Riflessioni sull'articolo 3 - seconda parte
Relazione proposta durante il ritiro spirituale svoltosi a " La Sorgente " il 13 giugno 1999 - Conti Domenico
Tema:
" I membri dell'Unione operano affinché la croce di Cristo si manifesti come sorgente di perdono e di vita, di riconciliazione e di rinnovamento universali, suprema manifestazione della regalità del Signore ".
- I Catechisti operano nel testimoniare e annunziare che la croce è sorgente di vita e di perdono, vale a dire sorgente di salvezza e di redenzione.
Come è avvenuto tutto questo?
Per comprenderne qualcosa occorre partire da un punto fermo, inoppugnabile.
L'amore è alla base di tutto, tutto è mosso dall'amore, tutto ha come dinamismo l'amore.
" L'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio; chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore " ( 1 Gv 4,7-8 ).
Come Dio ha manifestato di essere l'amore?
" In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo vita per Lui " ( 1 Gv 4,9 ).
Il primo obiettivo di questo amore, manifestato da Dio mediante la donazione del Figlio, è che Lui ci è stato dato perché " avessimo vita per Lui ".
La vita piena, la vita perfetta, la vita eterna.
Anzi, perché avessimo la vita stessa di Dio, vita comprensiva in un modo indicibile di ogni cosa, in quanto Dio è la sorgente di ogni cosa.
La vita dei figli di Dio, fratelli di Cristo, templi dello Spirito Santo.
La vita comprensiva di ogni cosa non come sommatoria, ma come sorgente di ogni bene " senza alcun male ", come affermava il Catechismo di Pio IX.
Un secondo obiettivo dell'amore è l'espiazione dei nostri peccati.
" In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è stato Lui che ha amato noi e mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati " ( 1 Gv 4,10 ).
Espiazione non legalista, ma espiazione d'amore, perfettamente volontaria, solenne espressione dell'amore del Padre verso il Figlio ed espressione d'amore del Figlio per il Padre e per il Padre espressione d'amore verso di noi da salvare nel ritorno al Padre.
Versetti da cui si conclude che la croce di Cristo si dimostra sorgente di vita e di perdono, cioè sorgente di salvezza e di redenzione.
La croce dimostra che siamo stati salvati dall'amore e per amore, essendone la croce la dimostrazione concreta.
Siamo stati salvati mediante e nella morte di Cristo.
Cristo con la croce ci ha amati sino alla morte e in questo modo ci ha redenti.
Dunque, la croce di Cristo è la sorgente dell'amore, dell'amore che salva.
Possiamo quindi affermare di essere stati redenti e salvati dall'amore.
L'amore come volontà di far essere in pienezza, volontà suprema di essere per, amore come condivisione di ogni cosa, amore come " sì " totale, piena accettazione dell'altro, volontà di rendere felici, nel dare la gioia e la pace per sempre.
- L'amore di Dio è identico alla sua volontà, perché tutto in Dio è amore.
I suoi comandamenti sono comandamenti di amore, per preservare, ricuperare, far crescere e sviluppare l'amore nelle sue creature.
" Chi mi ama osserva i miei comandamenti ".
Osservare per amore e con amore.
Conseguentemente chi non ama i comandamenti del Signore non lo ama, e chi veramente lo ama, proprio per questo, osserva i suoi comandamenti.
- L'amore è consustanziato dal dono, senza dono di sé non c'è amore.
Senza dono di sé non c'è amore.
Cristo ci ha amato sino alla fine.
La croce di Cristo ci dimostra l'amore di Gesù per il Padre e, per amore del Padre, l'amore verso di noi.
La croce ci manifesta l'amore del Padre per il mondo e per ciascuno di noi.
- Anche il renderci consapevoli del peccato che è in noi che abbiamo commesso è un frutto dell'amore.
Questa consapevolezza ci viene infatti donata non per schiacciarci sotto il peso del male che abbiamo commesso, ma perché ci animiamo nel pentimento, nella contrizione sino alla ferma volontà di emendarci e di riparare.
Il richiamarci alla nostra realtà di peccatori è per aiutarci al dolore delle nostre colpe, al pieno ritorno sino a testimoniare il Signore che è morto per noi con il ritorno al Padre che ci ama sino al dono del Figlio mediante la croce e l'accettazione della sua volontà.
L'amore della croce ci giustifica con la sua accettazione non solo in quanto cancella il peccato, ma ci conduce alla pace e all'amicizia con Dio.
