Giovanni Cordiale |
La sua attività di apostolato si svolse tra i giovani lavoratori, in qualità di insegnante di religione e di istruttore dal 1933 al 1964, prima nella sede di via Feletto, e successivamente nella nuova sede di corso Brin.
Fino al 1955 fu insegnante di religione e aggiustaggio nei corsi festivi e serali, seguendo mediamente 3 classi ogni anno arrivando fino a 6 classi nel '38-'39.
Dal 1948 al 1964 fu anche istruttore e insegnante tecnico pratico nei corsi diurni di riqualificazione per aggiustatori.
Come insegnante fu sempre estremamente corretto, disponibile e calmo, non perdeva la pazienza e non si arrabbiava mai.
Non aveva un atteggiamento distante di superiorità o cattedratico, ma quasi da fratello maggiore per i suoi allievi, che seguiva da vicino, sempre pronto a venire in aiuto, e a comprendere le necessità dei più bisognosi ( Sig. F. Fonti ).
Non si tirava indietro, in quanto a generosità, e coniugava l'insegnamento con un intento morale e religioso, in accordo con l'indirizzo della Casa di Carità.
Si notava il suo impegno e il suo forte senso di responsabilità nell'educare ( Sig. F. Fonti ).
Per un certo periodo di tempo, in laboratorio, vi furono contemporaneamente quattro corsi con un totale di 72 ragazzi circa.
Cordiale suonava il campanello e, ottenuto il silenzio, con voce pacata faceva dire una preghiera prima di iniziare le esercitazioni e al termine di esse. ( Sig. P.Fonti, Sig. Roggero ).
Il signor Vettor, allievo di Giovanni e poi insegnante, ricorda come fosse estremamente disponibile nei confronti dei suoi allievi, e di come non perdesse mai la pazienza.
Suo superiore e coordinatore per i corsi del primo anno era il catechista Claudio Brusa.
" Era istruttore, prendeva tutto con la massima serenità.
Con gli allievi sapeva far calare le tensioni, evitando di arrivare allo scontro.
Era generoso, e non si tirava mai indietro se qualcuno gli chiedeva aiuto."
"È stato mio collega - dice il Sig. Fragomeni - Lo ricordo come uomo mite, piissimo, utilizzava sistemi didattici suoi propri, personali, non sempre in accordo con quelli ufficiali, per far sì che i ragazzi imparassero a limare, e poi ce la facevano anche i meno preparati.
Si faceva un baffo delle regole: noi che utilizzavamo mezzi tecnici più ortodossi, avevamo magari la squadra meno preparata, mentre invece la sua era sempre pronta…
Perché probabilmente concedeva loro più fiducia, partendo magari anche da cose errate."
"Non è che Cordiale non insegnasse a lavorare bene - continua il Sig. Fragomeni - ma inizialmente lasciava fare al giovane.
Per esempio, nella limatura, è logico che la lima deve essere inclinata, per dare dei colpi incrociati.
Tenerla dritta, anche se è più semplice, è un grosso errore, contro ogni regola.
( Se la limatura avviene nello stesso senso, si creano delle asimmetrie nel materiale meccanico prodotto ).
Eppure Cordiale faceva iniziare il giovane proprio da lì.
Poi con la sicurezza e la fiducia, gli insegnava la tecnica esatta e il ragazzo apprendeva il modo giusto di limare. "
Il Sig. Roggero chiarisce meglio questo punto spiegando come Cordiale non seguisse il metodo ufficiale di insegnamento che stava introducendo il catechista Brusa, suo coordinatore, il metodo cosiddetto "simultaneo,"anche perché inizialmente le attrezzature per le esercitazioni erano insufficienti.
Il metodo simultaneo prevedeva che, nel ciclo di produzione di un pezzo meccanico, tutti i ragazzi della squadra eseguissero nel medesimo tempo le stesse operazioni, con le stesse attrezzature, e terminassero tutti entro un certo limite di tempo, per passare poi tutti insieme alla fase successiva del ciclo; nella squadra di Cordiale invece, non tutti svolgevano lo stesso lavoro, le stesse operazioni contemporaneamente: i più bravi proseguivano più agevolmente nella lavorazione, passando su altre macchine ( fresatrici, trapani ) mentre i meno abili magari erano più indietro ma seguiti da vicino.
