Vocazioni e Pastorale Vocazionale |
Nel disegno di Dio non si è cristiani e non si è religiosi solo per propria scelta, ma in ragione di una iniziativa divina.
La vocazione dell'uomo alla vita, alla fede cristiana, alla vita consacrata risponde alla libera volontà creatrice di Dio e al suo disegno di amore, talora per noi misterioso, prima ancora che ad un'esigenza esistenziale da parte dell'uomo: " Quelli che Dio ha conosciuto da sempre, li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli che poi ha predestinati li ha anche chiamati, quelli che ha chiamati li ha anche giustificati, quelli che ha giustificati li ha anche glorificati" ( Rm 8,29-30 )
Il ven. Frate! Teodoreto, fedelissimo discepolo di san Giovanni Battista de La Salle, ne ereditò lo spirito, vivendo la sua consacrazione religiosa con cuore apostolico e zelo catechistico, che seppe trasmettere a persone di ogni ceto sociale, ma soprattutto agli allievi della scuola lasalliana, nella quale ricoprì importanti ruoli come insegnante, formatore, direttore e ispettore.
Nel 1906, durante il suo secondo noviziato, a Lembecq-lez-Hall in Belgio, i superiori invitarono tutti i Fratelli a realizzare la perseveranza cristiana dei giovani delle loro scuole.
Era quella un'eco delle preoccupazioni pastorali del Papa Leone XIII, che nel 1885, rivolgendosi al Superiore Generale della Congregazione, fr. Joseph, gli aveva raccomandato: "Dica ai suoi Fratelli che, dopo aver fatto scuola, hanno fatto solo metà del lavoro.
L'altra metà consiste nell'avviarli alla vita"
Questo richiamo del Papa, accettato da tutti con entusiasmo, ha mostrato ai Fratelli l'esigenza di orientare il loro lavoro per ottenere la perseveranza degli allievi nella formazione cristiana ricevuta.
Fr Teodoreto, che era già convinto quanto fosse necessario che i giovani fossero fedeli all'insegnamento del vangelo e da tempo coltivava nel cuore questo desiderio, da allora in poi radicò ancora più profondamente in lui questa esigenza.
Si impegnò subito perché i Fratelli aiutassero i giovani a scoprire il disegno di Dio su di loro e li aiutassero ad attuarlo.
Assecondare i giovani a porre basi sicure che garantissero fedeltà ai valori cristiani anche dopo gli anni di scuola, era un punto qualificante del suo impegno apostolico.
Partiva dalla convinzione che per ogni persona vi è un preciso disegno di Dio, e quindi anche per i suoi giovani.
Per questo voleva che lo scoprissero, ponendosi in umile ascolto senza la dissipazione dell'amor proprio e del frastuono mondano, per sentire la voce di Dio che parla nella coscienza.
Studiò a lungo un progetto che impegnasse quei giovani che vedeva particolarmente buoni e zelanti.
Ne parlò con fra Leopoldo.
Quando fu certo che questa era la volontà di Dio, diede immediatamente inizio alla fondazione di una associazione di giovani, orientati all'apostolato catechistico.
La chiamò: Pia Unione del SS. Crocifisso.
Questa fu la prima forma associativa dei giovani realizzata da fr. Teodoreto.
Successivamente, come sappiamo, si è sviluppata fino all'attuale istituto secolare.
Fu il Card. Gamba, arcivescovo di Torino, a proporre che alcuni giovani della pia Unione si consacrassero al Signore con la professione religiosa.
Fr. Teodoreto, lietamente sorpreso per questo suggerimento, si adoperò prontamente per attivarlo e incominciò a preparare alcuni Catechisti a tale scopo.
Negli anni 1925-26 troviamo che i giovani dell'Associazione sono già distinti in due gruppi: i Catechisti Consacrati e quelli Associati.
Questa distinzione poteva creare qualche difficoltà nei giovani desiderosi di entrare nell'Unione: si trattava in prevalenza di allievi dei Fratelli e della Casa di Carità Arti e Mestieri, di cui molti non erano ancora orientati nella scelta del loro stato di vita.
