L'universale chiamata alla santità
1 - Il Concilio Vaticano II sulla chiamata alla santità
2 - Esigenze della conversione
3 - Convertirsi alla carità
4 - Convertirsi all'umiltà
5 - Convertirsi alla giustizia
6 - Conclusione
L'universale chiamata alla santità esige la conversione alla carità, all'umiltà e alla giustizia
Il Concilio Vaticano secondo, in Lumen Gentium 40, ci ricorda che la chiamata alla santità è universale e non una vocazione riservata a pochi privilegiati come erroneamente un tempo molti pensavano:
"Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e ci ciascuno dei ai singoli suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore: 'Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste ' ( Mt 5,48 ). …
Tutti coloro che credono nel Cristo di qualunque stato o rango, sono chiamati al la pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità; tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano.
Per raggiungere questa perfezione, i fedeli … fattisi conformi alla sua immagine, in tutto obbedienti alla volontà del Padre, con piena generosità si consacrino alla gloria di Dio e al servizio del prossimo, " ( LG 40 ).
La conversione a Cristo è un cambiamento ulteriore che induce una persona a passare da una condotta cattiva o tiepida ad un comportamento autenticamente cristiano.
Questo cambiamento che riguarda evidentemente tutti gli uomini deve però trovare particolarmente sensibili i discepoli di Gesù che si sono posti al suo servizio e quindi istruiti più direttamente da lui, e tra questi fanno parte i mèmbri degli Istituti Secolari come noi Catechisti.
Noi infatti essendo inseriti nei vari ambiti della vita sociale abbiamo come nostra specifica missione quella di permeare di spirito cristiano la società in cui viviamo.
Questa nostra azione evangelizzatrice, fatta soprattutto di incidenza attraverso il buon esempio, presuppone il nostro concreto impegno ad essere esemplari ed autentici Catechisti secondo il cuore di Gesù
Un buon cristiano si esamina frequentemente per verificare se davvero e con quanto impegno compie ciò che prescrivono le leggi divine, in pratica se respinge quanto esse vietano e se fa quanto esse comandano
Ma il vero discepolo di Gesù va oltre 0 si pone l'esigenza che l'osservanza di tali comandi sia l'espressione di amore e di amore crescente per essere sempre più gradito a Dio.
Il Catechista, con l'esempio e con la parola, potrà incidere sugli altri perché siano fedeli discepoli di Gesù, a condizione che questi scoprano in lui corrispondenza tra ciò che dice e ciò che fa.
Il cammino di conversione alla santità richiede di porre a fondamento della propria vita le virtù teologali della fede, della speranza e della carità oltre quelle cardinali della prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.
In questa riflessione mi limito unicamente a qualche cenno sulla carità tra le teologali, e alla giustizia tra le cardinali, oltre a richiamare l'umiltà, come presupposto indispensabile.
Mi riferisco alla carità perché Dio è carità, e noi creati a sua immagine e somiglianza, siamo chiamati a riprodurre in noi tale virtù che riassume ciò m cui consiste l'essere cristiani, cioè persone protese a vivere in pienezza il comandamento dell'amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze e dell'amare il prossimo come se stessi come ci ha detto Gesù. ( Mt 22,40 )
Nella carità è racchiuso tutto l'insegnamento della Legge e dei Profeti.
Tratto dell'umiltà perché questa virtù colloca l'uomo nel suo giusto rapporto di creatura con il suo Creatore dal quale dipende totalmente e ininterrottamente, e nel giusto rapporto con i fratelli, tutti chiamati a condividere con lui l'eterna beatitudine, partecipando da figli al Regno di Dio: il paradiso.
L'umiltà avvicina gli uomini a Dio, perché Dio resiste ai superbi e da la sua grazia agi i umili.
Mi riferisco infine alla giustizia perché è anch'essa essenziale ad un cammino di santità facendoci tributare a Dio il culto dovuto e rendere ad ogni uomo ciò che gli spetta, ad imitazione del Creatore che dona in abbondanza a tutti.
Il riferimento a tali virtù è essenziale per una vera conversione, perché questa sussiste solo se si traduce in atti concreti di comportamento.