"Cordiale si affiancava discretamente durante il lavoro dei suoi allievi, e quando vedeva qualcuno in difficoltà, interveniva a dare dei colpi di lima e aggiustava lui il pezzo." ( Sig. Roggero, catechista consacrato U.C. ed ex allievo )
"Con i ragazzi era paziente, non si imponeva con severità ma con una presenza serena, tranquilla e sorridente.
Una presenza continuativa di fedeltà… senza far rumore.
Poi aveva uno stile anche scherzoso, gioviale, come quella volta che per insegnare ad impugnare il martello a noi, ragazzini di tredici, quattordici anni, disegnò col gessetto due occhietti sulla parte metallica, esordendo con la battuta: " così è più facile battere dei colpi senza farsi male, dato che il martello ora ci vede!" ( Sig. Roggero ).
"Era amato dai suoi allievi, che lo ricordano anche ora a molti anni dalla sua morte.
La sua presenza nei laboratori della scuola era di piena disponibilità: vigile ma non oppressiva.
Sapeva cogliere ogni occasione, durante le esercitazioni, per dei richiami a Dio; qualche volta si fermava e radunava tutti gli allievi della sua squadra o della classe per fare una semplice catechesi occasionale su qualche punto che le circostanze richiedevano che fosse sottolineato.
I giovani presenti all'Unione Catechisti venivano da lui circondati da tanto affetto perché si sentissero a loro agio.
Non voleva si sentissero emarginati e a questo scopo provvedeva a creare un clima accogliente di fraternità.
Fedele alla preghiera con i suoi allievi all'inizio e al termine delle lezioni e delle esercitazioni in officina, non mancava di pregare con loro, e talvolta raccontava qualche innocente storiella per sollevare l'animo dei ragazzi." ( Sig. L. Pierbattisti ).
"Ottima persona, ben disposta ad aiutare tutti, a rendersi disponibile.
Come insegnante: era giusto, parecchio umile, non prevaleva sugli altri.
Non dava nell'occhio, ma è un ricordo che è rimasto, perché è stato un buon esempio, anche nella vita. " ( Sig. Lesquier, un ex allievo ).
"Ho conosciuto nel '48 il signor Cordiale in via Feletto lo ricordo come una persona semplice, una persona a modo…
Era istruttore nel laboratorio di aggiustaggio, aveva gli alunni dei primi anni.
Una persona professionalmente molto preparata che sapeva con semplicità e naturalezza insegnarci come lavorare…nella limatura.
E lui passava da tutti, uno per uno a vedere a che punto eri nel lavoro che stavi facendo e dava consigli: devi fare questo…quello.
Ma la ricchezza di Cordiale non stava tanto qui, ma nel fatto che fondamentalmente lui era un uomo innamorato di Dio, e questa ricchezza spirituale interiore traspariva ad esempio, nell'intensità dell'invito alla preghiera dei suoi allievi all'inizio e al termine delle lezioni dove non si limitava a farci recitare il Pater, l'Ave e il Gloria, ma ci invitava talvolta a recitare l'adorazione a Gesù Crocifisso.
E quando, dopo aver fatto il segno della croce sentiva ancora brusio, diceva: così non vale!
In tono serio e calmo interrompeva la preghiera per richiamare all'ordine, e solo dopo averlo ottenuto permetteva di continuarla." ( Sig. Canzoneri, ex allievo ).
"Lo ricordo bene in laboratorio: la sua bontà d'animo di istruttore semplice, ma preciso e scrupoloso per ciò che riguardava il lavoro; calmo e tranquillo, una figura dolce, tutto compito nel fare le osservazioni ai ragazzi.
Magari con l'espressione del volto corrucciata quando doveva riprendere qualcuno, ma in fondo bonario, lasciando intravedere un certo dispiacere quando doveva imporsi con maggior autorità, come se quasi si vergognasse, di correggere." ( Sig. Montaldo, ex allievo ).
"Quando ci insegnava la forgiatura, verso gli anni 51-52 aveva un'abilità eccezionale… mingherlino, ma usava quel martellone con destrezza, come un fringuello.
L'ho avuto anche come collega, una persona altruista, sempre disponibile.
Si prestava a tutto." ( Sig. Sacco Adriano, ex allievo ).
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