Aspetti del messaggio di Fr. Teodoreto |
Ad un anno dalla morte di Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane, la Rivista lasalliana, interrompendo il corso naturale dei suoi studi e delle sue ricerche, ospita ed accoglie la testimonianza d'un giovane discepolo, che la lunga comunanza con il Maestro, fece, in qualche modo, depositario del suo messaggio, da lui inteso con la penetrazione e la fragranza della prima generazione, quella che il solco aprì e pose le fondamenta d'una vita nuova e costruì giorno per giorno, sotto lo sguardo e al cenno del Fondatore, l'Istituto secolare dei catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata1, e pertanto testimonianza autentica e irrecusabile.
Fratel Teodoreto è stato, si può dire, come una sintesi di sublimazione del lasallianesimo vissuto nella nostra epoca, il quale ripete modi e forme d'un passato, che la tradizione ha fatto e fa vivere nel nostro Istituto, con la nativa germinabilità delle origini, concretandoli, dopo tre secoli, ormai, nell'attualità di un'opera che san Giovanni Battista de La Salle ipotizzò fin dai primordi.
È noto infatti come il Santo Fondatore delle Scuola Cristiane, abbia proposto, non solo ai suoi discepoli, ma attraverso ad essi, ai loro propri allievi, la santità, ed una santità eminente, intesa non in modo generico, ma specifica e concretata nella concezione teologica della "partecipazione alla vita soprannaturale per mezzo della grazia santificante e i frutti che ne derivano, la pratica d'un vero spirito cristiano e l'eroismo delle sue virtù".
Basti pensare al testo della Meditazione XXXIX, 1: "Poiché voi siete chiamati, a procurare nel vostro stato la santificazione dei vostri allievi, dovete essere santi di una santità non comune; infatti siete voi che dovete loro comunicare la santità, sia con i vostri buoni esempi, sia con le parole di grazia, che dovete tutti giorni annunziare ad essi".
O all'interrogativo della Meditazione CXXXI, 1: "Corrispondete voi ai disegni di Dio sopra di voi e attendete nel vostro stato a pervenire ad una tale santità da poter rendere santi coloro che vi sono affidati?".
Passi che ricevono amplissima luce da quello della Meditazione XCV, 1: "Poiché da voi stessi non potreste compiere alcun bene in pro delle anime affidatevi, attingete dunque in Dio ciò ch'Egli stesso v'obbliga, nella vostra professione, a comunicare ai vostri allievi.
È, come tutti vedono, l'appello inequivocabile alla santità,2 per il maestro e per l'allievo, qui soprattutto veramente "fratelli", perché entrambi "scolari di Dio".
Ai nostri giorni, la psicologia religiosa, se così può chiamarsi, pullula d'inviti alla vita interiore per i ragazzi, per gli adolescenti, e, giustamente, del resto, anche per i bambini.
Forse, davanti a queste tesi elaborate, - parliamo delle cose migliori e ne conosciamo delle ottime, - condivideremmo la trepidazione del Superiore Generale Fratel Timothée, che nell'Introduction aux Méditations, nel lontano 1730, temeva che "la semplicità che emerge da esse, potesse far pensare a qualcuno non contenersi in quelle, l'arte di penetrare nelle anime dei nostri ragazzi", se non sapessimo che, in fondo, è assai piccolo il numero delle conoscenze capaci di risolversi in saggezza, e che queste sono sempre molto semplici, sebbene abbiano l'inconfondibile dono di una evidenza dolce e profonda, che diventa tutta nostra, mentre molte sono le conoscenze curiose, che sono di tutti, appunto perché remote e difficili, le quali possono farci apparire, o anche essere, dotti, ma non già né punto né poco saggi.
Gli appelli alla santità di san Giovanni Battista de La Salle hanno, con tutta la loro accoratezza, questa semplicità dolce e profonda, che viene loro dallo, spirito di Dio.
