Supplemento alla III parte |
Sembra che la risurrezione di Cristo non sia la causa della nostra risurrezione.
1. « Posta la causa si pone anche l'effetto ».
Ma con la risurrezione di Cristo non si è avuta subito la risurrezione degli altri morti.
Quindi la sua risurrezione non è la causa della nostra.
2. Un effetto esige la preesistenza della sua causa.
Ma la risurrezione dei morti sarebbe avvenuta anche se Cristo non fosse risorto, poiché Dio aveva a disposizione altri modi per redimere l'uomo.
Quindi la risurrezione di Cristo non è la causa della nostra risurrezione.
3. In ciascuna specie la causa che produce un individuo è identica per la specie intera.
Ora, la risurrezione è comune a tutti gli uomini.
Non essendo quindi la risurrezione di Cristo causa di se stessa, non lo sarà neppure delle altre resurrezioni.
4. Nell'effetto rimane una certa somiglianza con la causa.
Ma almeno nella risurrezione di alcuni, cioè dei reprobi, manca una qualsiasi somiglianza con la risurrezione di Cristo.
Quindi quest'ultima non potrà essere la causa della loro risurrezione.
1. Come insegna Aristotele [ Met. 2,1 ], « ciò che è primo in un dato genere è causa di quanto rientra in esso ».
Ora Cristo, a motivo della sua risurrezione corporale, è chiamato « primizia di coloro che sono morti », e « primogenito dei morti » [ 1 Cor 15,20; Ap 1,5 ].
Quindi la sua risurrezione è causa della risurrezione degli altri.
2. La risurrezione di Cristo ha più affinità con la nostra risurrezione corporale che con quella spirituale che avviene mediante la giustificazione.
Eppure la risurrezione di Cristo è causa della nostra giustificazione, secondo le parole di S. Paolo [ Rm 4,25 ]: « Egli è stato risuscitato per la nostra giustificazione ».
Perciò essa è causa della nostra risurrezione corporale.
Cristo per la sua natura umana è « mediatore fra Dio e gli uomini » [ 1 Tm 2,5 ]: perciò i doni divini giungono agli uomini attraverso l'umanità di Cristo.
Ora, come gli uomini non possono essere liberati dalla morte spirituale se non per il dono della grazia concessa da Dio, così nemmeno saranno liberati dalla morte corporale se non per mezzo della risurrezione operata dalla virtù divina.
Come dunque Cristo ebbe da Dio le primizie della grazia, e la sua grazia è la causa della nostra, poiché « dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto, grazia su grazia » [ Gv 1,16 ], così con Cristo si ebbe l'inizio della risurrezione, e la sua risurrezione è la causa della nostra resurrezione: cosicché Cristo in quanto Dio è la causa prima e analogica della nostra risurrezione, e in quanto Dio e uomo risuscitato ne è la causa prossima e quasi univoca.
Ora, la causa univoca produce nell'effetto una somiglianza con la propria forma: per cui non è soltanto sua causa efficiente, ma anche esemplare.
Il che però può avvenire in due modi.
Talora infatti la forma stessa secondo la quale si ha la somiglianza tra l'agente e l'effetto è la causa diretta dell'azione produttiva dell'effetto: come il calore nel fuoco che riscalda.
Talora invece il principio primo e immediato che causa nell'effetto la somiglianza non è la forma stessa, ma lo sono i princìpi di tale forma: come nel caso in cui un uomo bianco genera un altro uomo bianco, la bianchezza del generante non è il principio attivo della generazione, e tuttavia viene detta causa della bianchezza che si riproduce nel generato, poiché i princìpi della bianchezza esistenti nel generante sono i princìpi generativi da cui deriva la bianchezza nel generato.
Ora, è in questo modo che la risurrezione di Cristo è causa della nostra risurrezione: infatti ciò che ha prodotto la risurrezione di Cristo, che è la causa efficiente univoca della nostra risurrezione, produce anche la nostra risurrezione; e questa è la virtù della divinità di Cristo medesimo, divinità che è comune a lui e al Padre.
Da cui le parole di S. Paolo [ Rm 8,11 ]: « Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali ».
Ma la risurrezione stessa di Cristo, in virtù della divinità aggiunta, è causa quasi strumentale della nostra risurrezione.
Infatti le operazioni divine venivano compiute attraverso la carne di Cristo come attraverso uno strumento, come spiega il Damasceno [ De fide orth. 3,15 ] portando l'esempio del contatto corporale con cui Cristo mondò il lebbroso [ Mt 8,3 ].
1. Una causa sufficiente produce subito l'effetto al quale è ordinata immediatamente, non già quello al quale è ordinata mediante altri princìpi, per quanto sia sufficiente.
Il calore ad es., per quanto sia intenso, non causa istantaneamente il calore, ma subito predispone al calore che verrà prodotto: poiché il calore si propaga mediante il moto.
Ora, si dice che la risurrezione di Cristo è causa della nostra risurrezione non nel senso che produca la nostra risurrezione per se stessa, ma mediante il suo principio, che è la potenza divina, la quale effettuerà la nostra risurrezione a somiglianza di quella di Cristo.
D'altra parte la potenza di Dio agisce sempre mediante la volontà, che è quanto mai prossima all'effetto.
Quindi non era necessario che la nostra risurrezione seguisse immediatamente quella di Cristo, ma essa la seguirà nel tempo stabilito dalla volontà divina.
2. La virtù di Dio non è così legata a determinate cause seconde da non poter produrre i suoi effetti immediatamente, o per mezzo di altre cause.
Come potrebbe causare la generazione dei corpi inferiori anche se non esistesse il moto dei corpi celesti: e tuttavia, secondo l'ordine delle cose da essa prestabilito, la generazione dei corpi inferiori non ha luogo senza il moto degli astri.
Allo stesso modo dunque, stando all'ordine che la divina provvidenza ha prestabilito nelle cose umane, la risurrezione di Cristo è la causa della nostra risurrezione.
Dio però avrebbe potuto preordinare le cose diversamente.
E in tal caso la causa della nostra risurrezione sarebbe stata quella che Dio avrebbe determinato.
3. L'argomento vale quando tutti gli individui di una data specie hanno l'identico ordine rispetto alla causa prima dell'effetto che deve interessare tutta la specie.
Ma ciò non avviene nel nostro caso.
Poiché l'umanità di Cristo è più vicina alla divinità, la cui virtù è la causa prima della risurrezione, di quanto lo sia l'umanità degli altri.
Perciò la risurrezione di Cristo è causata dalla divinità immediatamente, mentre quella degli altri è causata mediante Cristo risorto.
4. La risurrezione di tutti gli uomini assomiglierà a quella di Cristo in qualche modo, cioè rispetto alla vita naturale, nella quale tutti furono conformi a Cristo.
Tutti perciò risorgeranno a una vita immortale.
Ma nei santi che furono a lui conformi anche per la grazia, ci sarà conformità con Cristo anche nella gloria.
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