Ritiro del 11/2/2007
1 - Gesù partecipa alle nostre gioie e alle nostre sofferenze
2 - Le piaghe di Cristo sanguinano ancora
3 - Cristo ci chiama a collaborare con lui per la salvezza del mondo
"Tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura …
E questo perché io possa conoscere lui; la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti". ( Fil 3,8.11 )
Un vero cristiano che, come abbiamo già detto, abita nel cuore di Gesù, non potrà mai essere disperatamente triste, per quante difficoltà possa incontrare, perché sa di essere costantemente avvolto dall'amore di Dio.
La gioia e la pace è, o dovrebbe essere, la caratteristica di ogni cristiano.
Tale gioia non dovrà essere però circoscritta a qualche momento di euforia, o a particolari momenti in cui avvertiamo, anche sensibilmente, la dolcezza dell'intimità con il Signore, ma dovrà permanere anche nei momenti in cui la stanchezza, qualche malanno o qualche tensione riguardante i rapporti famigliari, sociali o lavorativi turbano la nostra calma e serenità.
Le difficoltà e le sofferenze fanno parte della condizione degli uomini sulla terra, che pur essendo limitati e peccatori, sono chiamati a riprodurre sempre più perfettamente in sé, la perfezione di Cristo.
Questo stile di vita dovrà contraddistinguere il comportamento dei cristiani sia quando va loro tutto bene, sia quando sembra che vada loro tutto male; cioè in ogni condizione o stato di vita.
Vivere così può essere talvolta difficile, ma non è impossibile a coloro che abitano in quel braciere ardente d'amore che è il cuore di Gesù.
Quando si presentano delle amarezze il cristiano che abita nel cuore di Gesù non rimane schiacciato né si abbatte scoraggiato sotto il peso di queste vere o presunte difficoltà, ma guarda con fede il Crocifisso per unire le sue alle sofferenze di Gesù e trovare in Lui la forza per superare ogni difficoltà.
Gesù non è insensibile a ciò che ci accade, per questo gioisce con noi quando siamo nella gioia, soffre con noi quando soffriamo, perdona con noi quando perdoniamo e ama con noi tutti i suoi e nostri fratelli.
Il cuore squarciato di Cristo e tutte le sue piaghe sacratissime e gloriose sanguinano ancora, carissimi, e continueranno a sanguinare fino alla piena realizzazione del suo Regno alla fine del mondo.
Ma perché sanguinano ancora?
Com'è possibile che il Corpo glorioso di Cristo sanguini ancora, dal momento che il Risorto nella gloria del suo Regno non soffre più?
È vero, Gesù nella gloria del suo Regno non soffre più, perché il suo sacrificio cruento si è consumato in quel terribile Venerdì Santo in cui storicamente Gesù è stato crocifisso; Egli non soffre più, ma in qualche modo, ancora a noi misterioso, Gesù soffre ancora nei suo Corpo che è la Chiesa.
Gesù, capo di questo Mistico Corpo, soffre ancora nelle sue membra e cioè, nei "crocifissi" di ogni tempo, che sono i tribolati, i malati, i perseguitati, gli affamati … e tutti coloro che completano nella loro carne ciò che manca alla sua passione.
Le nostre sofferenze, unite alle sofferenze di Gesù, sono sorgente di salvezza.
Il sangue versato da Gesù nel suo sacrificio, fluisce ancora dalle sue piaghe sacratissime e gloriose per essere incessantemente comunicato nei sacramenti della Chiesa, istituita da Gesù perché gli uomini di ogni tempo potessero partecipare al suo sacrificio, e fossero lavati e rigenerati dal suo sangue prezioso, senza del quale nessuno potrà ottenere la salvezza.
Amore obbediente che si fa sofferenza, e sofferenza che si fa amore per la gloria del Padre e la nostra salvezza, è la sintesi di tutta la vita di Gesù.
Gesù non poteva amarci di più!
Come rispondere allora a tanto amore?
La risposta ad un così grande amore non potrà che essere una risposta d'amore e di un amore forte e concreto, umile e puro, docile e generoso … un amore che si manifesti nel fare propri i suoi sentimenti di amore e di perdono.
Il nostro stare in Cristo ci porterà:
- a glorificare il Padre con Gesù, e mossi dai suo Spirito
- a donarci ai fratelli e per i fratelli, come ha fatto Gesù.
Questo è l'obiettivo al quale tendere e, se diversi potranno essere i cammini per raggiungerlo, identico dovrà esserne lo spirito.
Chi non crederà al fiume di vita divina che invaderà i cuori di coloro che "volgeranno lo sguardo a Colui che è stato trafitto" per la salvezza del mondo, non gusterà l'intimità d'amore con Gesù, e il suo amore per Lui non andrà mai oltre la mediocrità.
Occorre guardare Gesù per essere da lui salvati.
Gesù stesso spiega a Nicodemo, e quindi a tutti noi, che è necessario che il Figlio dell'uomo sia innalzato sulla croce e quindi glorificato, perché gli uomini possano avere la vita eterna: "E come Mosè innalzò il serpente nel deserto così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna".
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in fui non muoia ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
Il giudizio è questo: la luce è venuta nei mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.
Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.
Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio". ( Gv 3,14-21 )
Ecco dunque delineato uno stile di vita per diventare santi.
Per questo siamo stati creati; tutta la nostra vita va finalizzata alla santità e quindi alla salvezza.
Lasciarci salvare da Gesù equivale al permettere allo Spirito Santo di trasformarci in altri Gesù, equivale all'accostarci a Lui per essere lavati dal suo sangue prezioso e nutriti del suo Corpo immacolato.
Camminiamo dunque in santità di vita, avendo sempre presente che là vita terrena è breve.
Chi non si lascerà salvare nel tempo che gli è dato in questa vita terrena, non potrà essere salvato nella vita futura e avrà sprecato la sua esistenza.
Che a nessuno accada questa tremenda e irreparabile sciagura, perché Dio non ci ha creati per il buio, la perdizione e la morte, ma per partecipare da figli al suo Regno di verità, di giustizia, di amore e di pace.
Gesù è l'unico salvatore al quale gli uomini devono volgersi per raggiungere il fine per cui sono stati creati.
Siamo stati amati di un amore infinito che è l'amore stesso di Dio; testimonianza di questo amore è la Croce di Cristo.
Per essere salvati, occorre riconoscere questo amore e accoglierlo con gioia.
L'amore di Gesù è talmente grande da cancellare e "dimenticare" i peccati di chi sinceramente pentito glieli offre perché li possa distruggere; Egli distrugge anche i peccati più gravi degli uomini a condizione che essi riconoscano il suo amore e vogliano essere salvati.
Pare purtroppo che gli uomini di oggi non abbiano più tempo per pensare all'amore di Gesù e, purtroppo, a forza di non pensarci finiscono di dimenticarsi che Dio li ama fino alla morte di croce.
"Questa indifferenza religiosa, va di pari passo con il progresso civile moderno delle popolazioni, ma la 'modernità' non ne è la vera causa, ma semplicemente il terreno adatto dove l'indifferenza alligna e si espande, alimentata dall'ideologia del benessere, che pone come scopo unico dell'esistenza umana il raggiungimento del maggior grado possibile di benessere sia fisico, sia psichico e spirituale:
- il culto del corpo,
- l'eliminazione di ogni pur minima sofferenza,
- la possibilità di soddisfare tutti i propri desideri e tutte le proprie esigenze,
- l'abbandono della fede per immergersi nell'esoterismo e nella magia.
Come nei secoli passati, ha preso corpo una visone negativa del Cristianesimo, a maggior ragione oggi, i sostenitori dell'ideologia del benessere, vedono nella religione cristiana e nei suoi precetti morali un ostacolo al conseguimento della piena felicità umana, perché impone sacrifici e rinunce, specie in campo morale, contrariamente a quanto avviene nelle religioni orientali e nella religione dolce e appagante della New-Age."
Questa indifferenza religiosa, si insinua non solo tra i laici, ma purtroppo anche a livello di non pochi sacerdoti e religiosi.
Guardare il Crocifisso con gli occhi di Maria e rivolgersi a Lui con parole di amore, sembra oggi una sdolcinatura non conveniente a persone adulte.
Un simile atteggiamento porta, purtroppo a lungo andare, a diventare calcolatori freddi, gretti e arcigni, davanti ai quali, quanti sperano nel Signore, si allontanano disgustati.
Questo spiega il perché siano così rare ai nostri tempi le risposte di quanti il Signore chiama a seguirlo più da vicino.
Egli non ha smesso di chiamare, ma noi spesso facciamo velo a Lui perché non siamo più un riflesso del suo amore.
Che fare? Occorre risvegliare la fame e la sete di Dio, latenti nel cuore dell'uomo, evidenziando, come suggeriscono alcuni, che questa nostra società è ormai diventata la società "del malessere", sperimentato particolarmente dai giovani, molti dei quali disprezzano la vita fino a perderla inesorabilmente.
La quaresima e la Pasqua di risurrezione orientano il nostro cammino, così spesso oscuro e apparentemente senza senso; il mistero di Dio illumina il mistero che ogni uomo è a se stesso, in una prospettiva luminosa di felicità, già in questo mondo: ma occorre liberarsi da ogni residuo di razionalismo e di materialismo e aprirsi al mistero, realizzare questo da soli è molto difficile, ma insieme ad altri, in aggregazioni che propongano intense esperienze comunitarie di riflessione e di preghiera è possibile.
Allora soltanto si potrà uscire dall'indifferenza, per sperimentare con S. Agostino che l'uomo è fatto per Dio, nel quale soltanto il suo cuore inquieto può trovare la pace.
Occorre dunque fare in modo che si creda all'amore di Dio, ripresentando il Figlio suo morto per la nostra salvezza.
Non c'è' altro da fare per salvare questo mondo incancrenito nell'indifferenza religiosa che conduce ogni giorno di più verso il buio e la disperazione.
Ripresentare il Crocifisso è la missione che Dio ha affidato e affida ai Catechisti, e sulla quale saranno giudicati al termine della loro vita.
Dio non guarda tanto i risultati raggiunti, ma all'amore messo per raggiungerli.
L'efficacia del nostro zelo, richiede il farcì trasparenza di Lui all'interno del cui cuore costantemente abitiamo, o siamo chiamata ad abitare.