Supplemento alla III parte |
Pare che non ogni volere dei dannati sia cattivo.
1. Dionigi [ De Div. nom. 4,23 ] scrive che « i demoni bramano il bene e l'ottimo, cioè l'essere, il vivere e l'intendere ».
Ora, non essendo i dannati in condizioni peggiori dei demoni, è chiaro che essi possono avere degli atti di volontà buoni.
2. « Il male », come afferma Dionigi [ ib., c. 32 ], « è del tutto involontario ».
Se quindi i dannati vogliono qualcosa, la vogliono in quanto buona.
Ora, la volontà che per sé è ordinata al bene è buona.
Quindi i dannati possono avere una volontà buona.
3. Ci saranno dei dannati che da questo mondo porteranno con sé degli abiti di virtù: come certi pagani che in questo mondo ebbero le virtù politiche.
Ma dagli abiti virtuosi promanano degli atti volontari lodevoli.
Quindi in alcuni dannati ci potrà essere un volere lodevole.
1. Una volontà ostinata non può piegarsi che al male.
Ma i dannati saranno ostinati come i demoni.
Quindi il loro volere non potrà mai essere buono.
2. La volontà dei dannati starà al male come quella dei beati al bene.
Ora, i beati non avranno mai un volere cattivo.
Quindi i dannati non ne avranno mai uno buono.
Nei dannati si possono considerare due voleri: il volere deliberato e il volere naturale.
Il volere naturale non dipende da essi, ma dall'Autore della natura, il quale ha posto in essa quell'inclinazione che viene detta appunto volere naturale.
Siccome quindi nei dannati la natura rimane, da questo lato essi potranno avere dei voleri naturali buoni.
Ma il volere deliberativo deriva da essi stessi, in quanto è in loro potere di inclinarsi con l'affetto verso questa o quell'altra cosa.
E tale volere in essi è solo cattivo: infatti essi sono del tutto stornati dall'ultimo fine del retto volere; e d'altra parte non ci può essere un atto buono della volontà se non in ordine a tale fine.
Per cui anche se vogliono un bene, tuttavia non lo vogliono bene, cosicché anche in tal caso il loro volere non potrà dirsi buono.
1. Le parole di Dionigi si riferiscono al volere naturale, che è un'inclinazione della natura verso qualche bene.
Tuttavia questa inclinazione naturale è viziata dalla malizia dei dannati: inquantoché il bene che essi desiderano naturalmente, lo bramano per degli scopi cattivi.
2. Il male muove la volontà non in quanto è male, ma in quanto è ritenuto un bene.
E tuttavia deriva dalla loro malizia che ciò che è un male venga da essi ritenuto un bene.
E così il loro volere è malvagio.
3. Gli abiti delle virtù politiche non rimangono nelle anime separate, poiché tali virtù valgono soltanto nella vita civile, che cesserà dopo la vita presente.
E se anche restassero non passerebbero mai all'atto, in quanto impedite dall'ostinazione dell'anima.
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