10 Aprile 2015

Vivere santamente la Pasqua

"Sfolgora il sole di Pasqua Risuona il cielo di canti Esulti di gioia la terra"

Sono queste le parole di un inno del tempo di Pasqua con il quale la Chiesa esprime la propria gioia e inneggia al Cristo, suo Signore, per la sua vittoria sulla morte.

Le piaghe aperte di Gesù, sanguinanti e gloriose, testimoniano questa sua vittoria e gridano al mondo l'amore di Dio per gli uomini.

La gloria di Cristo è il frutto di quell'amore infinito per il quale Egli ha presentato il proprio corpo ai carnefici per essere flagellato, le proprie mani e i propri piedi per essere inchiodati alla croce e morire per noi.

Tale gloria trae origine dall'annientamento della natura umana del Verbo eterno di Dio che per amore del Padre e per ridonarci la dignità di figli di Dio si è fatto uomo, e da quanto ha sofferto per noi, perché potessimo vivere eternamente nell'amore, nella pace e nella comunione con Lui e fra di noi.

La santa Pasqua ci ripresenta la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù allo scopo di far nascere e sostenere in noi quella pace che gli angeli augurarono a Betlemme agli uomini che Dio ama.

Occorre credere nell'amore di Dio se vogliamo permettere allo Spirito divino di farci santi; occorre credere che Gesù è solidale con noi e che condivide le nostre gioie e le nostre sofferenze.

Pasqua: Cristo Ieri – Oggi – Sempre

San Paolo afferma che "Cristo é: ieri, oggi e sempre".

Verità fondata sull'Incarnazione e in particolare sulla Risurrezione, come ripetiamo nel Credo: "É risuscitato il terzo giorno".

E ancora San Paolo: "Cristo risuscitato dai morti non muore più" ( Rm 6,8 ).

Il fatto storico della risurrezione di Gesù si cala nella nostra quotidianità: "Se Cristo è risuscitato, anche noi risorgeremo" ( 1 Cor 15 ).

Con il Battesimo siamo inseriti in Gesù-Capo, chiamati anche noi alla risurrezione in quanto Sue membra.

Questa é una Verità stravolgente, che dovrebbe dare un indirizzo netto alla nostra vita.

"Io sono la risurrezione e la vita " ha detto Gesù ( Gv 11,23 ) soggiungendo: "Credi tu questo?" ( Gv 11,26 ).

La stessa domanda la fa oggi il Signore ad ognuno di noi.

La pasqua di Gesù non è commemorazione di un fatto passato, è memoriale di un evento che si perpetua oggi, davanti ai nostri occhi.

"Sono risorto e sono sempre con te".

Cosi inizia la S. Messa di Pasqua.

La vittoria di Gesù sul male continua ad essere oggi la nostra vittoria.

Passato e presente si ricongiungono in Gesù Risorto e diventano la gioia del presente.

" Questo è il giorno di Cristo Signore – Alleluia"

La Risurrezione, come l'Eucarestia, non è solo ricordo del passato, ma presentazione nel presente di un amore infinito.

"Io sono sempre con voi".

La Risurrezione di Gesù ci interpella.

Un giorno la domanda era: "perché non sei andato a Messa?".

Oggi la domanda più frequente è: "Perché vai a Messa?"

Dobbiamo risorgere a vita nuova con Gesù per " rendere ragione della nostra speranza"

Gesù è solidale con noi nella gioia e nel dolore

Un vero cristiano che, come altre volte abbiamo detto, abita nel cuore di Gesù, non potrà mai essere disperatamente scoraggiato, per quante difficoltà possa incontrare, perché sa di essere costantemente avvolto dal suo paterno e materno amore.

Le difficoltà e le sofferenze fanno parte della condizione degli uomini sulla terra che, pur essendo limitati e peccatori, tendono a riprodurre in sé, sempre più perfettamente, la perfezione di Cristo.

Questo stile di vita dovrà contraddistinguere il comportamento dei cristiani sia quando va loro tutto bene, sia quando sembri che vada loro tutto male; cioè in ogni situazione o stato di vita, perché credono nell'amore di Dio.

