Ritiro del 12/1/2003
1 - La voce del Padre
2 - L'evento del Monte Tabor
3 - L'incarnazione
4 - Il Battesimo del Signore
5 - Immergersi nell'acqua del Giordano
6 - Tre sono quelli che danno testimonianza
7 - Il progetto di Dio che si realizza
8 - Il sangue e l'acqua
9 - La vita nuova
10 - L'uomo entra nel cuore della Trinità
Nel Nuovo Testamento questa è la prima volta che si ode la voce di Dio Padre.
Nel Nuovo Testamento ci saranno tre volte in cui si udrà la voce del Padre, mentre nell'Antico Testamento Dio aveva parlato in svariate occasioni direttamente ai Profeti, comunque la sua voce era più usuale a sentirsi.
Nel Nuovo Testamento questa è la prima volta: non appena il Battesimo avvenuto.
La seconda volta sarà con una ristrettissima cerchia di persone, quando Gesù porta con sé i discepoli preferiti, Pietro, Giacomo e Giovanni; li porta, dice il Vangelo, su un altissimo monte, sarà stato alto come Superga il Monte Tabor, ma per quelle zone è "un altissimo monte".
Sulla cima di questo monte Gesù si trasfigura divenendo splendido e luminoso.
In quella occasione la voce di Dio Padre si fa udire: "Questi è il Figlio mio, l'eletto, ascoltatelo".
La terza volta sarà subito dopo l'Ultima Cena, quando Gesù, raccolto in preghiera, parla con il padre, Gesù ormai è già in preda al timore di quello che potrà accadergli e si sfoga con il Padre: "Padre, glorifica il tuo Nome" e il Padre risponde: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò".
Ecco, questi sono i tre punti in cui si ode direttamente la voce del Padre.
Non è sempre chiaro capire in che modo questa relazione tra il Padre e il Figlio , in quale modo noi c'entriamo dentro perché sembra piuttosto che in punta di piedi noi dobbiamo entrare nella contemplazione di un mistero grandioso, di cui noi siamo coloro che contemplano perché appare evidente che il Padre, nel suo impeto di amore, si sta rivolgendo al Figlio per dirgli e per comunicargli quello che a lui sta veramente a cuore.
Nell'evento del Monte Tabor c'erano anche altri testimoni, una ritrettissima cerchia di persone, alla quale Gesù disse, mentre scendevano, non raccontate a nessuno quello che avete udito e visto se non quando sarò risuscitato.
E dice il testo evangelico: "Essi non capirono subito che cosa significasse "dopo il terzo giorno", ma poiché il Maestro aveva chiesto loro questo, essi ubbidirono.
Dunque, come mai queste parole che sono rivolte a Gesù sono giunte fino a noi? allora vuol dire che questo essere rivolte a Gesù non è esclusivo, ma è inclusivo di tutti noi e credo che questo si inserisca di buon grado nel mistero del Battesimo del Signore che conclude il tempo di Natale.
Il tempo di Natale si conclude con questa solennità, con questa domenica: perché si conclude adesso?
Gesù fu battezzato non quando era piccolo così, Gesù fu battezzato che avrà avuto circa trent'anni.
Come mai è incluso nel tempo di Natale, nella Liturgia della Chiesa, questo mistero del Battesimo del Signore?
Probabilmente fra le possibili motivazioni , c'è una forte riflessione sul mistero della incarnazione, perché è vero che il mistero della incarnazione si può concludere nella frase, nella affermazione che dice: "Dio si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi".
Su questo tutti siamo d'accordo, però l'incarnazione è molto di più di un semplice fatto biologico, cioè che Dio si sia fatto carne ed abbia abitato tra di noi.
L'Incarnazione comporta in sé l'assunzione di una vera e completa situazione.
Il far parte della natura umana non significa semplicemente essere nato come un essere umano, ma significa condividere la sorte degli esseri umani.
Certo è molto riduttivo dire "condividere la sorte", perché è molto di più ed è anche di più del dire "condividere la condizione umana": significa far parte integralmente di ciò che è la natura umana.
