Settembre 2014
Movimento Adoratori di Gesù Crocifisso Cenacoli di adorazione-evangelizzazione
Riflessioni da proporre nei Cenacoli serali del 1° venerdì del mese
La misericordia è quella radicale propensione ad operare il bene degli altri, sopratutto se bisognosi.
Questa virtù è rimasta nel cuore umano anche dopo il peccato originale.
In noi creature umane questa virtù richiede umiltà in chi deve darla e umiltà in chi deve riceverla.
Chi infatti è orgoglioso, centrato su se stesso, prepotente,egoista, non è misericordioso con nessuno.
Ma anche chi, per orgoglio, non vuol riconoscere la propria miseria, le debolezze,i bisogni e i peccati, non ritiene di meritare compassione,di essere aiutato,corretto, perdonato.
La misericordia richiede un cuore grande, pronto a donare.
Per questo è soprattutto virtù divina.
Misericordia vuol dire cuore, attenzione, amore, premura, zelo, solerzia per il misero, il povero il sofferente, il bisognoso.
Ma perché il misericordioso possa esercitare misericordia,occorre che il miserando si riconosca tale e sia disposto a essere aiutato.
Il che non sempre avviene, soprattutto quando si tratta di mali o miserie dello spirito, come l'attaccamento a falsità e peccati.
Così proprio chi avrebbe maggior bisogno di convertirsi lancia accuse di invadenza, dispotismo, aggressività a chi sarebbe disposto a illuminarlo e correggerlo.
La meditazione che segue, incentrata sulla sapienza della Croce, è stata tratta da riflessioni stralciate da una circolare del Ven. fr. Teodoreto del 1936, intitolata: "Cum Christo quocunque ierit".
I pensieri esposti sono direttamente ricavati dall'intimità con Gesù e dalla lettura del Vangelo.
La struttura del discorso, impostato come un colloquio di Gesù con il fedele, richiama l'atmosfera dell'Imitazione di Cristo.
Consapevole della sua origine, un vero cristiano desidera egli pure i patimenti, le croci e la morte al mondo, alla carne, al peccato, per vivere secondo Gesù Cristo in Dio, desidera infatti essere un altro Gesù Cristo, e poter dire con S. Paolo:" non sono più io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me".
Un vero cristiano seguirà Gesù, che è via, verità e vita, non solo nella gioia e prosperità, ma anche nei dolori e nelle avversità, se avrà cura di trasportarsi ogni giorno, con la meditazione, sopra il Calvario ove udrà Gesù che gli parlerà efficacemente al cuore con espressioni di questo genere: "Ricordati, o figlio, che tutti i miei seguaci hanno crocifisso la loro carne e le loro passioni.
Sappi che non c'è via di mezzo: o essere con Me, o contro di Me
Vedi in quale abbandono mi trovo!
Molti ridono della mia Croce come di una stoltezza.
Altri, peggiori ancora, la disprezzano,la calpestano.
E i miei figli cosa fanno?
Quei figli nutriti alla mia mensa, animati con la mia vita, istruiti alla mia scuola, invece di consolarmi e difendermi seguono, in pratica, il mondo, fuggendo la mia povertà, cercando la soddisfazione dei sensi e allontanando le umiliazioni della mia Croce.
Ho molti amici della mia mensa, ma pochi della mia Croce.
Ho pregato per i miei crocifissori, mi sono umiliato tanto da sembrare verme piuttosto che uomo,e vedo attorno a me molti superbi, gonfi dei propri talenti, che disprezzano gli altri e si vendicano inesorabilmente di piccoli torti o di umiliazione ricevute.
Si dicono miei discepoli, ma non lo sono perché fuggono ogni sofferenza, si lamentano di ogni minimo dolore, aborriscono le penitenze e gli strumenti di penitenza, vogliono conciliare le pratiche di pietà con una mortificazione dissimulata e quasi raffinata.
Mi vedono inchiodato sulla Croce, incoronato di spine e abbeverato di aceto, ed essi cercano le comodità e assecondano la golosità".
"Se offro loro qualche Croce, invece di considerarla come un dono, la trascinano con impazienza o la portano con lagnanze e mormorazioni volontarie, senza comprendere il favore che faccio loro aiutandoli a pagare, con una pena minima e meritoria, gli enormi loro debiti contratti con la divina giustizia.
Vorrebbero la gioia del Cielo, senza bere il calice dei patimenti, ma non sanno quello che mi domandano.
Come fu necessario per me, così lo è per loro: "oportet"( occorre ) che entrino nel Regno dei Cieli per mezzo di molte tribolazioni e di molte Croci.
Si gloriano di essere figli adottivi di Dio e non comprendono che l'Eterno Padre deve trattare quelli che ama come trattò il Figlio Unigenito.
Del resto il mistero e l'amore della Croce non si impara alla scuola dei filosofi, ne per mezzo dei sensi e della ragione, ma ritornando ogni giorno, con l'orazione, ai miei piedi e praticando ciò che Io insegno.
Qui si impara la scienza che trasforma, con la pazienza, i dolori più acuti in delizie; la povertà più squallida nella ricchezza più ambita; le umiliazioni più profonde nella gloria più sublime.