Vivere così, pur sembrando talvolta un po' difficile, non è impossibile a coloro che abitano in quel braciere ardente d'amore che è il cuore di Gesù.

Quando si presentano delle amarezze, il cristiano che abita nel cuore di Gesù non rimane schiacciato nè si abbatte sotto il peso di queste vere o presunte difficoltà, ma guarda il Crocifisso con amore e fede, per unire le sue sofferenze a quelle di Gesù e trovare in lui la forza di superare ogni angustia e difficoltà.

Gesù non è insensibile a ciò che ci accade, per questo:

• Gioisce con noi quando siamo nella gioia,

• Soffre con noi quando soffriamo,

• Perdona con noi e dona la sua grazia a coloro ai quali perdoniamo,

• Ama con noi quando amiamo qualcuno o tutti i suoi e nostri fratelli.

Le piaghe di Cristo sanguinano ancora

Il cuore squarciato di Cristo e tutte le sue sacratissime piaghe sanguinano ancora … e continueranno a sanguinare fino alla fine del mondo, quando il Suo Regno si sarà pienamente realizzato.

Misteriosamente Gesù continua a soffrire:

1. Nel suo Mistico Corpo che è la Chiesa

2. Nelle sue membra che sono i "crocifissi" di ogni tempo, i tribolati, i malati, i perseguitati, gli affamati e in tutti coloro che completano nella loro carne ciò che manca alla passione di Cristo.

Le nostre sofferenze, unite alle Sue, sono sorgenti di salvezza.

Il sangue versato da Gesù nel Suo sacrificio fluisce ancora dalle Sue piaghe sacratissime e gloriose per essere incessantemente comunicato nei sacramenti della Chiesa, da lui istituita perché gli uomini di ogni tempo potessero partecipare al Suo sacrificio e potessero essere lavati e rigenerati dal suo sangue prezioso, senza del quale nessuno potrà ottenere la salvezza.

Ogni sofferenza, accettata con amore, é sorgente di gioia

Nella vita terrena, come ben sappiamo, spesso ci imbattiamo nella sofferenza, ma Gesù ci assicura che nè le sofferenze della vita nè la morte, che tutti accomuna, avranno l'ultima parola perché Lui é risorto e che, in Lui, anche noi risorgeremo.

Nella vita nuova in Dio, da risorti, non ci saranno più nè sofferenze, nè pianto, nè morte.

Dio sarà tutto in tutti, e noi lo conosceremo come Egli é.

Rapiti dalla sua bellezza saremo pieni di stupore per l'infinita grandezza del Suo l'amore, per la gioia che ci sarà data, per la pace, l'armonia e la luce che da Lui promanano.

Tutto ci è possibile perché Gesù con il suo sacrificio ha sconfitto il peccato, origine delle sofferenze e della morte.

Questo tuttavia non basta per essere salvati perché non veniamo salvati automaticamente ma solo se desideriamo di essere salvati , e cioé permettendo a Lui di salvarci dandogli i nostri peccati, così che possa distruggerli e disperderne la polvere infetta.

Il rifiuto della salvezza

Rifiuta la salvezza chi rifiuta di amare ed essere amato da Gesù.

Purtroppo non tutti permettono a Gesù di farli creature nuove, molti infatti, invischiati nelle realtà terrene, preferiscono rimanere totalmente indifferenti a Dio e ai fratelli.

Gli indifferenti rimangono chiusi nel loro egoismo, adagiati nei loro peccati, che lentamente li distruggono, continuando ad immettere nel mondo: angoscia, sofferenza e morte.

Che fare allora?

Occorre un supplemento d'amore, occorre pregare e offrire sacrifici per la loro conversione.

Tocca agli amici di Gesù fare come ha fatto lui, pregando per chi non prega, amando per chi non ama, accettando la croce per chi la maledice.

Occorre trasformare la croce in un atto d'amore fatto con umiltà e gioia e offrirlo a Dio per la salvezza nostra e dei nostri fratelli.

Accettare la croce non è cosa facile perché il soffrire ripugna alla natura, ma il soffrire con Gesù è un'atra cosa perché anche Lui condividerà la nostra sofferenza e la porterà con noi.

