6 Maggio 2016
Dalla Lettera di Papa Francesco sull'Anno Santo della Misericordia
( continuazione di quanto presentato nei precedenti Cenacoli )
La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio.
Quante pagine della Sacra Scrittura possono essere meditate nelle settimane della Quaresima per riscoprire il volto misericordioso del Padre!
Con le parole del profeta Michea possiamo anche noi ripetere: Tu, o Signore, sei un Dio che toglie l'iniquità e perdona il peccato, che non serbi per sempre la tua ira, ma ti compiaci di usare misericordia.
Tu, Signore, ritornerai a noi e avrai pietà del tuo popolo.
Calpesterai le nostre colpe e getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati ( cfr Mi 7,18-19 ).
Le pagine del profeta Isaia potranno essere meditate più concretamente in questo tempo di preghiera, digiuno e carità: « Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!".
Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all'affamato, se sazierai l'afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio.
Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono » ( Is 58,6-11 ).
L'iniziativa "24 ore per il Signore", da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la IV Domenica di Quaresima, è da incrementare nelle Diocesi.
Tante persone si stanno riavvicinando al sacramento della Riconciliazione e tra questi molti giovani, che in tale esperienza ritrovano spesso il cammino per ritornare al Signore, per vivere un momento di intensa preghiera e riscoprire il senso della propria vita.
Poniamo di nuovo al centro con convinzione il sacramento della Riconciliazione, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia.
Sarà per ogni penitente fonte di vera pace interiore.
Non mi stancherò mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre.
Non ci si improvvisa confessori.
Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono.
Non dimentichiamo mai che essere confessori significa partecipare della stessa missione di Gesù ed essere segno concreto della continuità di un amore divino che perdona e che salva.
Ognuno di noi ha ricevuto il dono dello Spirito Santo per il perdono dei peccati, di questo siamo responsabili.
Nessuno di noi è padrone del Sacramento, ma un fedele servitore del perdono di Dio.
Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo: un padre che corre incontro al figlio nonostante avesse dissipato i suoi beni.
I confessori sono chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna a casa e ad esprimere la gioia per averlo ritrovato.
Non si stancheranno di andare anche verso l'altro figlio rimasto fuori e incapace di gioire, per spiegargli che il suo giudizio severo è ingiusto, e non ha senso dinanzi alla misericordia del Padre che non ha confini.
Non porranno domande impertinenti, ma come il padre della parabola interromperanno il discorso preparato dal figlio prodigo, perché sapranno cogliere nel cuore di ogni penitente l'invocazione di aiuto e la richiesta di perdono.
Insomma, i confessori sono chiamati ad essere sempre, dovunque, in ogni situazione e nonostante tutto, il segno del primato della misericordia.
Nella Quaresima di questo Anno Santo ho l'intenzione di inviare i Missionari della Misericordia.
Saranno un segno della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di Dio, perché entri in profondità nella ricchezza di questo mistero così fondamentale per la fede.
Saranno sacerdoti a cui darò l'autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, perché sia resa evidente l'ampiezza del loro mandato.
Saranno, soprattutto, segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in ricerca del suo perdono.
Saranno dei missionari della misericordia perché si faranno artefici presso tutti di un incontro carico di umanità, sorgente di liberazione, ricco di responsabilità per superare gli ostacoli e riprendere la vita nuova del Battesimo.
Si lasceranno condurre nella loro missione dalle parole dell'Apostolo: « Dio ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti » ( Rm 11,32 ).
Tutti infatti, nessuno escluso, sono chiamati a cogliere l'appello alla misericordia.
I missionari vivano questa chiamata sapendo di poter fissare lo sguardo su Gesù, « sommo sacerdote misericordioso e degno di fede » ( Eb 2,17 ).
Chiedo ai confratelli Vescovi di invitare e di accogliere questi Missionari, perché siano anzitutto predicatori convincenti della misericordia.
Si organizzino nelle Diocesi delle "missioni al popolo", in modo che questi Missionari siano annunciatori della gioia del perdono.