Sapete, nella spiritualità francescana è molto importante l'umanità di Cristo, credo che, come Unione Catechisti non possiamo dimenticare che rilevanza possa avere un tipo di spiritualità di questo genere; perché non a caso il Signore ha voluto che all'inizio di questa esperienza spirituale che adesso è un istituto secolare ci siano state queste compenetrazioni di queste due spiritualità, che confluiscono in una visione grandiosa, meravigliosa del Cristo Crocifisso e Risorto.
Quindi c'è evidentemente una partecipazione, un mistero che ci sovrasta, che trasfigura tutta la nostra contemplazione.
Siamo trascinati con il fra Leopoldo ad adorare la presenza gloriosa di Gesù siamo trascinati a contemplare il mistero della incarnazione di Gesù, una autentica incarnazione, autentico corpo che fa parte della autentica umanità nella condizione concreta in cui tutta l'umanità si trova, in tutto ciò che l'umanità esprime di se stessa sia nel bene che purtroppo anche nel male.
Certo per i primi anni, quelli dell'infanzia, i Vangeli trattano poco, i Vangeli apocrifi sono anche molto romanzati tentano di colmare il vuoto lasciato dai Libri canonici, è vero, ma i libri canonici sono ritenuti tali proprio perché lasciano il messaggio essenziale, ciò che è ritenuto veramente importante alla comprensione del mistero, non tanto all'esecuzione materiale.
L'evangelista Luca di ciò che può essere o non essere avvenuto, ad esempio, la Madonna avrà proprio detto quel "Magnificat" con quelle stesse medesime parole? o l'Evangelista Luca, essendo vissuto tanto con Maria, ha colto il suo spirito ed ha espresso un inno che sicuramente era nel cuore di Maria, ma non sappiamo se lei ha usato esattamente quelle medesime, stessissime parole.
Stessissime non si usa , ma per rendere conto che cosa vuol dire…
Attenzione bene: qui siamo nella contemplazione di un mistero che ci sovrasta: Il Battesimo del Signore è il coronamento di un'opera divina che è stupefacente e straordinaria.
Ciò che Dio ha fatto per noi: non solo si è fatto uomo, non solo, come dicono i Vangeli sinottici, egli crebbe in sapienza, pietà e grazia, che questo significa dire: crebbe secondo la natura umana.
Ma egli assume in sé il significato pieno dell'incarnazione nel momento in cui va al Giordano, perché l'opera che Gesù è venuto a compiere come Verbo di Dio è proprio questa opera grandiosa di questo Dio, che quasi spoglia se stesso.
Come si direbbe con una parola difficile: la 'kenosi', lo spogliamento di se stesso, per assumere la nostra condizione umana.
Così direbbe San Paolo nella Lettera ai Filippesi, in questo Inno meraviglioso che troviamo ( Fil 2 ), ma che è essenzialmente un motivo per riflettere.
Questo Inno apre dinnanzi a noi uno scenario di contemplazione: non è solo una spiegazione teologica, sebbene per noi sia altissima questa pagina del Nuovo Testamento.
Sicuramente però non è così facile accostarla, perché, non appena ci soffermiamo, ci accorgiamo che ogni singola lettera di ogni singola parola di questo inno apre dinanzi a noi degli scenari di contemplazione straordinari.
La spoliazione di Gesù, verbo di Dio, che assume la natura umana, non è semplicemente come annullamento di sé, ma come assunzione in sé di ciò che è veramente tutta la natura umana.
L'incarnazione dunque ha questa triplice dimensione se vogliamo, perché non è semplicemente Dio che si fa uomo e nella sua grande maestà si china sopra di noi, ma è qualche cosa di più.
Si inserisce dall'interno della nostra umanità, la assume, la fa sua in tutto ciò che c'è di bene e in tutto ciò che c'è di male.
Immergersi nell'acqua del Giordano, l'abbiamo visto già gli altri anni in occasione sempre di questo mistero, non è altro che questo: immergersi nel peccato che gli uomini hanno lasciato andare nell'acqua del Giordano.
Questa era la predicazione di Giovanni: immergetevi, lasciatevi lavare, lasciatevi purificare e Gesù, agnello senza macchia, si immerge in quell'acqua carica di peccato.
Qual'è il simbolo, qual'è il significato? È evidente: colui che è senza macchia si è caricato di tutte le nostre colpe.
Così dice Isaia: così ci fa intendere Giovanni quando dice ai suoi discepoli, vedendo Gesù da lontano: Ecco l' Agnello di Dio, ecco Colui che prende su di sé il peccato del mondo.
