6 Marzo 2015

Come i cristiani devono vivere la Quaresima

I cristiani vivono la Quaresima con la disponibilità a percorrere un cammino di conversione che permetta loro di crescere nelle propria personale amicizia con il Signore ed anche per suggerire, alle persone che avranno modo di contattare, l'importanza di essere amici del Signore come più avanti cercheremo di approfondire.

"La vita si rafforza donandola e si indebolisce nell'isolamento e nell'agio … coloro che sfruttano di più le possibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si affezionano a scelte di misericordia" fuori dagli schemi: in questo si attua il fine della missione che è quello di dare, con gioia, la vita.

Poiché il donare la vita fa sgorgare la gioia, un evangelizzatore dovrebbe mostrare sempre una faccia serena e gioiosa.

Possa la gente del nostro tempo ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore e che abbiano nel cuore la gioia di Cristo.

"Viviamo la Quaresima come un tempo 'eucaristico', nel quale, accogliendo l'amore di Gesù, impariamo a diffonderlo attorno a noi con ogni gesto e parola.

Contemplare 'Colui che hanno trafitto' ci spingerà ad aprire il cuore agli altri, riconoscendo le ferite inferte alla dignità dell'essere umano; ci spingerà, in particolare, a combattere ogni disprezzo della vita e di sfruttamento della persona e ad alleviare i drammi della solitudine e dell'abbandono di tante persone" ( Benedetto XVI - Quaresima 2007. )

Con l'imposizione delle Ceneri che, come ogni anno, dà inizio alla Quaresima in preparazione alla solenne celebrazione della Pasqua, inizia il tempo liturgico nel quale la Chiesa ci invita ad una più intensa preghiera, alla mortificazione, al digiuno e ad opere di carità; un tempo in cui siamo sollecitati a verificare la nostra vita interiore, per vedere se occorra migliorare il nostro rapporto di intimità con Dio e come possiamo crescere nella carità fraterna.

Quaresima: tempo di conversione e di crescita

Vivremo bene il tempo di Quaresima solo se disporremo i nostri cuori, non solo a parole, ad un cammino di conversione per rendere la nostra vita sempre più conforme al progetto di Dio su di noi.

Anche oggi Dio e la Chiesa continuano a chiamare tutti, ed in modo particolare i battezzati, ad essere degli evangelizzatori dell'amore misericordioso del Signore.

Siamo davvero degli evangelizzatori impegnati a vivere concretamente l'amore a Dio e ai fratelli?

Possiamo essere evangelizzatori credibili, senza impegnarci in prima persona a lasciarci evangelizzare da Gesù?

La liturgia di questo tempo di penitenza ci ricorda che la nostra vita sulla terra è come un soffio che rapidamente si dilegua lasciando nel nostro spirito solo ciò che liberamente avremo costruito o distrutto.

In questo tempo di Quaresima ci viene maggiormente presentato "il Figlio dell'uomo" dato nelle mani dei gentili: schernito, flagellato, coperto di sputi, ucciso e risorto il terzo giorno ( Cfr. Lc 18 )

Alla luce di questi fatti esaminiamo ora la nostra coscienza per migliorare, qualora occorra, ciò che va perfezionato.

Decidersi per la conversione

Cari amici, in questo tempo di Quaresima la fede ci invita a guardare al futuro nella luce della speranza, perché il mondo è stato salvato e Gesù è vivo in mezzo a noi con la forza invincibile del suo amore.

La presenza del Risorto ci fa certi che il mondo non vincerà e che l'ultima parola è quella del bene, della vita e della verità.

Il tempo che Dio ci dona è un tempo prezioso che va investito e non dissipato.

Ogni istante che passa non tornerà mai più.

Tocca a noi, nella fedeltà quotidiana, scrivere parole che non passeranno.

La prima parola che dobbiamo stampare a caratteri indelebili é "conversione".

Il tempo ci è dato per conoscere amare e servire Dio.