Solo se vissuta così la nostra vita piacerà a Dio e sarà ricca di buoni frutti.

Amore e sofferenza è la sintesi della vita terrena di Gesù

Amore obbediente che si fa sofferenza e sofferenza che si fa amore per la gloria del Padre e per la nostra salvezza è la sintesi di tutta la vita di Gesù.

Gesù non poteva amarci di più!

Come rispondere a tanto amore?

La risposta ad un così grande amore non potrà che essere una risposta d'amore e di un amore: forte, concreto, umile puro, docile e generoso, un amore che si manifesti nel fare propri i sentimenti di misericordia e di perdono che ha Gesù.

Prima ancora di riamare Colui che ci ha tanto amati occorre credere nel suo amore.

Solo allora il nostro stare in Cristo ci porterà:

1. a glorificare il Padre con Gesù, e mossi dal suo Spirito,

2. a donarci ai fratelli e per i fratelli, come ha fatto Lui.

Questo è l'obiettivo al quale tendere per diventare santi; e se diversi potranno essere i cammini per raggiungerlo, identico dovrà esserne lo spirito.

Chi non crederà al fiume di vita divina che invaderà i cuori di coloro che "volgeranno lo sguardo a Colui che è stato trafitto" per la salvezza del mondo, non gusterà l'intimità d'amore con Gesù e il suo amore per lui non andrà mai oltre la mediocrità.

Occorre guardare Gesù per essere salvati da lui.

Gesù stesso spiega a Nicodemo, e quindi a tutti noi, che è necessario che il Figlio dell'uomo sia innalzato sulla croce, e quindi glorificato, perché gli uomini possano avere la vita eterna.

"E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna.

Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.

Chiunque infatti fa il male odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.

Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio". ( Gv 3,14-21 )

Imitiamo San Paolo che, dopo la sua conversione, mise il Crocifisso risorto al centro dei propri pensieri ed affetti fino a poter dire ai Filippesi: "Tutto reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signore per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura.

E questo perché io possa conoscere Lui; la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dei morti" ( Fil 3,8.11 ).

Ecco dunque delineato uno stile di vita per diventare santi.

Per questo siamo stati creati; tutta la nostra vita va finalizzata alla santità e quindi alla salvezza.

Lasciarci salvare da Gesù equivale al permettere allo Spirito Santo di trasformarci in altri Gesù, equivale all'accostarci a lui per essere lavati dal suo sangue prezioso e nutriti del suo corpo immacolato.

Occorre impegnarci, per quanto ci sarà possibile, perché tutti giungano a credere all'amore di Dio per noi, ripresentando il Figlio suo morto per la nostra salvezza.

Non c'è altro da fare per salvare questo mondo incancrenito nell'indifferenza religiosa, che scivola ogni giorno di più verso il buio e la disperazione.

Ripresentare il Crocifisso è la missione che Dio ci affida e sulla quale saremo giudicati al termine della nostra vita.

Dio non guarda tanto ai risultati raggiunti, ma all'amore messo per raggiungerli.

L'efficacia del nostro zelo, come ben sappiamo, richiede che dal nostro comportamento traspaia la presenza di Gesù, all'interno del cui cuore siamo chiamati costantemente ad abitare.

La Pasqua fonte di gioia

Dopo il silenzio del Venerdì Santo le campane di tutte la chiese suonano a festa per annunciare al mondo la risurrezione di Gesù.

Cristo è risorto, la morte é vinta.

Questo é il motivo della gioia che scaturisce dalla pasqua.

Se Gesù é risorto, anche noi risorgeremo con lui perché Egli ci ha salvati per condividere con Lui la sua gloria in cielo.

La gioia della pasqua non sarà uguale per tutti, ma tanto più vera e profonda quanto più sarà interiore e spirituale.

Si può trascorrere la pasqua, carissimi, anche in un modo pressoché pagano, ma una simile pasqua non porta gioia.

Gioiremo per la pasqua solo se avremo la mente e il cuore di Cristo, solo se la nostra vita sarà congiunta a Lui da diventare come un tutt'uno con lui e poter dire come san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me".