Ritiro del 2/3/2003
1 - La comunità di Corinto
2 - Il discernimento
3 - L'aspetto sapienziale
4 - L'aspetto carismatico
5 - Noi siamo la lettera scritta da Dio
6 - Vino nuovo in otri nuovi
7 - Mettersi in discussione
La comunità di Corinto era una chiesa molto viva ed anche effervescente, ad essa Paolo aveva già dato degli insegnamenti molto importanti, tant'è che la prima lettera che san Paolo scrive alla comunità di Corinto è per noi una continua fonte e una miniera che ci dà l'occasione di riflettere su molteplici cose.
Ma poi era accaduto che in questa comunità così effervescente , come purtroppo spesso accade, si era un po' infiltrato lo spirito del mondo e questo spirito del mondo si era manifestato con una forma di divisione e di campanilismo.
Si erano presentati degli altri personaggi vantando dei diritti o delle presentazioni ad opera di altri personaggi illustri che si sentivano in diritto di prendere la guida della comunità di Corinto e quindi di determinare ciò che dovesse essere fatto.
Paolo, che aveva veramente a cuore i suoi figli, scrive questa seconda lettera.
Qui abbiamo un brano che non è subito così facile, ma che è lo stesso molto importante - Egli si lamenta dicendo: "Ma cari figli, ma che cosa vi è successo? forse la credibilità del Vangelo è attestata da delle lettere di presentazione?
Oppure, come si dice oggi, con una mentalità molto diffusa, in base a delle raccomandazioni?
E questo metodo delle raccomandazioni oggi è talmente diffuso che taluni hanno persino pensato di trasformarlo in uno show televisivo, ma questo la dice lunga su quelli che sono i rapporti di credibilità fra le persone: non è più vero ciò che è vero, ma è vero ciò che viene detto.
Una qualsiasi stupidaggine, se la dice uno mattina, e poi qualche giorno dopo la ripete in Costanzo show è diventa una verità è perché la grande maggioranza delle persone, ha messo da parte il discernimento, e quindi la capacita di di capire dove sta il vero, e dove sta il bene, raccolgono tutto, il cammello insieme con il moscerino.
Qui io presento semplicemente alcune necessità sulle quali probabilmente varrebbe la pena di soffermarsi anche in un futuro per approfondire certe cose: il tema del discernimento è un tema fondamentale.
Il tema del discernimento è importantissimo deve poter essere presentato, ogni fedele deve essere in grado di capire il motivo per cui sta agendo e quale spirito sta seguendo nel fare certe cose.
Voi capite carissimi che il discernimento è sia dottrinale che sapienziale che carismatico: non può essere solo una di queste tre cose, deve essere l'insieme di queste tre cose in azione.
Per un autentico discernimento è necessario che io conosca ciò che Dio scrive nella Bibbia, e si chiama discernimento sapienziale: la Sapienza di Dio.
È necessario che io conosca la Scrittura per sapere qual'è l'orientamento di Dio.
Per conoscere la Scrittura è necessario però che io non mi accosti alla Scrittura esclusivamente con dei metodi critici, come si usa dire adesso esistemologici: la critica testuale, l'analisi storiografica, che sono degli strumenti, non sono i criteri quelli.
Voi mi scuserete se io sottolineo questo aspetto, ma penso di sfondare una porta aperta, però talvolta dirci le cose ci incoraggia nel nostro cammino, se già agiamo in questo modo.
Taluni teologi, talvolta addirittura biblisti, sono convinti che il metodo storico, sia divenuto il criterio per conoscere il messaggio di Dio, mentre il metodo storico, le fonti sono solo degli strumenti in nostro possesso, perché la conoscenza spirituale della Scrittura possa essere per noi più abbordabile.
Capite che se noi per esempio ci accostiamo al testo del Libro dei Re quando per esempio si parla della carestia e dove una mascella d'asino viene venduta per un prezzo esorbitante, dove si arriva addirittura all'infanticidio per cibarsi dei bambini, capite che se noi ci accostiamo semplicemente al testo sacro con una critica testuale, l'unica cosa che possiamo evincere dalla riflessione è la visione storica di quello che poteva accadere in quelle situazioni.
Ma poiché è contenuto nella Scrittura questo evento e questo testo hanno un messaggio spirituale da comunicarci? certamente sì.
Voi capite che la Sapienza non è semplicemente la scienza delle tecniche che mi permettono di avvicinarmi al testo sacro, non per niente la saggezza della Chiesa ci parla della Lectio Divina, dove confluiscono tutte queste cose, ma dove principalmente è Dio che chiarificare se stesso con la luce dello spirito, durante il tempo della meditazione.
Nel discernimento è presente l'aspetto sapienziale, che è conoscere la Scrittura, ma conoscerla dal punto di vista spirituale, non solo scientifico, ma il discernimento è anche magisteriale, quindi è necessario che io sappia non solo il senso spirituale, ma il Magistero della Chiesa sulla Scrittura perché se no il mio discernimento non sarà più un discernimento equilibrato.