Solo così la nostra vita ha un senso e una direzione.

Convertirsi significa mettere Dio al primo posto.

Sia Gesù il nostro amore, il nostro maestro e la nostra guida.

Fissiamo lo sguardo verso la meta dell'eternità e, giorno dopo giorno, avanziamo sulla via della salvezza e della gioia.

Camminiamo insieme con Gesù e Maria e con tutta la Chiesa del cielo e della terra …

Insieme proseguiamo con fiducia questo meraviglioso cammino ( riflessioni di Padre Livio, del 1° gennaio 2015 )

Che cosa si aspetta Dio dalle sue creature?

Dio dalle sue creature si aspetta amore, e solo amore.

La mortificazione che gli è più gradita è quella di continuare ad amarlo anche quando ci costa.

Il tempo di Quaresima ci ricorda anche la necessità di disciplinare il nostro corpo con la mortificazione, evitando di compiere azioni frivole o di cullarci in pensieri a Lui non graditi.

I seguaci di Cristo, infatti, hanno crocifisso la carne con le sue passioni e concupiscenze ( Gal 5,24 ).

La mortificazione del corpo, con i suoi appetiti disordinati, non ha lo scopo di imporre disagi e privazioni al corpo per il gusto di farlo soffrire, ma di disciplinare e vincere la sua tendenza che spesso si oppone alla vita della grazia.

San Paolo, che aveva tanto sofferto per Cristo, non se ne riteneva dispensato e diceva: "maltratto il mio corpo e lo rendo schiavo, perché non avvenga che dopo aver predicato agli altri, rimanga io disapprovato" ( 1 Cor 9,27 ).

Necessità di contemplare la sofferenza di Gesù Crocifisso

Per l'anima che aspira all'unione con Dio, la penitenza non é solo un mezzo per assoggettare la carne allo spirito, ma anche un mezzo per assomigliare maggiormente a Cristo, per produrre e prolungare nel proprio corpo la sua Passione.

Chi davvero ama, desidera partecipare alle gioie e alle sofferenze della persona amata.

Ciò avviene anche nei veri amanti del Crocifisso.

Per un battezzato, inoltre consacrato a Dio per il Battesimo, é un onore poter dividere, almeno in piccola parte, la Passione di Cristo.

"Quanto a me, dice San Paolo, lungi dal gloriarmi d'altro che della Croce del Signore nostro Gesù Cristo, per la quale il mondo é stato per me crocifisso ed io per il mondo" ( Gal 6,14 ).

La mortificazione comprende anche la pratica del digiuno, spesso emarginato dalle nostre vedute.

Di digiuni poi ve ne sono tanti, oltre alla sobrietà nel mangiare e bere si digiuna anche astenendosi nel veder trasmissioni televisive frivole, evitando inutili chiacchiere, ecc.

Ogni mortificazione, compreso il digiuno, va tuttavia sempre fatta con sano equilibrio e, per i digiuni più impegnativi, con il permesso del proprio direttore spirituale.

La mortificazione è gradita a Dio solo se esprime amore; Dio infatti non sa che farsene di eventuali nostre penitenze e della nostra osservanza esteriore di buoni comportamenti se non sono espressione di amore perché ciò che conta per Lui è solo ed esclusivamente l'amore a Lui e l'amore ai fratelli.

Gesù nella Sua Passione ha sofferto dolori indescrivibili, ma ciò che diede valore infinito alle Sue sofferenze fu l'amore per il Padre, con il quale era incessantemente unito e la salvezza degli uomini, per i quali stava donando la propria vita.

All'amore vero si oppone l'indifferenza.

L'indifferenza [ di fronte all'amore di Dio ] è un trauma che paralizza il flusso della vita, rende freddi, insensibili, incapaci di cogliere il palpitare della vita. ( Elie Wiesel )

Le piaghe di Cristo sanguinano ancora

Il Cuore squarciato di Cristo e tutte le sue piaghe sanguinanti e gloriose sanguinano ancora, carissimi, e continuano a sanguinare fino alla piena realizzazione del Suo Regno celeste alla fine del mondo.