Ecco perché abbiamo ai piedi dell'altare maggiore questa lastra di marmo incisa con queste medesime parole.
Quindi un momento fondamentale per il nostro cammino spirituale: la contemplazione di questo mistero.
Come non intuire poi una relazione fra questo mistero che non ho sicuramente spiegato, ma che ho solo sfiorato perché si possano aprire nell'orizzonte del nostro cuore degli scenari meravigliosi, come non mettere in considerazione ciò che abbiamo sentito nella seconda lettura?
Tre sono quelli che danno testimonianza: lo spirito, l'acqua e il sangue: tre segni, tre simboli, tre realtà così importanti, così pregnanti che ci sfuggono dalla mente perché sono troppo ricchi.
Lo spirito, lo spirito è quello che ci dà testimonianza, perché ci dà testimonianza? ce lo spiegherà Gesù quando dice: "Ecco, lo Spirito Santo che io vi manderò vi condurrà alla verità tutta intera".
Lo spiegherà San Paolo nelle sue lettere quando dirà: Coloro che hanno lo spirito di Dio sono figli di Dio, oppure quando dirà: lo Spirito di Dio grida dentro di noi "Abbà Padre".
Questa è la testimonianza dello Spirito: farci figli.
In questo "farci figli" noi troviamo questa famosa terza dimensione dell'incarnazione di Gesù, e cioè la nostra partecipazione alla natura divina.
L'incarnazione ha effettivamente questo risvolto: non solo Dio che si fa uomo perché noi dobbiamo essere salvati, perché un disegno di questo genere sarebbe un po' riduttivo nell'ottica divina: non fa queste cose perché deve aggiustare i cocci che si sono rotti, Dio porta a compimento il suo progetto e il suo progetto è fare dell'uomo un essere che partecipa alla sua famiglia, fare dell'uomo un figlio.
Questo rendere l'uomo figlio non è frutto di acqua, non è frutto di sangue, ma è frutto dello Spirito.
Gesù dirà a Nicodemo: "Nicodemo, ma ciò che nasce dalla carne è carne, ma ciò che nasce dallo spirito è spirito".
La prima testimonianza è quella dello spirito, cioè a dire Dio, nella potenza dello spirito, ci lascia questa eredità, questo testimone, questa che è la cosa più importante: senza il testimone l'atleta che arriva al termine della gara perde, solo se ha il testimone in mano quindi riesce a vincere e a ottenere il premio.
Dio, nella potenza dello spirito, ci lascia questo testimone e la testimonianza dello spirito è: "Lo spirito di Dio che è in noi grida "Abbà Padre".
Quindi è questo il risvolto della incarnazione, il progetto di Dio che si realizza, il progetto di Dio che giunge alla pienezza quando Gesù prende su di sé tutti gli uomini di tutti i tempi, nella loro situazione completa.
Quando? al Giordano, al Battesimo.
Sulle spalle di Gesù eravamo tutti noi e quando Gesù ha preso tutti noi sulle sue spalle, si è aperto il cielo ed è sceso sotto forma di colomba, su chi? su Gesù? certo, ma anche su tutti quelli che Gesù aveva sulle spalle, su tutti noi, in quel momento è avvenuto il miracolo più sconvolgente che si potesse immaginare: fare dell'uomo figlio di Dio.
Il Padre fa sentire quella che è la sua volontà e che finalmente si è realizzata perché dice: "Tu sei il figlio mio diletto nel quale mi sono compiaciuto.
Certo che lo sta dicendo di Gesù, ma lo sta dicendo di tutti noi.
Sta dicendo il mio nome, il tuo nome, il suo nome, quelli che nasceranno dopo di noi, in quella frase è contenuta la voce del Padre che dice: "Tu sei il Figlio mio diletto" ecco, l'incarnazione è giunta all'apice, al momento più alto di tutto ciò che Dio poteva fare.
Ha assunto su di sé non semplicemente l'umanità come fatto biologico, ma l'umanità come fatto concreto di uomo di ogni tempo nella situazione che ha.
Questo è il terzo risvolto della incarnazione.
Poi ci sono ovviamente gli altri due testimoni: il sangue e l'acqua.