Sono l'eco della Religione, come sintesi concreta, reale, totale di tutta la vita e i destini dell'uomo e della società, per cui ha voluto la scuola "come educatrice dello spirito di religione," e, naturalmente, la Religione, come educatrice dello spirito del cristianesimo e della vita cristiana, una religione vissuta in, amicizia con Dio, ispiratrice della pietà, ancella delle virtù teologali, promotrice delle virtù morali e cristiane, esemplata sul modello vivo" del maestro, sugli esempi remoti dei Santi, e soprattutto sull'eterna immediatezza del Cristo."
La virtù non può sempre nascondersi; quando essa splende, attira a s'è, e l'esempio che ne viene produce forti impressioni su quelli che la vedono praticare che ne sentono parlare e induce all'imitazione.
Quale effetto producono sui vostri allievi la vostra savia condotta e la vostra pietà? (Meditazioni, CILVIII, 3) ".
E ancora: "La vostra condotta deve essere, nei riguardi vostri e nei loro, tanto saggia, che essi l'abbiano in venerazione, vedendola molto elevato al di sopra della condizione puramente umana, ed esente da quelle passioni che impediscono o anche solo sminuiscono il rispetto dovuto a quelli che sono destinati a guidare gli altri (Meditazioni, CLXXVIII, 1)".
Semplici e piane, le sue parole; ma come rispondere a quella sua coerenza di pensiero e d'azione, la concretezza è sua dote precipua e universalmente riconosciuta, se pur talvolta fraintesa fino all'empirismo che ti chiede: "Tutto ciò che voi dite loro, produce di fatto in essi lo spirito di pietà e di religione? (Meditazioni, XCVIII, 3)".
La risposta invero fu data sempre nella dedizione incondizionata di ciascun membro all'opera comune e da tutto il corpo dell'Istituto nelle grandi e sofferte realizzazioni, che prima affermarono il diritto alla vita ed all'azione, poi balzarono all'avanguardia della cattolica educazione, e pur cedendo nell'impari lotta al prepotere di questo o quello Stato, conservarono inalterati i valori dello spiritualismo cristiano nelle opere scolastiche, servendo nell'umiltà e nella rinuncia i supremi interessi di Dio e della Chiesa.
Ma era facile, troppo facile, pensare di non poter proporre altrui, quello che già ci fa tremebondi e peritosi noi stessi, la santità, tanto che parve forse sufficiente il ripiegarsi sul singolo, e confortarsi della splendida fioritura delle vocazioni sacerdotali e religiose, che erano il naturale complemento dell'opera educativa dei Fratelli delle Scuole Cristiane, e dello sviluppo anche numerico che moltiplicava a mille doppi, le possibilità d'apostolato e di conquista delle anime a Dio.
Si pensi ad esempio, all'immenso campo missionario, in cui i discepoli del de La Salle furono immessi, e quasi costretti dalle vessatorie leggi combiane, e che si rivelò tanto fecondo da porsi, senza più, a lato, pari pari, con l'apostolato della scuola nei Paesi d'antica civiltà e tradizione cattolica.
Ma la santità, fu il dono offerto al singolo; mentre l'appello e la via, nel pensiero del Santo Fondatore, erano per tutti, per la massa, cioè, o per quella porzione di essa ch'è suscettibile di tale lievitazione e fecondazione.
Comunque, giova ripeterlo, l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, per l'eminente religiosità dei suoi Superiori, per la santità dei suoi membri, fu ed è ancora fecondo, e proprio nella direzione segnatagli dal suo Fondatore.
Ma Dio sceglie i tempi e gli uomini.