Le due categorie avevano infatti programmi formativi diversi.
Questa situazione spinse Fratel Teodoreto a delineare una apposita sezione, che orientasse i giovani al discernimento della vocazione nell'esercizio dell'apostolato catechistico.
La chiamò: "Associazione Maria Immacolata", in omaggio alla contitolare dell'Unione.
In essa vennero accolti giovani desiderosi di avvicinarsi all'Unione, ma ancora in ricerca.
Si era attorno agli anni 1930.
Questa associazione, dopo un inizio promettente e un ampio sviluppo, in seguito perse per motivi contingenti, il suo slancio, e giunse praticamente a dissolversi.
Tuttavia le motivazioni per cui a suo tempo fr. Teodoreto ha promosso questa iniziativa permangono ancora, e ci spingono ad adoperarci per un suo rilancio.
Da alcuni anni, e in più parti, varie esperienze orientate in questa direzione ci confermano della sua validità, e ci danno la gioia di constatare il consolidarsi di questi gruppi.
Una ulteriore conoscenza di questa associazione viene fornita nel paragrafo seguente in cui viene presentato il suo regolamento.
In esso viene definito il carisma dell'Opera, ma lascia a noi catechisti la scelta delle modalità per attuarlo.
In primo luogo dovremo accogliere dei ragazzi.
Se essi sono già con noi perché frequentano nostre scuole o nostre attività catechistiche, seguiamo il percorso che tracciò fr. Teodoreto alle origini: scegliamo quelli più disposti e più promettenti e lavoriamo con loro.
Nelle sedi in cui non vi siano dei ragazzi, occorre farli confluire.
A questo scopo, a seconda delle circostanze può essere opportuno impegnarli in una attività assistenziale, o di dopo-scuola, o anche in una attività ricreativa.
Essa però sarà sempre considerata un mezzo, non un fine, poiché la finalità dell'AMI è catechistica e vocazionale.
Perciò le stesse attività ricreative dovranno essere terreno di apostolato e di catechesi, e dovranno essere sostenute dal buon esempio e dalla testimonianza evangelica.
D'altra parte è nella natura dell'istituto secolare quale è l'Unione Catechisti dovrà illuminare di Cristo ogni attività sportiva o culturale: i giovani hanno bisogno di ricreazione.
Lo stesso fr. Teodoreto conduceva i giovani a passeggio o in escursioni, esperimentando in esse il Dio della gioia.
La Colonia Climatica di Camanà è un ottimo esempio al riguardo.
Promuovere una associazione che si impegna nella santità e che propone uno stato di vita consacrata nell'apostolato catechistico, è indubbiamente meno gratificante di ogni tipo di attività sportiva, ricreativa, o culturale; ma se fr. Teodoreto venisse interrogato oggi su queste attività ricreative, certamente continuerebbe a dirci: Dio non vuole questo dai nostri giovani.
Ma poiché l'Unione Catechisti, quale Istituto secolare, come detto sopra, ma giova ripeterlo, è chiamata ad animare in Cristo tutte le attività umane, comprese la cultura, il divertimento e lo sport, occorre impostare tali attività solo come terreno nel quale esplicare la propria testimonianza catechistica.
Non sarà forse l'avere disatteso le accorate esortazioni di fr. Teodoreto, fatteci a voce e per iscritto, che le nostre sedi languono in una situazione di stallo per mancanza di risposte vocazionali?
Non è più il momento di temporeggiare indugiando in aspirazioni astratte.
Domani potrebbe essere troppo tardi, con il rischio di dover assistere impotenti alle chiusura delle nostre case, perché non più in grado di operare attivamente.
Lo stralcio seguente è tratto dal Regolamento dell'AMI:
Per aiutare i bambini, i ragazzi e i giovani a conoscere e vivere il Cristianesimo, l'Unione Catechisti propone loro un apostolato catechistico con la parola e con l'esempio, a seconda dell'età e delle attitudini, da praticare nelle catechesi parrocchiali, nonché attraverso la testimonianza, nelle varie attività, dallo studio al tempo libero, dall'aiuto ai bisognosi al divertimento, avviandoli in tal modo a scoprire e assecondare la particolare vocazione per la quale Dio li ha chiamati all'esistenza.