L'amore manifestatosi con la croce non è soltanto remissione dei peccati, ma santificazione e rinnovamento interiore dell'uomo.
- La morte è frutto del peccato.
La realtà del peccato va valutata nei confronti dell'amore.
Il peccato infatti è il rifiuto dell'amore di Dio, è risposta negativa rispetto al dono dell'amore, della chiamata all'amore, alla vita come amore.
Cristo per la sua croce toglie, cancella il peccato dell'uomo perché cancella tutto quello che dell'azione compiuta è opposizione all'amore e alla vita vera che è sempre frutto dell'amore, distrugge tutto ciò che si oppone a Dio, ai fratelli e a se stessi.
- Accettare di essere per l'amore è accettare la vera libertà superando tutti i condizionamenti, gli egoismi, gli individualismi.
Essere liberi è infatti essere per l'amore, costi quello che costi.
È essere per la vita piena attraverso il dono di se stessi come Cristo, come la sua croce, insegna e testimonia.
Solo l'amore concilia la libertà e l'obbedienza, obbedienza come piena accettazione del Padre, piena disponibilità al suo amore.
L'amore è il principio primo e il fine ultimo della vita, è il respiro della vera vita.
I comandamenti di Dio sono sempre espressione d'amore e costituiscono nell'obbedienza filiale la prova, la dimostrazione dell'amore, così come Cristo mediante la sua croce ci insegna e ci aiuta.
Ecco perché la croce si manifesta come sorgente di perdono e di vita, sorgente di libertà.
- Il perdono dei peccati mediante l'amore, testimoniato dalla croce, è la più alta dimostrazione dell'onnipotenza di Dio, della forza e fecondità dell'amore.
Il perdono di Dio è senza misura come è senza misura il suo amore, come dimostra la croce.
La croce è la sorgente a cui attingere l'amore di Cristo.
È il segno che Cristo ha preso su di sé tutti i nostri peccati, tutti i nostri languori e tutte le nostre infermità
" Egli portò i nostri peccati sul suo corpo. Sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia " ( 1 Pt 2,24 ).
L'amore infatti porta alla condivisione più piena possibile, all'essere davvero fino in fondo per l'altro, con l'altro, nell'altro.
- La teologia contemporanea accetta il messaggio della salvezza operata per mezzo della croce di Cristo.
" Cristo sulla croce ha tutto espiato, nella dimostrazione della fedeltà di Dio alle sue promesse, le promesse dell'alleanza ", promesse dell'alleanza come rinnovato rapporto d'amore.
Per la croce di Cristo, croce d'amore e di obbedienza, Cristo " viene costituito fonte per la sua chiesa del dono dello Spirito, dando a coloro che credono in Lui la possibilità di vivere una vita di sottomissione filiale al Padre ".
Nel Vangelo si rivela " la giustizia di Dio ", non in quanto Dio esige una riparazione del peccato, ma in quanto appare la fedeltà di Dio alle sue promesse salvifiche che si adempiono definitivamente in Cristo.
L'iniziativa della redenzione viene dal Padre che per mezzo del Cristo riconcilia a sé il mondo che egli amò e continua ad amare malgrado i guasti introdottivi dal peccato.
L'amore divino, che si manifesta nella riconciliazione con il mondo non è come quello umano.
Questo esige per sé valori di cui ha bisogno; quello comunica ad altri valori di cui ha la pienezza.
La giustizia-amore per cui il Padre dà il suo Unigenito affinché il mondo abbia la sua vita, non è dunque un amor proprio offeso, esigente soddisfazione, ma un amore creatore diffondentesi, che cerca accoglienza.
Il ruolo di Cristo nell'opera di riconciliazione non è quello di dare al Padre ciò che il Padre non ha e non vuole ricevere, ma quello di accogliere ciò che il Padre ha e vuole comunicare.
L'amore di Cristo verso il Padre, e con il Padre verso il mondo è la breccia attraverso cui l'amore fedele, creativo del Padre penetra nel mondo, viene perfettamente accolto nel mondo e comincia ad essere la sorgente di amore nel mondo.
- Ma in questa visione, qual è la funzione della croce?
La croce è la conseguenza connaturale della situazione del Figlio di Dio, incarnatosi nel mondo dominato dal peccato.
Il Dio fatto uomo non può non sentire una vera solidarietà con tutti gli uomini, suoi fratelli, non può non operare per la liberazione dell'uomo dalla schiavitù del peccato e della morte; egli non può non impegnarsi per restaurare la creazione, facendo in essa rifulgere la gloria che il Padre voleva ad essa comunicare.