Fratel Teodoreto stesso si richiama all'opera di S. Benedetto Giuseppe Labre (1882) e del venerato Fratel Exupérien, che distaccandosi notevolmente dai soliti "patronages" in cui s'eran venute conformando le varie "Oevres de Jeunesse" ( né va dimenticato che la loro origine è dovuta appunto all'attiva opera dell'Istituto in collaborazione con il visconte Armando di Melun ), si orienta soprattutto verso una intensa vita cristiana, di cui sono segni i "ritiri chiusi" e l'apostolato sociale ( pensiamo all'attuale movimento delle ACLI in Italia, ricordando il primo "syndicat chrétien" nato in Francia, nel nostro ambiente ); ma è evidente che l'Istituto secolare dì Torino è ben altra cosa.
Non si tratta più, infatti di "vita cristiana" com'è comunemente intesa, sibbene della "santità," vera e propria com'è concepita, ad esempio, nella pratica monastica, che deve necessariamente tendere alla perfezione, e portare questa "santità", con o senza impegno totale, secolarmente. nel mondo, singolarmente, come individui, cioè, e come "classe", nel genuino spirito del cristianesimo delle origini, ed in mezzo ad una società ritornata pagana.
Fratel Teodoreto risponde all'appello alla "santità" del suo Padre e Fondatore, con la creazione della sua Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata che "ha per iscopo la santificazione, nel mondo, dei propri membri e l'apostolato catechistico e sociale".
Il lasallianesimo fu, sin dalle origini, un messaggio catechistico-sociale.
Accentuò dapprima l'apostolato scolastico, perché la scuola e l'istruzione erano, soprattutto a quei tempi, i fattori primi dell'elevamento sociale e della salvaguardia religiosa della fede e dei costumi.
Ora "i Catechisti congregati" di Fratel Teodoreto, "si propongono la perfezione religiosa praticando nel mondo i consigli evangelici - ( quei consigli evangelici che dettavano S. Giovanni Battista de La Salle, per riguardo agli scolari, parole come quelle contenute nella Meditazione CCII, 2: "Poiché la maggior parte dei vostri allievi sono nati poveri, bisogna che li animiate a disprezzare le ricchezze e ad amare la povertà" ) - e le opere di apostolato proprie dell'Istituto, ed i membri dell'Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata "troveranno nella professione religiosa un nuovo argomento per adempiere con la maggior perfezione possibile i doveri familiari, e per essere cittadini coscienti, retti e attivi, ispirandosi all'insegnamento della Chiesa cattolica".
Fratel Teodoreto si orienta verso il mondo operaio: ma il campo degli artigiani e degli operai era già stato quello prescelto da S. Giovanni Battista de La Salle, che fondò il suo Istituto "con l'intento, appunto, di procacciare questo vantaggio ( l'istruzione ed educazione religiosa ) ai figliuoli degli artigiani e dei poveri": il quale pur non escludendo nessuna classe sociale, prevenendo facili deviazioni, ammoniva i suoi che "dal loro Istituto sono assai più incaricati dei primi ( dei poveri, cioè ) che dei secondi ( i ricchi )".
Del resto, anche l'opera di Fratel Teodoreto mostra una feconda collaborazione di classi sociali, nei suoi corsi diurni e serali, ad esempio", che vedono il professionista, il banchiere, l'industriale al servizio dell'operaio, il quale cerca nella istruzione e specializzazione la via ad un pane più certo e abbondante, o anche solo più umano.
Ma non si tratta punto, come sembrerebbe ovvio, di complementarità, nel senso che l'Istituto secolare completi e faccia le veci della Congregazione dove questa, per le attuali sue forme non può o non deve estendersi.
Si tratta invece, a ben comprendere, di uno sviluppo, che presuppone un potenziamento spirituale di tutta la Congregazione perché dalle nostre classi e dalle nostre opere scaturisca il fiotto alimentatore di questa "santità" secolare, cui Fratel Teodoreto lanciò aperto e fidente il suo appello, in nome di Dio.
Non v'è dubbio che la santità non si generi se non dalla santità.
Dio, e non sarà impudente affermare, ha avuto bisogno della santità di Fratel Teodoreto, per rispondere al momento designato, al grande appello che già aveva posto sulle labbra di S. Giovanni Battista de La Salle.
