Giovanni Cesone |
Fa quasi impressione e un po' di tenerezza osservare la foto commemorativa del primo ritiro spirituale del 1914.
Quei cravattini stretti stretti, quei curiosi cappelli da film muto, quegli stendardi pieni di svolazzi e frange, ci portano alla preistoria dell'Unione, eppure fanno parte della vita vissuta di uomini che fino agli anni sessanta del secolo scorso parteciparono attivamente alla crescita morale e materiale dell'Istituto.
Tra quel mitico 1914 ed il fatidico 1950, anno d'inaugurazione della nuova Casa di Carità, erano trascorsi ben 36 anni, e dal punto di vista storico si erano verificati gli avvenimenti più qualificanti di tutto il XX secolo.
La fine della belle epoque, la Grande Guerra, l'avvento dei regimi totalitari, il secondo conflitto mondiale e l'inizio della guerra fredda ( conclusasi solo nel 1989 ).
È successo di tutto: ciò nonostante lo sviluppo dell'Unione ha proseguito nel suo lento ma inesorabile cammino annunciato da Fra Leopoldo.
Ebbene ciò è stato possibile grazie alla coriacea caparbietà di uomini modesti, umili, perfino ingenui in certe loro pretese, ma sempre profondamente convinti di contribuire alla crescita di una "cosa sacra".
L'affinità di temperamento che legava Fra Leopoldo a Giovanni Cesone derivava certamente da quella "fanciullesca umiltà" che rendeva i loro modi gradevolmente simpatici e accattivanti.
Oltre a questa innegabile qualità, c'era anche un altro fattore che li accomunava: la naturale bontà dei sentimenti, mai offuscata da ipocrisie e sottigliezze.
Questo patrimonio di "bene duraturo" - per usare un'espressione di Cesone - religiosamente custodito nei loro cuori attraverso la preghiera, è stato il combustibile sacro che ha permesso all'Unione di alimentare la "fiamma" dell'apostolato.
Ed è appunto l'apprensione per questa fiamma che spiega l'attivismo del "pupillo" di Fr. Teodoreto: la sua presenza costante tra zelatori e catechisti era diretta a riattizzare, ove ce ne fosse bisogno, il calore della fede.
Voleva essere sempre in mezzo all'Unione "viva", quella fatta di uomini e donne oranti, per tastare il polso della situazione, per saggiare la tempra dei nuovi arrivati.
Abbiamo detto che passava le giornate in cerca di nuovi e vecchi benefattori, ma abbiamo anche visto quanto fosse poco attratto dalle speculazioni finanziarie. Perché?
Semplice: queste, come la paglia buttata nel caminetto, potevano causare qualche improvvisa vampata, ma non rendevano tanto quanto i vecchi ceppi capaci di ardere per delle notti intere.
E di notti l'Unione ne attraversò parecchie ( si pensi al biennio 1920-21 od ai problemi sorti con la GLAC nei primi anni cinquanta ).
L'Economo con l'animo di fanciullo aspirava soprattutto a formare, attraverso la sua presenza militante e vigilante, degli ottimi Catechisti, capaci cioè di ardere per la causa del Crocifisso.
Questo atteggiamento non derivava da una visione "romantica" o irreale dell'apostolato cattolico, bensì da una corrispondenza totale e "senza riserve" alla chiamata del Signore: Cesone, giovanissima recluta al tempo della prima "leva" selezionata da Fr. Teodoreto, è letteralmente invecchiato sul campo della "buona battaglia" ( 2 Tm 4,7 ).
La sua fedeltà merita il rispetto e la riconoscenza dovuta agli autentici soldati di Cristo.
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