Fare percepire in un mondo secolarizzato che Dio è amore e che l'esigenza prima di ogni creatura è contraccambiare questo amore, è una delle istanze più impellenti per un membro di istituto secolare e per un Catechista.
È questa un'animazione spirituale dall'interno del mondo di cui la nostra epoca è veramente assetata.
Oltre a chi dichiara apertamente che "Dio non esiste", vi è poi la schiera di coloro che dicono di vivere e di operare come "se Dio non esistesse" o, in altri termini che affermano " di credere e di non credere".
Vi è poi la moltitudine di coloro che "credono in Dio", ed è la grande maggioranza, ma in quanti di questi la dichiarazione di fede si esprime in un ardente amore per il Creatore?
Almeno allo stato implicito dobbiamo ritenere di sì, ma ciò che auspichiamo è che questa adesione spirituale si traduca sempre in atti di culto esterno, come la preghiera e la partecipazione all'eucaristia.
Come Catechisti dobbiamo quindi far sentire, con la parola - pur discreta - e con l'esempio l'amore di Dio come un fatto palpabile, sempre ottimisti, pensando che Gesù ha vinto il mondo, ( Gv 16,33 )
Circa l'amore a Dio fra Leopoldo ha scritto nel suo Diario di aver chiesto a Gesù in che cosa esso consista, e di aver ricevuto da lui in risposta che esso consiste nel condurre una vita angelica e di preghiera.
È questo un diretto richiamo all'insegnamento evangelico in cui l'amore di Dio contiene anche l'amore del prossimo, secondo la parola di Gesù: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". ( Gv 15,12 )
Se nei confronti dei fratelli il nostro cuore fosse chiuso, allora non ci sarebbe in noi l'amore di Dio.
L'amore ai fratelli dovrà essere in atteggiamento costante verso di loro e non attuato saltuariamente quando veniamo spinti da occasionali sentimenti ulteriori.
Ogni giorno è chiesto al nostro cuore di essere aperto ai fratelli e di amarli come amiamo noi stessi.
Il vero cristiano porta nel cuore ogni giorno i loro problemi e le loro incertezze a differenza del cristiano superficiale che finge di non vederli, o che si sforza di non vederli, per non turbare la tranquillità della propria coscienza.
Ma questo non è da cristiani!
Il nostro cuore è aperto ai fratelli quando ci interessiamo di loro, quando li confortiamo se sono ammalati, quando prestiamo loro qualche servizio non limitandoci a dire loro: "Fatti coraggio … ", per poi defilarci il più presto possibile.
Domandiamoci in quale modo ci comportiamo in presenza di persone disoccupate o in cassa integrazione, che non sanno come affrontare le spese essenziali di ogni giorno.
Qual'è il nostro atteggiamento di fronte a chi è drogato, a chi è povero, ai delinquenti, a chi vuole abortire, a chi è sfruttato, a chi è ignorante, a chi soffre di solitudine, a chi è depresso … ?
Se rimaniamo indifferenti in presenza di queste situazioni, il nostro amore non è simile all'amore di Gesù e della sua e nostra Mamma.
Ma chi più dei Catechisti dovrebbe fare proprie le sofferenze dei fratelli e aiutarli a superarle secondo la loro possibilità?
Ci consola comunque che in molte di queste situazioni i Catechisti aprono il loro cuore sostenuti dalla forza che viene loro da Dio.
Quanto la nostra epoca necessiti di umiltà emerge intuitivamente non appena poniamo mente ad alcune massime orientative del modo di pensare.
Vi è la teoria del successo, dell'affermazione di sé, di mettersi in mostra, in netto contrasto con altri valori che vengono dichiarati, come la solidarietà e la dignità di ogni uomo.
Il Catechista trova pertanto nell'umiltà vissuta e annunciata uno dei settori più fecondi per animare il mondo in Cristo dal suo interno.
Peraltro l'umiltà non impedisce una giusta attenzione e cura di sé, ma la motivazione dovrebbe essere sempre la gloria di Dio, di cui siamo creature e anzi figli.
Circa l'umiltà occorre chiederci se per caso non siamo anche noi di quelli che rubano a Dio ciò che solo a Lui appartiene; se cioè ci appropriarne della gloria di Dio che compete solo a Lui, misconoscendo che di nostro abbiamo solo il peccato e che lo stesso bene che riusciamo a compiere, lo possiamo solo con l'aiuto di Dio.
