Senso della sofferenza |
Poiché l'amabilissimo Gesù, medico divino delle anime nostre, ci assicura d'essere venuto per i peccatori, ossia per gli ammalati spiritualmente, se noi troviamo nell'anima nostra qualche cosa che non va, dobbiamo, nella nostra miseria, eccitare la fiducia e dire con la donna del Vangelo: "Solo che io tocchi l'orlo del suo mantello, sarò guarita" ( Mt 9,21 ).
Nella santa Comunione non tocchiamo solo la Sua veste!
La fiducia che le nostre miserie ci danno occasione di avere in Lui, un medico onnipotente, è proprio quella che attrae Gesù nell'anima nostra.
Non occorre che noi ci sforziamo di pensare sempre a Lui perché il nostro genere di vita non ce lo permette, basta che noi poniamo l'intenzione di occuparci dei nostri doveri per Lui e con Lui come facevano gli Apostoli, che non cessavano di essere con Lui anche quando erano distratti e parlavano di altre cose.
Non è questa una cosa facilissima?
Attendere con diligenza alle nostre occupazioni per far piacere all'amico divino Gesù, non è stare con Lui?
Ma, e l'egoismo? E gli altri difetti che forse non vediamo?
Ma tutto è bruciato nella fornace ardente del Cuore di Gesù e nulla di tutto questo disgusta il Suo Divin Cuore perché è miseria che dispiace anche a noi, riconosciuta e offerta a Lui perché la distrugga e la guarisca ad ogni istante.
Così noi siamo santificati in ogni momento dall'Amore misericordioso dell'amabilissimo Gesù.
"Ecco l'Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato dal mondo" ( Gv 1,29 ).
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