Si chieda loro di celebrare il sacramento della Riconciliazione per il popolo, perché il tempo di grazia donato nell'Anno Giubilare permetta a tanti figli lontani di ritrovare il cammino verso la casa paterna.
I Pastori, specialmente durante il tempo forte della Quaresima, siano solleciti nel richiamare i fedeli ad accostarsi « al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia » ( Eb 4,16 ).
La parola del perdono possa giungere a tutti e la chiamata a sperimentare la misericordia non lasci nessuno indifferente.
Il mio invito alla conversione si rivolge con ancora più insistenza verso quelle persone che si trovano lontane dalla grazia di Dio per la loro condotta di vita.
Penso in modo particolare agli uomini e alle donne che appartengono a un gruppo criminale, qualunque esso sia.
Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita.
Ve lo chiedo nel nome del Figlio di Dio che, pur combattendo il peccato, non ha mai rifiutato nessun peccatore.
Non cadete nella terribile trappola di pensare che la vita dipende dal denaro e che di fronte ad esso tutto il resto diventa privo di valore e di dignità.
È solo un'illusione.
Non portiamo il denaro con noi nell'al di là.
Il denaro non ci dà la vera felicità.
La violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti né immortali.
Per tutti, presto o tardi, viene il giudizio di Dio a cui nessuno potrà sfuggire.
Lo stesso invito giunga anche alle persone fautrici o complici di corruzione.
Questa piaga putrefatta della società è un grave peccato che grida verso il cielo, perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale.
La corruzione impedisce di guardare al futuro con speranza, perché con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri.
É un male che si annida nei gesti quotidiani per estendersi poi negli scandali pubblici.
La corruzione è un accanimento nel peccato, che intende sostituire Dio con l'illusione del denaro come forma di potenza.
È un'opera delle tenebre, sostenuta dal sospetto e dall'intrigo.
Corruptio optimi pessima, diceva con ragione san Gregorio Magno, per indicare che nessuno può sentirsi immune da questa tentazione.
Per debellarla dalla vita personale e sociale sono necessarie prudenza, vigilanza, lealtà, trasparenza, unite al coraggio della denuncia.
Se non la si combatte apertamente, presto o tardi rende complici e distrugge l'esistenza.
Questo è il momento favorevole per cambiare vita!
Questo è il tempo di lasciarsi toccare il cuore.
Davanti al male commesso, anche a crimini gravi, è il momento di ascoltare il pianto delle persone innocenti depredate dei beni, della dignità, degli affetti, della stessa vita.
Rimanere sulla via del male è solo fonte di illusione e di tristezza.
La vera vita è ben altro.
Dio non si stanca di tendere la mano.
È sempre disposto ad ascoltare, e anch'io lo sono, come i miei fratelli vescovi e sacerdoti.
È sufficiente solo accogliere l'invito alla conversione e sottoporsi alla giustizia, mentre la Chiesa offre la misericordia
L'Adorazione a Gesù Crocifisso, nella ricchezza del suo contenuto, ci illustra anche la disposizione con cui avvicinarci e l'atteggiamento da tenere al cospetto del Crocifisso.
Non ci è richiesto di accostarci con le lacrime ai piedi della Croce, né di procedere battendoci il petto ( teniamo presente che un tempo, con modalità oggi inconsuete e neppure condivisibili, alcuni fedeli si avvicinavano a una sacra effigie strisciando ginocchioni ).
Alziamo lo sguardo all'immagine del Crocifisso, con l'adorante avvinto ai suoi piedi e sollevato da terra, secondo la visione avuta da fra Leopoldo, immagine che fa parte della Devozione, e ispiriamoci allo stesso atteggiamento, che è l'attuazione delle parole di Gesù: "Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me ( Gv 12,32 ).
Andiamo a Lui dunque con l'intenzione di compiere la sua volontà, di essere innalzati da terra, cioè dal nostro egoismo, per essere coinvolti dal suo amore, percorrendo la Via che è un'ascesi a Lui, che è la Verità, e la pienezza della Vita, cioè l'amore ardente senza limiti.
