Origini della "Divozione"

La Divozione a Gesù Crocifisso si esprime secondo tre aspetti: in lettera, in vita, in opera.

Si sono esaminate le origini dei primi due, la preghiera in se stessa e l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.

Se ne deve ancora esaminare, nelle sue origini, il terzo, cioè la Casa di Carità Arti e Mestieri, nata dall'Unione, come frutto da pianta.

Non occorre ripetere che anche quest'indagine si muove unicamente nell'orbita del messaggio rivolto da Gesù Crocifisso - attraverso Fra Leopoldo - all'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

« Incamminarsi dal poco »

L'8 settembre 1925, Natività di Maria, due Catechisti dell'Unione del SS. Crocifisso s'incontrarono casualmente per via, poco dopo le 18.

Uno di essi, che fu poi congregato, era diretto alla chiesa di Nostra Signora della Pace, dove insegnava catechismo ai ragazzi di quell'oratorio, mandatevi dall'Unione stessa, uno o due anni prima.

L'altro, un catechista - secondo la denominazione di allora - « ammissibile », era avviato verso casa.

Percorrendo un tratto di strada insieme, vennero a parlare d'un argomento che stava a cuore al primo: come far breccia tra i grandi del circolo di quella parrocchia, per istruirli più a fondo in tema di religione. ( Vari tentativi già fatti erano andati a vuoto ).

L'altro catechista affacciò allora l'idea, trattandosi in genere di elemento operaio, di indire delle riunioni per i soci del circolo, le quali rappresentassero per loro anche un interesse pratico, d'ordine tecnico, di modo che l'uditorio sarebbe stato intrattenuto su argomenti di religione e di lavoro.

L'idea piacque. E senza frapporre indugio, i due mutarono direzione, recandosi in via delle Rosine a sottoporre la cosa al parere di Fratel Teodoreto, direttore dell'Unione Catechisti.

Il quale ascoltò, riflesse, suggerì: «E perché non dare all'idea addirittura un orientamento scolastico di tipo gratuito popolare, senza pretese, tanto per incominciare?

Ma fareste qualche cosa di organico, con molto maggior probabilità di durata ».

E chiese al proponente di compilare al più presto uno schema, subito fatto, ed approvato poi il giorno seguente da Fratel Teodoreto.

Si adibì a scuola una cappella, non aperta al culto e distinta dalla chiesa parrocchiale di Nostra Signora della Pace, con accesso da via Malone ( barriera di Milano ).

Si iniziò il primo corso con l'ottobre del 1925 stesso, con orario serale, sull'esempio della scuola serale dei Fratelli, di via delle Resine.

Ma dopo quindici o venti giorni, le lezioni furono interrotte di sera, non disponendo di luce conveniente ( il corso si svolgeva a lume di candela; balaustra, la cattedra; banchi, quelli della cappella ), e non essendo comodo l'orario per gli operai che lavoravano lontano, negli altri quartieri periferici della città.

Fu così che le lezioni si tennero di domenica e la scuola fu festiva.

Gli allievi furono inizialmente sei e durante l'anno, non subendo le ammissioni limiti di tempo, raggiunsero sì e no la trentina, comprendendo anche i non soci del circolo.

La scuola si chiamò « Professionale Festiva Nostra Signora della Pace ».

Ne rispondeva Fratel Teodoreto, ufficialmente, ogni documento recando la sua firma.

Non si faceva nulla senza ottenere il suo preventivo consenso.

Ben presto la scuola si estese dalla cappella ad un fabbricato, modesto, di pian terreno, nel cortile della parrocchia, corrente lungo il muro di via Malone, verso il corso Palermo.

Poi invase parte dei sotterranei della chiesa ed infine un altro fabbricato, pure di pian terreno, costruito apposta e corrente lungo il muro di via Malone, ma verso il corso Ponte Mosca ( ora corso Giulio Cesare ).

Erano, se si vuole, ripieghi. Perciò, per risolvere meno inadeguatamente il problema di locali più capaci e meno male adattati, si pensò di acquistare uno stabile con terreno.

Il progetto, sottoposto all'approvazione del Cardinale Giuseppe Gamba, Arcivescovo di Torino, ottenne da quel cuore paterno consenso benedicente.

E la scuola, che con l'ottobre del 1929 era diventata anche serale, si trasferì l'anno seguente in via Feletto, angolo via Soana, sempre alla barriera di Milano, e si chiamò « Casa di Carità », Scuola Professionale Festiva e Serale, sempre condotta dai Catechisti dell'Unione del SS. Crocifisso e sempre completamente gratuita.

Con l'ottobre del 1931 si unì ad essa la Scuola Serale di via delle Resine, limitatamente alla sezione industriale.

I 370 allievi del 1932 andarono via via aumentando fino agli 800 del 1939, con una inevitabile flessione durante la guerra ed una rapida ripresa dopo.

Finché nell'ottobre 1948, fatto un primo esperimento durante l'anno scolastico precedente, ai corsi serali e festivi furono definitivamente aggiunti quelli diurni.

Ed ecco nuovamente affacciarsi nel frattempo il problema di nuovi locali, ma veramente capaci, razionali, confacenti.

Si giunse alla conclusione, concordemente sentita, di affrontare l'onere di un edificio, espressamente costruito.

La spesa sarebbe stata ingente. C'era di che sgomentarsi.

Si pose l'iniziativa sotto la protezione di San Giuseppe.

Ad auspicio di lieto successo si promise d'intitolare la nuova scuola col nome completo di « Casa di Carità Arti e Mestieri », secondo i detti del Diario di Fra Leopoldo.

Le trattative per l'acquisto di un'area fabbricabile ( circa diecimila metri quadri ), sita nel cuore di uno dei grandi massicci industriali torinesi, nella Borgata Vittoria, durarono dal 1939 al 1940.

La data per la firma del contratto fu fissata al 31 maggio 1940 dal notaio, che ignorava ricorresse in quel giorno la festa del Sacro Cuore di Gesù.

Ma quel che nessuno, ne il notaio, ne Fratel Teodoreto, ne i Catechisti, avrebbe allora potuto supporre, è la singolare coincidenza di quella data col giorno consacrato quattordici anni dopo dalla Santità del Papa Pio XII alla celebrazione della festa liturgica della Regalità universale di Maria.

Appena trascorsi dieci giorni da quel 31 maggio 1940, l'Italia entrava in guerra.

Se l'acquisto non fosse già stato concluso, il prezzo sarebbe salito ad una cifra senza paragone più elevata e, per allora, non più accessibile.

A guerra finita, furono intrapresi i lavori.

Vi diede decisivo impulso un munifico contributo dell'A.U.S.A., di cui si ebbe notizia telegrafica nel giorno stesso di San Giuseppe, 1948. '

La Casa di Carità Arti e Mestieri, sempre completamente gratuita, aprì i battenti della nuova sede nell'ottobre 1950, Anno Santo. Furono eliminati i corsi festivi ed aggiunti quelli pre-serali.

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