È necessario che io conosca la dottrina della Chiesa e sappia il perché la Chiesa insegna certe cose piuttosto che altre, anche se l'insegnamento da se stesso rischia di essere arido.
Voi tutti credo abbiate fatto queste esperienze: se dovete trattare dei temi particolari non è sufficiente dire: "La Chiesa insegna questo", ma vi siete resi conto che è fondamentale dire: "La Chiesa insegna questo per questo e quest'altro motivo", infatti Dio nella Bibbia insegna questo e la Chiesa lo spiega in questo modo per questo motivo.
Voi vedete che i cuori si aprono, quando voi sapete dare la sapienza del Magistero della Chiesa nella luce della parola di Dio ecco che i cuori si aprono e succedono le cose più meravigliose che avete visto tante volte intorno a voi.
Ma il discernimento è anche carismatico cioè azione dello Spirito Santo nella nostra vita Il discernimento è proprio quell'esercizio dei sensi interni, di cui parla anche Sant'Ignazio, che in qualche modo hanno una specie di corrispettivo coi sensi esterni, ma che mi permettono di intuire e di capire quale è la volontà di Dio qui e adesso.
In pratica si tratta di essere capaci di imparare a conoscere le mozioni che proviamo dentro di noi, che non sono solo "emozioni", ma sono anche "mozioni".
Ci sono le emozioni spirituali, ma ci sono anche le "mozioni" spirituali ed entrambe confluiscono nella capacità del discernimento carismatico perché lo spirito di Dio nel condurci alla verità tutta intera si servirà delle sue "mozioni", cioè dee sue spinte quasi impercettibili nel calcare la nostra attenzione sull'aspetto specifico di una questione, ma anche suscita in noi "emozioni" spirituali che, in parole povere, potremmo definire come un senso di pienezza e di verità, oppure un senso di disagio.
Voi capite che quello che vi esprimo è il condensatissimo di tanti insegnamenti su quello che è il grande tema del discernimento, che è fondamentale per la vita del cristiano.
Ma vorrei anche dire un'altra cosa: tutti noi dobbiamo continuare ad esercitare dentro di noi il discernimento, ma attenzione: nessuno vivrà il discernimento in un modo omogeneo.
Il discernimento sarà sempre qualche cosa di assolutamente personale e individuale, che avrà anche l'aspetto della comunione con tutta la comunità, ma ognuno coglierà la "mozione" specifica che lo Spirito Santo produce nella propria anima.
Tutto questo perché dobbiamo capire e dobbiamo coltivare dentro di noi questo che è veramente una facoltà ed è una necessità del nostro cammino spirituale: non è solo una possibilità.
E qui Paolo sta cercando di suscitare proprio una forma di discernimento perché dice loro: "Ma come, ma non vi rendete conto anche semplicemente dal punto di vista della logica umana che la Parola di Dio non può essere considerata valida se Tizio Caio o Sempronio dicono che è valida?
La prova che la Parola di Dio è valida ed è vera e che la mia predicazione è quella autentica non è che io ho ricevuto un sigillo da Tizio, da Caio o Sempronio, ma è perché le vostre vite sono cambiate, voi infatti siete la lettera scritta da Dio, una lettera che io ho composto per grazia del Signore, ma la lettera scritta da Dio siete voi.
In pratica la lettera scritta da Dio equivale a dire: "Voi cari Corinti siete il biglietto da visita di Dio".
Quello che si dice dei Corinti, carissimi, lo si può e lo si deve dire di ciascuno di noi.
Noi siamo veramente quella lettera scritta da Dio con il dito dello Spirito Santo e che sia la presentazione più visibile e più degna di quel Dio vivente che è vivo, che è in mezzo a noi, quell'espressione di Chiesa di cui noi siamo la presenza viva ed efficace, noi siamo il prolungamento nello spazio e nel tempo di Gesù, il vivente.
Quando Paolo dice ai Corinti: "Siete voi la lettera di presentazione necessaria" lo dice anche per noi.
La gente conoscerà Dio perché conosce voi, vedendo come vi amate capiranno chi è Dio, capiranno come è Dio e quindi voi capite che è assolutamente fondamentale riuscire a costruire questa esperienza che è la carità e la comunione; perché se noi siamo la lettera di presentazione di Dio è evidente che ciò che noi rappresentiamo nel mondo deve suscitare un senso di stupore insomma, "chi vede te, vede Gesù Cristo". Non ci hai mai pensato?
Il tuo modo di fare, il tuo tratto, la tua intelligenza, la tua gentilezza, la tua carità, la tua generosità sono tutte lettere che testimoniano che Gesù Cristo vive in te e tu vivi in Gesù Cristo.
Ecco che cosa evoca in me questi pochi versetti di questa seconda Lettera che Paolo ha scritto alla Comunità di Corinto proprio per dirgli con il cuore in mano: "Ma figli miei, non lasciatevi tagliare così facilmente la strada", basta una sciocchezza del genere perché voi vediate, basta che uno vi faccia ragionare come il mondo che voi ragionate come il mondo?
Ma tutto quello che avete ricevuto da me dove è finito? vi siete già dimenticati che siete voi la mia lettera di presentazione?