Abbiamo già riflettuto in precedenza all'efficacia espressiva della invocazione "Amabilissimo!", per significare un'amabilità senza limiti quale si addice al Crocifisso.
Ma poniamoci anche nella diretta e personale dichiarazione del nostro sentimento con le parole degli innamorati: "Ti amo! Ti amo! O mio Bene, o mio Tutto!"
E in questo Tutto Gesù ci ispirerà anche lo Spirito Santo, a gloria del Padre, e nell'amore dei fratelli.
Nel sollevarci da terra per attirarci a Lui Crocifisso, secondo il citato passo evangelico, è riposta l'esplicazione dell'invocazione della precedente formula: "Ti adoro profondamente prostrato".
Il prostrarsi è l'atteggiamento della creatura di fronte a Dio, ma Iddio è Crocifisso, per cui la prostrazione è nel suo Cuore trafitto di amore.
Se permane della remora o soggezione, ricorriamo al dono del santo timore di Dio, timore che è dono dello Spirito di Gesù, rompendo quella specie di sgomento che abbiamo magari per i peccati commessi, per le infedeltà della vita passata, e presentandoci davanti a Lui filialmente e fraternamente, invocandolo con slancio d'amore: " Mio Signore Gesù Crocifisso".
Dalla Sacra Scrittura e dalla Liturgia, attraverso l'insegnamento del Magistero della Chiesa noi abbiamo la via sicura con cui rivolgerci a Gesù.
Ebbene la Devozione Adorazione raccoglie in modo semplice, adatto ad ogni categoria di fedeli e di persone di buona volontà in ricerca di Dio, gli aspetti essenziali dell'amore di Dio ( sia contemplato, e perciò "amabilissimo", sia dichiarato con "amatissimo" ).
Quanto sopra esposto ci aiuti a considerare l'elevatezza spirituale di fra Leopoldo, che l'ha scritta, e del ven. fr. Teodoreto, che l'ha consolidata e diffusa in tutto il mondo.
Guida
Segue ora un breve profilo della vita del Ven fr.Teodoreto, un grande adoratore e diffusore della pia pratica dell'adorazione del quale, il 13 di questo mese ricordiamo l'anniversario della sua santa Morte.
Soprattutto in questo mese di maggio che ci ricorda l'anniversario della morte del caro Fratello Teodoreto, Fondatore dell'Unione Catechisti.
La sua profonda umiltà, la sua ardente carità e il suo zelo apostolico, rammentiamo queste sue esimie virtù per praticarle a nostra volta noi pure con l'aiuto del Signore e per la preghiera di intercessione di questo "santo" Fratello.
Fratel Teodoreto nacque in una famiglia contadina di Vinchio d'Asti il 9 febbraio 1871 e morì a Torino, in concetto di santità, il 13 maggio 1954.
La maggior parte della sua attività apostolica, fr. Teodoreto, la svolse nellla scuola, prima come insegnante, poi come Ispettore e direttore di Scuole Elementari.
Nel 1906 ha la prima idea di fondare un'opera di perseveranza che segua gli alunni anche dopo la frequenza scolastica.
Conosciuto nel 1912 Fra Leopoldo Maria Musso, Francescano in fama di santità, ha incoraggiamenti e consigli per realizzare tale proposito.
Fonda così l'istituto Secolare "Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata" per la pratica della perfezione cristiana nel mondo e l'apostolato catechistico e sociale in ogni ambiente di vita e di lavoro.
Da Fra Leopoldo riceve pure la "Adorazione a Gesù Crocifisso" che diffonderà in numerose lingue in tutto il mondo.
Promuove la costruzione a Torino della Scuola Professionale "Casa di Carità Arti e Mestieri" a vantaggio della gioventù operaia.
Nel 1990 Papa Giovanni Polo II riconosce l'eroicità delle virtù di questo Fratello e lo dichiara "Venerabile"
Quando al Chiesa riconoscerà un miracolo, ottenuto per sua intercessione, egli sarà proclamato "Beato" ed elevato così all'onore degli altari.
Imitando fr Teodoreto diciamo speso a Gesù questa preghiera che gli era tanto cara: Tu ami Me, Io amo te.