A tale scopo e costituita l'Associazione Maria Immacolata, in sigla A.M.I.
Detta Associazione, che si regge sulla base di un Regolamento che si ispira alla spiritualità dell'Unione Catechisti, dovrà essere proposta a tutti i Gruppi e Fraternità dell'Unione Catechisti, come pure alle scuole e alle comunità dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
Art. 1 - L'A.M.I. raggruppa bambini, ragazzi, giovani e adulti, provenienti normalmente, ma non in modo esclusivo, dalle opere lasalliane e da quelle dei Catechisti, per consolidarli nel Cristianesimo, avviandoli all'apostolato catechistico adeguato alle attitudini e offrire un orientamento vocazionale.
É gestita dall'Unione Catechisti o dai Fratelli.
Art. 2 - L'A.M.I. ha come scopo quello di aiutare i suoi membri, in ragione della loro età anagrafica e psicologica,
- a conoscere la dottrina cristiana e viverne i comandamenti in un rapporto personalizzato con Gesù;
- scoprire Gesù come "Amico", coltivarne l'amicizia e comprendere che è per amore di ognuno di noi che ha patito la Croce;
- ricambiare generosamente l'amore di Gesù, pensando a Lui attraverso la preghiera, offrendogli le nostre azioni, anzi noi stessi, anche con qualche sacrificio, facendo il bene degli altri, specialmente l'apostolato tra i parenti e gli amici;
- conoscere e amare l'Immacolata come Madre e Modello.
- esercitare l'apostolato catechistico a seconda delle attitudini e dell'età
Art. 3 - L'A.M.I. persegue il suo scopo mediante:
- una intensa vita spirituale;
- una solida istruzione religiosa;
- lo sviluppo della formazione umana in Cristo;
- l'apostolato catechistico, educativo e sociale, addestrandoli nella metodologia e formandoli a dare testimonianza nelle varie circostanze della vita, dallo studio al lavoro, dalla solidarietà al divertimento
Art. 4 - In particolare l'A.M.I. si propone di orientare i suoi membri nella scelta dello stato di vita a cui Dio li chiama, aiutandoli a distinguere la voce di Dio dalle innumerevoli voci e proposte del proprio egoismo, e quelle di una società secolarizzata che rispecchia, il più delle volte, una concezione materialistica dell'uomo e del mondo.
L'A.M.I. si caratterizza pertanto come un gruppo di orientamento vocazionale, con attenzione a tutte le vocazioni: al matrimonio, al sacerdozio, allo stato religioso, segnatamente dei Fratelli delle Scuole Cristiane, alla consacrazione secolare nell'Unione Catechisti o in altri Istituti approvati dalla Chiesa.
Art. 5 - I giovani che vi aderiscono si distinguono per la carità fraterna e il desiderio di aiutarsi reciprocamente, praticando il comandamento del Signore: "Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi" ( Gv 15,12 ) e ricordando le sue parole: "Dove sono due o tre riuniti in mio nome, io sono in mezzo a lopro" ( Mt 18,20 ).
Art. 6 - Tra le diverse possibili attività si predilige la formazione ad essere Catechisti ed educatori cristiani, per irradiare sempre e dovunque, con l'esempio e con la parola, "Gesù Cristo e questi Crocifisso".
Art. 7 - I Giovani dell'A.M.I professano un amore e un culto particolare a Gesù Crocifisso, che adorano immolato e presente nell'Eucarestia, e alla Vergine Immacolata, che amano come loro Madre e Modello.
Art. 8 - I Giovani dell'A.M.I. animano la loro condotta con la generosità, la solidarietà, il cameratismo, la giovialità, la temperanza, tendendo ad acquisire un'autentica umiltà, nello spirito di fede, e a fare trasparire la gioia dell'incontro con Gesù in casa, nella scuola, tra gli amici, nel gioco e nello sport.