Dobbiamo convertirci all'umiltà se guardiamo gli altri dall'alto in basso, se non ascoltiamo chi non è dotto; se facciamo finta di non conoscere chi si presenta malvestito.
E altresì se denigriamo qualcuno perché è un facile bersaglio, se offendiamo chi è povero o incapace di difendersi, se invidiarne chi si istruisce per timore che ci superi, e cose simili.
Se veniamo a trovarci in qualcuna di queste situazioni, o come attori o come spettatori, dobbiamo fare appello all'umiltà con audacia e con generosità e saper riconoscere nel prossimo i fratelli per i quali essere disposti a dare la vita ad imitazione di Gesù, che si è fatto obbediente fino alla morte per liberarci dalla schiavitù del male.
Parlare di giustizia potrebbe sembrare superfluo, tanti sono i richiami a questa virtù sul piano politico, sociale e della comunicazione.
Tuttavia occorre interpellarci se la nostra epoca cerchi veramente la giustizia.
Così ad esempio e in primo luogo, il primo atto di giustizia non dovrebbe essere riconoscere che Dio esiste e che ci è Padre?
E che dire della mancanza di giustizia verso gli innocenti ancora nel grembo materno?
E delle sperequazioni di ricchezza tra i vari popoli?
Per il Catechista si profila quindi, anche in questo settore così ampio e delicato, una proficua azione di annuncio e di testimonianza.
Per quanto riguarda la giustizia bisogna quindi dare a Dio l'amore, l'obbedienza creaturale e la lode che gli sono dovuti, e ai fratelli l'amore che serbiamo per noi stessi.
Riconoscere Dio Creatore e Signore e adorarlo per la sua grandezza e per essere stati non solo creati ma anche elevati alla dignità di figli di Dio, è uno stretto dovere di gratitudine.
Per quanto riguarda la giustizia verso il prossimo, sono molteplici le circostanze in cui va esercitata nella vita di ogni giorno, e noi Catechisti dobbiamo esserne assertori e testimoni.
Limitiamoci solo a ricordarne alcune: il defraudare la mercede agli operai è un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio; l'amore dei figli verso i genitori, e dei genitori verso i figli, è strettamente dovuto; il non danneggiare il prossimo nella sua proprietà deve essere costante attenzione.
Inoltre la giustizia non può mai essere separata dalla carità, per cui occorre comportarci superando quanto è strettamente dovuto, come ad esempio offrire un sorriso, ascoltare con pazienza una lamentela, accogliere un forestiero, servire i poveri e gli ammalati, aiutare a compilare una domanda chi non è capace di farlo, prodigarsi nel soccorrere qualcuno a trovare un lavoro o un alloggio.
In questi casi non recepiamo pensieri come: "Io cosa c'entro con queste richieste? Non tocca a me occuparmi di queste cose".
Piuttosto siamo sempre animati dal desiderio di, consolare chi soffre e di riconoscere il bene ricevuto.
Le riflessioni proposte intendono essere uno stimolo per me e per voi a non ripiegarci su noi stessi davanti alla molteplicità, talora anche complessa, delle situazioni morali, ma a tendere alla santità in ogni circostanza non solo con un vago desiderio di perfezione, ma con atti concreti, che forse ci scomodano un po', ma senza i quali si potrebbe dubitare molto dell'autenticità della nostra conversione.
Ravviarne dunque il nostro fervore e non stanchiamoci di spendere la nostra vita mettendola a servizio di Dio e dei fratelli, fino al nostro ultimo respiro.
Operiamo con ardore e semplicità con la consapevolezza di essere servi inutili, a tempo pieno.
La nostra vita infatti non ci appartiene perché siamo di Dio e a Lui consacrati.
La nostra vita nascosta in Lui riverserà nei nostri cuori una profonda gioia interiore che nessuno ci potrà togliere.
Ce la donerà quindi non solo nell'altra vita, se, come speriamo, Dio nella sua misericordia vorrà accoglierci, ma anche su questa terra, perché vivremo in Lui e Lui vivrà in noi.
Dov'è carità e amore lì c'è Dio , e dove c'è Dio c'è la gioia.