Supplemento alla III parte |
Pare che l'aureola non sia dovuta ai dottori.
1. Qualsiasi premio futuro corrisponde a qualche atto di virtù.
Ma predicare o insegnare è un atto che non appartiene ad alcuna virtù.
Quindi all'insegnamento e alla predicazione non è dovuta l'aureola.
2. L'insegnare e il predicare derivano dallo studio e dall'arricchimento dottrinale.
Ma le cose che saranno premiate nella vita futura non sono quelle acquistate con l'industria umana, poiché noi non meritiamo con le virtù naturali o acquisite.
Perciò nessuno merita l'aureola per la vita futura con l'insegnamento e la predicazione.
3. L'esaltazione futura corrisponde all'umiliazione nella vita presente, poiché « chi si umilia sarà esaltato » [ Mt 23,12; Lc 14,11 ].
Ora, nell'insegnare e nel predicare non si trova un'umiliazione, ma piuttosto un'occasione per insuperbirsi: per cui la Glossa [ ord. su Mt 4,5 ] scrive che « il demonio ingannò molti che si erano inorgogliti per l'onore del magistero ».
Sembra quindi che alla predicazione e all'insegnamento non sia dovuta l'aureola.
1. Spiegando le parole di S. Paolo [ Ef 1,18s ]: « Per farvi comprendere qual è la straordinaria grandezza », ecc., la Glossa afferma: « I santi dottori avranno un aumento di gloria, oltre a quello che è comune a tutti ».
2. Spiegando quel testo del Cantico [ Ct 8,12 ]: « La mia vigna mi sta davanti », la Glossa [ ord. sul v. 11 ] dichiara: « Egli mostra quale premio singolare prepari ai suoi dottori ».
Quindi i dottori avranno un premio speciale.
Ed è appunto questo che noi chiamiamo aureola.
Come si ottiene la più perfetta vittoria sulla carne e sul mondo mediante il martirio e la verginità, così si ottiene la più perfetta vittoria contro il demonio quando uno non solo non cede ai suoi assalti, ma addirittura lo scaccia, e non solo da sé, bensì anche da altri.
E ciò avviene mediante la predicazione e l'insegnamento.
Perciò alla predicazione e all'insegnamento è dovuta l'aureola, come anche alla verginità e al martirio.
Né si può dire, come alcuni affermano, che essa è dovuta solo ai prelati ai quali compete per ufficio di predicare e di insegnare: essa è dovuta infatti a chiunque eserciti con la debita licenza queste funzioni.
Anzi ai prelati, anche se hanno l'ufficio di predicare, tale aureola non è dovuta se di fatto non predicano; poiché la corona non è dovuta all'abito, ma al combattimento attuale, secondo le parole di S. Paolo [ 2 Tm 2,5 ]: « Non riceve la corona se non chi avrà combattuto secondo le regole ».
1. Predicare e insegnare sono atti di una virtù, cioè della misericordia.
Per cui tali atti vengono elencati anche fra le elemosine spirituali.
2. Sebbene la capacità di predicare e di insegnare talora provenga dallo studio, tuttavia l'esercizio dell'insegnamento proviene dalla volontà, che è animata dalla carità infusa da Dio.
E così il suo atto può essere meritorio.
3. L'esaltazione nella vita presente non diminuisce il premio di quella futura se non in colui che cerca in tale esaltazione « la propria gloria » [ Gv 7,18 ].
Chi invece volge tale esaltazione al bene degli altri, ne riceve la ricompensa.
Però quando si dice che all'insegnamento è dovuta un'aureola ci si riferisce a quell'insegnamento che riguarda il mistero della salvezza, e che sconfigge il demonio nel cuore degli uomini con quelle armi spirituali di cui parla S. Paolo [ 2 Cor 10,4 ]: « Le armi della nostra battaglia non sono carnali, ma spirituali ».
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