A questo punto di riferimento, punto di riflessione, voglio semplicemente aggiungere qualche cosa che proviene dal Vangelo, dove avete sentito non tanto il discorso del digiuno, perché può essere affrontato anche in altre occasioni, quanto piuttosto il paragone dell'otre: vino nuovo in otri nuovi.
l'otre nuovo è un otre che ha mantenuto dentro di sé una certa freschezza nelle sue fibre e quando le fibre di quest'otre sono fresche significa che sono elastiche, significa che sanno adattarsi alla situazione e sanno anche sopportare delle situazioni di stress.
Il vino nuovo è un vino frizzante generalmente, un vino che produce con la fermentazione una certa quantità di gas.
Se l'otre è vecchio e dunque le fibre dell'otre sono già state disidratate, perché la presenza dell'alcool del vino le ha disidratate, se tu metti un vino giovane, fresco, frizzante dentro un otre che ha già perso la freschezza delle fibre, quindi non è più elastico, l'otre si spaccherà perché non è più in grado di sostenere lo stress e si squarcia,;ma il vino frizzante e fresco va depositato in un otre che abbia conservato dentro di sé la capacità di essere elastico.
Il Signore ci sta facendo questo paragone forse proprio per questa ragione.
Egli ci dice: "Io vi do sempre vino giovane, frizzante, effervescente" dovete fare in modo di essere otri nuovi, dove per nuovo qui non si intende semplicemente definitivo, ma si intende con quelle caratteristiche che individuano un otre nuovo e cioè specificamente l'elasticità.
Ora, che cos'è che ti rende elastico? non certo la flessibilità delle tue giunture perché il nostro corpo segue le leggi del divenire e quindi, col passare del tempo, si calcifica, si decalcifica, si consuma e quindi l'elasticità fisica può diminuire, ma di questo nessuno si stupisce.
L'elasticità di cui ci parla il Signore è una elasticità psichica e spirituale.
Perché dico prima psichica e poi spirituale? per una semplice ragione: se noi facciamo mente locale è proprio così, i nostri problemi non stanno spesso nella nostra sfera spirituale, spesso risiedono nella sfera psichica perché spiritualmente, con molta probabilità, avvertiamo dentro di noi quando il Signore ci invita a cambiare o a modificare il nostro atteggiamento, ma la difficoltà sorge in noi non tanto nella nostra spiritualità, quanto nella nostra capacità di adattare le illuminazioni dello Spirito Santo alla nostra vita concreta.
Lì siamo sclerotizzati, e siamo diventati con il cuore di pietra, le abitudini hanno preso il posto nella grazia.
La grazia ci spinge sempre alla novità, al cambiamento, alla variazione, all'adattarsi.
Le abitudini invece si oppongono alla grazia e ci sclerotizzano, perché ci dicono: "abbiamo sempre fatto così , abbiamo già provato a fare così, abbiamo visto che dava questi risultati e quindi andiamo avanti su questa linea".
Ma quella ispirazione andava bene quella volta, non ti ricordi che lo Spirito Santo è colui che fa nuove tutte le cose? vuol dire che ti adatterà a tutte le situazioni nuove.
Ma se tu dentro di te non coltivi la volontà di essere una persona elastica, allora anche le ispirazioni che ricevi nel tuo spirito resteranno sterili.
La difficoltà sta dunque nella sfera psichica, diventare persone elastiche significa, tra le tante cose possibili, per esempio, essere disposti a mettersi in discussione, essere disposti a togliersi la corona dalla testa, essere disposti a ridere di noi stessi, a sorridere e magari anche a ridere di noi stessi, a non prenderci troppo sul serio, ad avere una visione non troppo alta di noi stessi.
Quindi questo esempio dell'otre nuovo in cui si versa vino nuovo credo che per noi, nella giornata di Ritiro, sia veramente il toccasana, l'essere capaci di restare e di diventare ogni giorno delle persone nuove implica da parte nostra la volontà di esaminare noi stessi prendendo le distanze da noi stessi.
Vedete che c'è una specie di eco, una specie di richiamo a quello che si diceva di là prima sull'empietà?
L'empietà significa che io faccio le cose per me stesso e non le faccio per Do, la non elasticità significa che io mi sono sclerotizzato su me stesso, sui miei modi di fare e non sulla novità di Dio.
La pietà significa vivere per Dio, l'elasticità significa mettersi a disposizione di Dio qualunque cosa Lui si aspetti da me.
Ho paura? è possibile, ma io devo ricordare che con Dio nulla è impossibile e anche se io mi sento indegno e incapace posso ripetere insieme ai Profeti: "Signore, sono piccolo, sono debole" e il Signore dirà: "Ma io ti mando, ma io ti purifico, ma io ti ho scelto".
In qualunque caso e in qualunque situazione siamo noi: questo può essere un motivo che ci toglie dal timore di diventare elastici, dal timore di rigettarci veramente, autenticamente alla sequela di Gesù Cristo in una disponibilità totale.
Sia lodato Gesù Cristo.