Eppure Gesù e l'Immacolata hanno fatto grandi promesse sia ai Catechisti che ai Fratelli delle Scuole Cristiane.
Ci crediamo davvero ai loro detti?
O fino a che punto ci crediamo?
La loro lenta attuazione non potrà forse dipendere anche da noi?
Se qualcosa va cambiata o va migliorata, non esitiamo!
Facciamo un solo esempio, quello della diffusione dell'Adorazione: perché esitare ancora nell'attuare quanto il Signore espressamente ci richiede per la sua divulgazione?
Perché aspettare?
Evidentemente le parole non bastano; occorre operare con fede e continuità sapendo di andare contro la mentalità corrente del mondo che ritiene superate le nostre aspirazioni.
Occorre verificare sempre se la nostra azione è in linea con le aspettative di Dio: in caso contrario, S. Paolo ci direbbe che battiamo l'aria.
Questi interrogativi possono apparire delle provocazioni, ma in realtà vogliono solo essere un invito alla riflessione per rievidenziare il progetto che Dio ha su di noi.
Qualora esso non ci sia ancora chiaro, preghiamo molto e studiamo per chiarircelo, e poi, una volta chiarito, non indugiamo in attesa di ulteriori conferme.
Affrettiamoci dunque perché il tempo è breve e quello che noi oggi possiamo fare, forse nessun altro lo potrà fare per noi.
Non perdiamo tempo prezioso, perché gli anni passano presto, e noi con loro.
Invito dunque tutti i membri dell'Unione ad esaminare la possibilità e l'opportunità di costituire, ove non esistano, uno o più gruppi A.M.I. in ogni luogo dove essi operano.
L'ideale parrebbe essere che ogni membro e ogni Catechista dell'Unione, in accordo con il responsabile competente, si faccia promotore di tali gruppi.
Che ce ne faremmo, carissimi Catechisti, di sedi perfettamente organizzate o di attività meravigliose se venisse a mancare la forza di condurle, perché privi di altri Catechisti che le continuino?
Cosa ce ne faremmo delle nostre sedi, se fossero vuote?
Sono personalmente convinto che il Signore in questo tempo ci chieda ogni sforzo per costituire molti gruppi giovanili secondo il suo Cuore.
Continuiamo pertanto a fare dei tentativi in questa direzione; dibattiamo con coraggio e umiltà questo problema, che pur non dispensandoci dal condurre le consuete attività di apostolato intraprese, ci sollecita a condurle con un'altra ottica.
Questa strada è certamente non facile anche a motivo dell'età di alcuni di noi, ma ritengo che sia una strada benedetta da Dio.
Non facciamoci sopraffare da futili motivi per desistere da tale ulteriore impegno, non seguiamo le voci che potrebbero accavallarsi contro.
Tutti sappiamo chi e che cosa ascoltare, e quindi andiamo avanti con umiltà ma con audacia.
A conclusione di questa lettera, riporto un brano del discorso dell'allora Cardinal Ratzinger, ora Papa, al Convegno dei Catechisti e dei docenti di Religione, tenutosi il 10 dicembre 2000.
In quel discorso veniva indicato con quale spirito accostarci ai giovani per incidere nel loro cuore e attirarli a Dio con una azione efficace: "Solo quando nella nostra anima brucerà il desiderio appassionato di portare gli uomini a Cristo, incontreremo coloro che avranno bisogno del nostro aiuto e lo accetteranno.
Solo le azioni e le parole che sgorgano dalla passione ardente di aiutare gli uomini, trovano delle occasioni per influenzare delle vite.
Lo Spirito Santo lavora solo in collaborazione con i cristiani che hanno tale desiderio nel loro cuore.
E senza di lui siamo impotenti sia a trovare coloro che sono pronti, sia, dopo averli trovati, ad aiutarli.
Non ci resta che chiedere nella preghiera che la passione delle anime nasca in noi."
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