Dio crea l'opera e l'artefice.
Neppure il tempo è nella scelta dell'uomo.
Ma è certo che su di noi e sulla nostra generazione impende l'ora sua.
Né Fratel Teodoreto è passato invano.
Né invano l'Istituto, dalla lontana terra di origine, è passato al centro della cattolicità.
Né la Chiesa ha dato uno sterile responso o un gratuito omaggio proclamando S. Giovanni Battista de La Salle protettore di tutti i maestri cristiani.
Né l'aratro può esser piantato a mezzo del solco divino, senza incorrere nella maledizione dell'Evangelo, non diremo che i nostri tempi siano peggiori di quelli passati, non li conosciamo abbastanza, sappiamo però che l'errore conduce sempre più lontano.
Alla società, forse, non bastano più dei "buoni cristiani", occorrono dei "santi".
È cristiana, la scuola, se non conduce alla santità?
Sentiamo dunque la testimonianza che un discepolo rende al proprio Maestro.
Gli è stato accanto lunghi anni.
Ha avuto con lui una rara intimità, ed è quindi in grado di aprirci con il suo, il cuore ed il pensiero di Lui.
Ripercorre, forse inconsciamente, il lungo travaglio filosofico e morale della sua "dedizione" di discepolo, il che pone l'accento critico su molti aspetti dell'opera di Fratel Teodoreto e dell'ambiente in cui nacque e si affermò sino al presente.
È bene udire una voce che ci venga direttamente da uno "de' Suoi".
Noi potremmo forse, trovarci a disagio nei nostri schemi, anche quando siano meditati né esclusivamente esteriori.3
Qui abbiamo, invece, comunque personali e vagliabili, dati immediati ed indubitabilmente sinceri, di quello ch'è stata l'azione di Fratel Teodoreto sulle giovani generazioni del nostro tempo, e sul messaggio che loro ha trasmesso.
E qui, credo, possiamo affermare giustamente "ab uno disce omnes" e trarre le nostre conclusioni e definire le nostre responsabilità presenti e future.
Tanto più che non potrebbesi ragionevolmente rifiutare l'asserto che la santità di Fratel Teodoreto è garanzia sufficiente che l'opera risponde all'appello alla santità di S. G. B. de La Salle, che nella Meditazione CCVII, 3 - "Abbiate dunque, - diceva ai suoi discepoli - in conto d'una grande ricompensa, datavi da Dio fìn da questo mondo il vedere che per mezzo delle vostre scuole e della condotta di coloro che voi avete educati, la religione e la pietà s'accrescono tra i fedeli e particolarmente tra gli artigiani ed i poveri, e ringraziate ogni giorno Iddio, per Gesù Cristo Signor Nostro, perché gli piacque di stabilire questo bene e dare questo ausilio alla sua Chiesa.
Domandategli, in pari tempo, che si compiaccia di accrescere il vostro Istituto e di farlo fruttificare vieppiù di giorno in giorno, affinché secondo la parola di S. Paolo i cuori dei fedeli siano confermati nella santità e nella giustizia (Ed IV, 2) ".
Noi vorremmo che quest'azione di grazie, di cui parla il nostro Santo Padre e Fondatore, e che mirabilmente convenne alle passate età, non mancasse alla nostra, cui forse si protese fiduciosa del tempo di Dio, la sua grande anima divinatrice.
Torino, 19 marzo 1955 - Fratel Emiliano
Indice |
1 | Riv. Las. Fr Emiliano "L'Istituto secolare dei catechisti di Torino", vol. XXII; C. Tessitore "Notre Institut séculier", vol. XXV, 166 |
2 | Riv. Las. Fr. Emilio "La santità proposta da S. G. B. de La Salle agli allievi", vol. VI, 26. |
3 | Fr Emiliano "Fratel Teodoreto, o della vita comune", Riv. Las., Torino, 1954. |