Gesù continua a soffrire nel suo Corpo Mistico che è la Chiesa, soffre ancora nelle sue membra che sono i "crocifissi" di ogni tempo: i tribolati, i malati, i perseguitati, gli affamati … e in tutti coloro che completano nella loro carne ciò che manca alla Sua passione.

Le nostre sofferenze, unite a quelle di Gesù, sono sorgente di salvezza.

Il sangue versato da Gesù nel suo sacrificio fluisce ancora dalle sue piaghe per essere incessantemente comunicato nei sacramenti della Chiesa istituita da Gesù perché gli uomini di ogni tempo potessero partecipare al Suo Sacrificio.

É questa la sintesi di tutta la vita di Gesù: un amore obbediente che si fa sofferenza e una sofferenza che si fa amore per la gloria del Padre e la nostra salvezza.

Prima di amare Colui che ci ha tanto amati dobbiamo credere al Suo amore; solo allora il nostro stare in Gesù ci porterà:

- A glorificare il Padre con Gesù

- A donarci ai fratelli come ha fatto Lui

Questo è l'obiettivo al quale tendere e, se diversi potranno essere i cammini per raggiungerlo, identico dovrà esserne lo spirito.

Chi non crederà al fiume di vita divina che invaderà i cuori di coloro che " volgeranno lo sguardo a Colui che è stato "trafitto" per la salvezza del mondo, non gusterà l'intimità d'amore con Gesù, e il suo amore per Lui non andrà mai oltre la mediocrità.

Occorre guardare Gesù per essere da Lui salvati.

Gesù stesso spiega a Nicodemo, e quindi a tutti noi, che è necessario che il Figlio dell'uomo sia innalzato sulla croce e quindi glorificato, perché gli uomini possano avere la vita eterna: "E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna.

Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.

Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.

Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio". ( Gv 3,14 )

Ecco dunque delineato uno stile di vita per diventare santi.

Per questo siamo stati creati; tutta la nostra vita va finalizzata alla santità e quindi alla salvezza.

Lasciarci salvare da Cristo equivale a permettere allo Spirito Santo di " cristo- formarci " diventando altri cristi simili a Lui; ad accostarci a Lui per essere lavati dal suo sangue prezioso e nutriti del suo Corpo immacolato.

Occorre dunque credere all'amore di Dio, ripresentando il Figlio di Dio morto per la nostra salvezza.

Non c'è altro da fare per salvare questo mondo incancrenito nell'indifferenza religiosa che conduce ogni giorno di più verso il buio e la disperazione.

Ripresentare il Crocifisso è la missione che Dio ci ha affidato e sulla quale saremo giudicati al termine della nostra vita.

Dio non guarda tanto i risultati raggiunti, ma all'amore messo per raggiungerli.

L'efficacia del nostro zelo richiede di farci trasparenza di Lui all'interno del cui cuore siamo costantemente chiamati ad abitare.

In prossimità della santa Pasqua auguriamoci, carissimi, un rinnovato e generoso cammino al seguito di Gesù, per poter mettere, come dice san Paolo ai Filipppesi, il Cristo Crocifisso Risorto al centro dei nostri pensieri e affetti.

"Tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero una spazzatura …

E questo perché io possa conoscere lui; la potenza della sua risurrezione e la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti." ( Fil 3,8-11 )

Preghiera

Gesù, il tuo pensiero mi illumini, la tua parola mi guidi, i tuoi occhi mi seguano, le tue orecchie mi ascoltino,

Le tue braccia allargate sulla croce mi aprano all'amore universale,

I tuoi piedi crocifissi mi spingano a donarmi senza misura di stanchezza ai fratelli,

Il tuo cuore aperto sia per me fonte di grazia nel cammino e luogo di riposo nella stanchezza.

Amen

+ G. Giaquinta