- Il Padre vuole la croce non come una sofferenza aggiunta alla vita di Gesù, non come un decreto speciale estrinseco, ma vuole la fedele carità di Gesù che è pronta ad andare fino alla croce, e che provoca la resistenza crocifiggente del mondo.
Mondo dominato dal peccato e dalla morte ( Gv 15,18 ), dominato dalle esigenze dell'egoismo assolutizzato.
- La croce è la condizione esistenziale che sfida e provoca quell'amore filiale, per cui l'amore del Padre viene partecipato nel mondo.
Infatti l'amore … è un impegno conscio e deliberato, un darsi della persona ad un'altra.
Il Padre " vuole " dunque la croce non per sé e in sé, ma in quanto vuole la carità di Cristo incondizionatamente e integralmente, con tutte le sue cause, condizioni e conseguenze; Cristo così accetta la sua vocazione di redentore.
- La croce testimonia con singolare efficace che la volontà del Padre è il supremo valore, per cui vale la pena dare tutto, e che il servizio di Dio nel servizio del prossimo è il modo con cui l'uomo arriva al suo pieno sviluppo.
Così, sul Calvario, nella storia umana si è ormai verificato un avvenimento del tutto inedito, una testimonianza di amore per il Padre e per il fratello, che superata infinitamente le false testimonianze dei nostri peccati, e quindi li " ripara ".
- Questa " riparazione " non impoverisce la creatura per arricchire Dio, ma anzi permette a Dio di diffondere la sua pienezza sulla creatura che ne è stata privata.
- L'espressione " soddisfazione " deve essere purificata da tutto ciò che potrebbe proiettare in Dio l'ombra di un'indigenza, di un egoismo, di una compiacenza nel male, anche soltanto fisico; e il senso di questa espressione deve essere forzato, per trasportare gli atteggiamenti designati al livello dell'assoluta pienezza e del purissimo amore divino.
- Comunque occorre seguire San Paolo che " considerò il discorso sulla croce una sfida all'autosufficienza della " sapienza " di questo mondo ( 1 Cor 18,31 ) e il Catechismo del Concilio di Trento, che dopo aver affermato che nella fede nell'efficacia della croce si fonda tutta le religione e la fede cristiana, aggiunge: " Se vi è qualche cosa che fa difficoltà alla mente e all'intelligenza umana lo è certamente il mistero della croce, il più difficile fra tutti e a stento noi possiamo concepire che la nostra salvezza dipenda dalla croce e da colui che per noi su quel legno è stato inchiodato ".
- La Scrittura non appella direttamente alla compassione dei credenti riguardo alla Passione di Gesù ( anzi Gesù, voltatosi verso le donne, disse; " figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli " ( Lc 23,27-28 ).
Ciò nonostante i suoi amici e specialmente sua madre che " osservavano " la sua morte evidentemente partecipavano al suo dolore e il popolo cristiano, ripensando alla storia della passione, fin dai tempi antichi si commuoveva, anche sensibilmente, di fronte alle sofferenze del Signore, la liturgia stessa, nei " Lamenti del Signore " del Venerdì Santo favorisce questo modo di contemplare la croce.
La spiegazione di questo atteggiamento forse non va ricercata tanto nell'idea che Gesù, prevedendo la nostra compassione, ne sia stato consolato, ma piuttosto nel fatto che l'avvenimento del Calvario si concretizza solamente quando ci si rende conto dei suoi particolari e la " memoria ", la ripresentazione di questi fatti, sopportati " in nostro favore " ha come sua conseguenza naturale una certa partecipazione affettiva, soprattutto la detestazione dei nostri peccati, riconosciuti come solidali con quella forza oscura che portò Gesù alla croce e inseparabile dal dolore per le sofferenze inflitte al Signore.
- Un modo più biblico di contemplare la croce di Gesù è quello che sfocia nell'adorazione riconoscente.
Infatti come il Padre ha esaltato Gesù, perché questi " umiliò e stesso ", così, per la stessa ragione, " nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi " e " ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore " ( Fil 2,6-11 ).
" L'adorazione della croce ", introdotta nella liturgia del Venerdì Santo, attua e insegna questo atteggiamento spirituale, connaturale manifestazione della fede nell'efficacia solitaria della croce.
- La maniera più conforme alla Bibbia di contemplare la croce è quello per cui il discepolo non solo si rende conto di stare di fronte a Cristo che lo salvò attraverso la croce, ma entra nel ruolo di colui che porta la croce.
