Cenacolo N° 19
Sia nella gioia che nel dolore, sia nella pace che nella lotta, lo spirito ha bisogno di tuffarsi tutto nella meditazione per ricostruire ciò che il mondo e le vicende abbattono, e creare nuove forze per sempre più salire.
Occorre non far consistere il nostro dialogo con Dio in una fiumana di parole né usare e abusare di preghiere vocali.
Con ciò non voglio dire che la preghiera vocale sia inutile o non gradita a Dio, ma che è molto più utile allo spirito l'elevazione mentale a Dio, cioè la meditazione, in cui si contempla la divina perfezione di Dio e la nostra miseria, che possono far sgorgare dal nostro cuore la riconoscenza al Signore per averci sorretto per non farci peccare, per averci perdonato, per non averci lasciati cadere, e potessimo giungere a pregare realmente, ossia ad amare.
Perché l'orazione sia realmente tale, deve essere amore.
Altrimenti è solo borbottio di labbra, dal quale l'anima è assente.
Dio è amore, ci dice S. Giovanni, la nostra preghiera sarà vera solo se sarà un riflesso dell'Amore della SS. Trinità.
La prima persona della SS. Trinità, cioè il Padre della luce senza misura che è il Figlio.
Il Padre e il Figlio godono insieme dell'abbraccio del Paraclito.
Il folgoreggiare delle due in una sola beatitudine di amore, accentra i Tre in un oceano di infinito amore, senza tempeste né tenebre.
Gesù ci hai talmente amati che per perdonare i nostri peccati hai permesso che i tuoi piedi fossero inchiodati con un grosso chiodo alla croce, procurandoti un grande dolore.
Quei piedi che avevano percorso le strade della Palestina per portare a tutti amore, perdono e pace ora sono stati fissati rigidamente alla croce per mostrarmi, anche visibilmente, che adesso tocca a me andare ad annunciare a tutti la grandezza del tuo amore.
Gesù Crocifisso, 7 gennaio 1913
"scrivi: A tutti quelli che faranno la santa Adorazione, darò tanta fede e continuerà ad alimentarli".
Maria SS., 7 gennaio 1913
"Facciamo festa in paradiso per questa Opera tutta santa".
"Lo Spirito Santo discenderà sopra l'Opera".
"Avranno le più elette benedizioni".
"Copiosissimi saranno i frutti che darà".
"Le menti degli uomini si cambieranno".
"Il mondo si trasformerà".
"La carità fiorirà".
"Cosa hai paura di ciò che avverrà, quando con te hai i tuoi due tesori Gesù e Maria, come tu ci chiami".
Oggi, quando si parla di Gesù, molti, anche cristiani praticanti, spesso ne parlano con superficialità, sia perché lo conoscono che superficialmente, ed anche perché non lo sanno capire.
Dalle loro argomentazioni spesso emerge che si ha paura di Lui, che si ha paura della sofferenza che è sua, che si ha paura di tutto quello che può dirci la croce.
Si pensa che Gesù Crocifisso ci rimproveri i nostri peccati, che ci ammonisca di prendere la vita in un certo modo.
La gente si spaventa di tutte queste cose, e allora, un po' per pigrizia, un po' per indolenza, un po' per mancanza di generosità non giunge a cogliere la grandezza del suo amore.
Ci sono dei sacerdoti che vanno dicendo non solo privatamente, ma anche nella predicazione: "adesso basta con il Crocifisso", adesso c'è il Cristo risorto ed è lì che dobbiamo guardare: il cristianesimo, dicono, è gioia, è vita … come se Gesù Crocifisso si opponesse alla vita.
Queste persone e questi "maestri" non hanno capito che Gesù è venuto sulla terra proprio per riportare la vita,e che lo ha fatto perdonando con immenso amore il peccato causa di ogni dolore e di ogni sofferenza umana.
Chi va dicendo queste cose dimostra di non aver capito neanche il valore di Gesù Risorto, perché Cristo Risorto appare nella sua giusta luce solo se si ammette che Lui è morto per noi.
Tocca a noi, carissimi, testimoniare nella vita di ogni giorno che crediamo all'amore di Dio per noi, che ci fidiamo di Lui, e che a Lui totalmente ci affidiamo.
Bisogna essere disposti a sopportare ingiurie, oltraggi e calunnie in cambio del bene che cerchiamo di fare al prossimo: è la principale ricompensa che Dio promette in questo mondo e spesso la sola che si riceve dai poveri. ( San Giovanni B. De La Salle, M. 120,3 )