Il sangue è la testimonianza della fedeltà, della fedeltà a Dio, cioè di un legame assoluto con il Padre, che non potrà essere smosso da assolutamente niente.
Perché il Cristo Crocifisso e Risorto porta il segno delle Piaghe? perché quelle sono il sigillo tangibile della assoluta fedeltà, della priorità dell'amore incondizionato che il Figlio ha per il Padre.
Nel Figlio anche noi beneficiamo di questa assoluta dedizione, di questo amore senza confini del Figlio per il Padre, e del Padre per il Figlio.
Ecco perché rimangono i segni della Crocifissione anche dopo la Resurrezione ed ecco perché è giusto proclamare che Egli è il Crocifisso Risorto perché fino alla fine dei tempi questi saranno la testimonianza indelebile di un amore che proviene dal cuore di Dio, entra nel cuore dell'uomo e ritorna al cuore di Dio.
La testimonianza dell'acqua è la testimonianza della vita nuova, da questa azione di Dio, da questa salvezza operata da Dio scaturisce la vita nuova: acqua simbolo di vita, certo simbolo di Spirito Santo ma simbolo di vita, simbolo di rinascita, simbolo di germoglio, simbolo di effervescenza, di gioia, quell'acqua viva che zampilla, quell'acqua viva che Gesù promette alla Samaritana al pozzo e le dice: "Se tu potessi prendere quest'acqua non avresti più sete in eterno".
Di quest'acqua che è narrata dal Profeta Ezechiele ( Ez 47,1-12 ), l'acqua che esce dal tempio, quest'acqua zampillante che rinnova tutto, che purifica, che lava, che dà la vita.
Quest'acqua da cui nasce tutto l'universo, quest'acqua sulla quale aleggiava lo spirito di Dio all'inizio della creazione.
L'acqua ci ricorda la necessità della nostra risposta, la vita nuova, cioè la vita definitiva della persona umana redenta dal sangue di Cristo, inserita nella vita di Dio, testimonianza dello Spirito ci fa essere figli di Dio.
Ora capite che tutto questo esigerebbe un ciclo di insegnamenti: non ne abbiamo il tempo, forse non ne abbiamo la possibilità, ma abbiamo la possibilità della contemplazione perché su questo tema, in questo momento si è aperto dinanzi a noi un orizzonte vastissimo, nello stupore di ciò che Dio ha voluto fare per ciascun uomo di ogni tempo.
Tutto questo è inserito in questa solennità del Battesimo del Signore, che racchiude in sé il centro di tutta la storia della salvezza, centro in cui converge l'azione di Dio e la risposta dell'uomo, in Gesù Cristo la prima risposta da cui scaturisce la risposta di tutti gli uomini di tutti i tempi.
Credo che valga proprio la pena che queste parole siano incise nel nostro cuore e che possano provocare dentro di noi quell'imprescindibile senso di stupore senza del quale non è possibile avere la speranza, non è possibile nutrire un ideale, sostenere un ideale, sostenere una vita apostolica che sia surrogata veramente da una visione e la visione è questa: un segno grandioso in cui l'uomo non è l'oggetto delle cure di Dio, ma è colui che con Dio partecipa alla salvezza di tutto l'universo.
Questo è lo sconvolgente messaggio, lo sconvolgente orizzonte che ci viene proposto in questo incredibile mistero che è quello della incarnazione.
Questo mistero straordinario in cui l'uomo entra in maniera miracolosa in un impeto della grazia di Dio, di diritto, entra nel cuore della Trinità.
Ecco quello che siamo: noi misere creature egoiste vanitose, gloriose, superbe, ecco cosa ha fatto Dio di noi.
Ecco cosa deve succedere nel nostro cuore dalla contemplazione di questo mistero: deve nascere un impeto di conversione, un impeto di umiltà, un impeto di stupore: e di grandiosità per ciò che Dio ha voluto fare di ciascuno di noi.
Nella misura in cui questa unità sorgerà dentro di noi in maniera chiara, autentica, allora anche la nostra conversione sarà luminosa, sarà effervescente e sarà davvero quella lampada posta sul lucernario che illumina tutta la stanza, sarà davvero quel lievito posto nella pasta che la fa fermentare tutta, sarà davvero quella città costruita sul monte che non può essere nascosta a gli occhi di nessuno.
Sia lodato Gesù Cristo.