un fine che non si ottiene senza l'opera dell'arte superiore, la quale dà la forma o si serve dell'opera compiuta, così non si può raggiungere l'ultimo fine, verso il quale aspira tutta la natura, mediante la sola opera della natura.
Quindi il conseguimento di tale fine non è naturale.
5. Sebbene non esista un moto naturale che termini a uno stato di quiete violenta, tuttavia ci può essere un moto non naturale che termina a una quiete naturale, come si è notato sopra [ nel corpo ].
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