Ricordati di venire ogni giorno alla mia scuola ove ti spiegherò il gran mistero della Croce, sconosciuto alla maggior parte degli uomini, e dove conoscerai che il vero sapiente è quello che sa portar meglio la sua Croce.
Tu sei destinato ad essere tempio dello Spirito Santo e pietra viva della celeste Gerusalemme, ma non arriverai a tale gloria se non ti lasci lavorare dal martello e dallo scalpello della sofferenza.
Devi come l'oro, essere raffinato, o almeno, come il ferro, perdere la ruggine nel fuoco del dolore.
Sei il buon grano del Padre Celeste, ma non puoi entrare nel suo granaio senza essere purificato dal crivello della tribolazione.
Nessuno, su questa terra, può sottrarsi al dolore; o si soffre da santi, come ho sofferto Io, o si soffre da penitenti, come sofferse il buon Ladrone, oppure si soffre senza merito e assai più, perché privi del conforto della mia grazia e sotto il tormento del nemico infernale".
"Se tu porterai la tua Croce, essa diventerà quel giogo soave che Io stesso porterò con te e, in questo mare burrascoso della vita, si cambierà in nave che ti condurrà al porto della salute, ovvero si trasformerà in due potenti ali che solleveranno l'anima tua in Cielo.
La Croce è quel legno che fa divampare il sacro fuoco del più puro amore di Dio e spande quella luce soprannaturale che mette in fuga le tenebre dello spirito.
Le anime che ricusano la Croce non faranno mai nulla di bene, esse sono come terre incolte che producono solamente erbacce e spine; ovvero come acque stagnanti che diventano inutili e dannose.
La Croce portata volentieri dà forza per vincere tutti i nemici e fa gustare gioie superiori a tutte le altre.
Il tuo paradiso terrestre starà nel portare la Croce per amor mio, perché in grazia di essa verrà sopra di te quanto vi è di più grande nella terra e nel e nel Cielo.
Ogni volta che i mondani, con i loro disprezzi e con le loro persecuzioni ti procureranno qualche Croce, ti regalano, senza volerlo, dei veri gioielli, ti innalzano su di un trono e ti incoronano di meriti.
Per i patimenti e la Croce Io ebbi un Nome superiore a ogni altro nome, innanzi al quale si piegano il Cielo, la terra agli abissi.
L'amore ai patimenti è un dono superiore a quello dei miracoli e la gloria di chi sa ben patire è talmente grande che gli Angeli e Dio steso la contemplano come il più bello degli spettacoli".
Edificazione reciproca
Col cuore e la mente piena di questi sublimi insegnamenti di Gesù stimoliamo noi stessi e le persone che gemono sotto il peso della Croce, che incontrano ogni giorno sul loro cammino, a portarla per amore di Gesù.
Una breve tribolazione ci apporterà una eternità di gloria!
Soffriamo volentieri.
Perché soltanto quelli che si fanno violenza rapiscono il Regno di Dio.
Chi vuol seguire Gesù deve rinnegare se stesso, prendere la propria Croce e portarla con Lui.
In Cielo saranno coronati solamente quelli che avranno perseverato fino alla fine a portare la Croce e a combattere secondo le regole del S. Vangelo.
Se soffriremo con Gesù Cristo, regneremo con Lui.
Con le meditazioni giornaliere il vero cristiano verrà ad avere una volontà docile alla grazia dello Spirito Santo che lo trasformerà in un vero eroe di Gesù Cristo e gli darà la fortezza necessaria per affrontare e vincere i giudizi e le contrarietà di amici, di conoscenti e di parenti che vorrebbero distoglierlo dalla via intrapresa.
Tale grazia lo porterà, anzi, a calpestare il mondo, l'inferno, le proprie passioni, la propria volontà, e fare tutti i sacrifici richiesti per salire il Calvario e morire in Croce con Gesù.
• Inondami, Signore, nel sangue del tuo capo incoronato di spine affinché mi possa purificare dai peccati della mia mente.
• Lavami dal sangue delle tue dolorose frustate per liberarmi da tutti i disordini dei miei sensi.
• Fa' che ti aiuti a potare la croce come il Cireneo per tutti i peccati di orgoglio che ho commesso.
• Fa' che la mia lingua taccia come hai fatto davanti ad Erode per riparare tutte le mie parole che hanno ferito il prossimo.
• Che io tocchi con timore i fori delle tue sacre mani per riscattare tutto ciò che non hanno fatto le mie.
• Che io tocchi con timore anche i fori dei tuoi piedi per riscattare l'indifferenza dei miei verso i bisognosi.
• Immergimi nella ferita del tuo doloroso costato affinché ripari con gioia la mia mancanza dì amore
Tu hai pianto sulle mie indegnità.
Io ho pianto sulle Tue piaghe.
Piaghe, sopra le mie indegnità, sulla mia miseria.
Tu, che hai pianto perché non potevi essere realmente miseria come me, fa' che il mio pianto sia unito al Tuo in ogni momento della vita.