Questo atteggiamento, per la sua straordinaria importanza per la vita cristiana, dovrà essere analizzato più dettagliatamente.
Cosa che, a Dio piacendo, con l'aiuto dell'Autore a cui mi sono riferito, faremo insieme un'altra volta.
Per intanto come non riferirci alla nostra Adorazione a Gesù Crocifisso, ai detti di Fra Leopoldo?
- Infatti la " figura " che ci presenta Gesù, la sua croce, come sorgente di vita e di perdono, è costituita dalle sue piaghe sanguinanti e gloriose.
Le piaghe dell'uomo-Dio Crocifisso ripropongono tutta intera la realtà del Signore, sorgente del perdono e della vita.
" Per le sue piaghe siamo stati guariti " ( Is 53,5 ).
" Dalle sue piaghe siamo stati guariti " ( 1 Pt 2,24 ).
Le piaghe sanguinanti e gloriose in cui si riassume la croce del Signore definiscono per noi tutta la sua realtà del suo amore umano-divino.
- Dalle sue sacratissime piaghe sgorga costantemente la salvezza e ci viene dato lo Spirito.
È per mezzo di Cristo che il Padre ha riconciliato a sé tutte le cose.
È per le piaghe di Cristo che il Padre rappacifica " con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli " ( Col 1,20 ).
Le sue piaghe sono la sorgente attraverso cui Dio ha esaltato Gesù Cristo " fattosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce ", dandogli " il nome che è al di sopra di ogni altro nome ", perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi e ogni lingua professi che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
- Le piaghe del Signore Crocifisso sono la sorgente e la proclamazione ad un tempo della sua regalità affermata davanti a Pilato e sulla croce e proclamata dalla coronazione di spine.
Per il sangue versato dalle piaghe del Signore è realizzata la nostra regalità di sacerdoti.
" A colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli. Amen " ( Ap 1,5-6 ).
Per la croce e nella sua resurrezione Cristo rimane con le sue piaghe aperte, segno imperituro della sua donazione al Padre e per il Padre all'uomo.
Occorre abitare con la fede viva nelle piaghe di Cristo, sorgenti della nostra vita.
Occorre abitare nelle sue piaghe per attingervi l'amore del Signore.
Gesù risorto è il Signore che presenta al Padre le sue piaghe, segno della sua amorosa obbedienza filiale.
- Le sorgenti del rinnovamento di tutte le cose sono le piaghe sanguinanti e gloriose del Signore, sorgenti di redenzione e di riconciliazione di tutte le cose.
Tutte le cose sono state ricapitolate in Cristo, per la sua croce, per il sangue versato dalle sua piaghe.
" Perché piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli " ( 1 Cor 19-20 ).
Per la croce di Cristo dalle sue piaghe sanguinanti e gloriose " abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli cui ha fatto conoscere il mistero della sua volontà secondo quanto nella sua benevolenza aveva prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra " ( Ef 1,6-10 ).
- È dalla croce, per le piaghe di Cristo e nello Spirito di Cristo crocifisso che i laici e i secolari sono chiamati a " ben costruire tutto l'ordine temporale e ordinarlo a Dio " ( Decreto sull'Apostolato dei laici, 7 ).
- È dalla croce per le piaghe di Cristo che si producono un nuovo cielo e una nuova terra in cui regnerà la giustizia.
- Nel considerare, sia pure brevemente, il mistero della nostra redenzione, mistero di amore misericordioso, mistero sorgente di perdono e di vita, non possiamo non essere come condotti a ritrovare la luce che si irraggia dalla " Divozione a Gesù Crocifisso " e dal Diario di Fra Leopoldo, Divozione e Diario che ci furono trasmessi e come accreditati dall'accettazione e dalla diffusione che ne fece il Venerabile Fratel Teodoreto.
Per questo non possiamo non essere ricondotti ai piedi di Gesù Crocifisso proclamato Signore nella sua resurrezione.
Infatti, sovraesaltato su tutta l'umanità, su tutte le cose, Egli ci presenta le sue piaghe sanguinanti e gloriose da cui scaturiscono il perdono, la resurrezione e la vita e ci manifestano l'amore del Padre e il dono dello Spirito Santo affinché accettiamo di diventare una cosa sola con Gesù, nella partecipazione alla sua stessa vita, alla sua gioia e alla sua pace, per sempre.
1 | Dalla voce "Croce" di M. Flick, Nuovo Dizionario di Teologia. |
2 | M. Flick. |