Cenacolo N° 33
Non ci può essere un amore più grande, per il Signore e per il prossimo di quello di saper patire o morire per dare gloria al Signore e per la salvezza eterna ai fratelli nostri.
Salvarsi per se stessi?
È già una buona cosa, ma è un "minimo" di santità.
Bello è salvare: darsi per salvare, spingere l'amore fino a farsi rogo immolatore per salvare.
Allora un tale amore sarà perfetto.
E grandissima sarà la santità di chi è così generoso.
Non piangiamo sul malato che compie questa parola di Gesù, ma su chi questa volontà non la sa fare.
Sforziamoci di amare come ama Dio.
L'amore è la sintesi della Legge, è l'incenso che profuma la vittima.
Occorre vivere nella Legge di Dio, e cioè amando Dio e il prossimo, ed essere: umili, casti, ubbidienti, e persone di preghiera.
Allora lo Spirito Santo, come sole, inonderà l'anima del suo amore e gli comunicherà i suoi sette doni, gli angeli le faranno corona come al tempio di Dio.
La morte di chi ama diventa nascita alla vera vita in Dio, vita di eterna beatitudine.
Signore Gesù, donami, ogni volta che mi avvicino a te, la forza di adorare, con rinnovato amore le piaghe gloriose:
delle tue mani benedicenti, che guariscono e salvano,
dei tuoi piedi feriti che portano il Vangelo di pace,
del tuo cuore trafitto che sulla croce ha vinto la morte.
Per questo tuo infinito dolore sostenuto con amore mentre ti abbandonavamo e ti insultavamo, concedi a noi tuoi figli, per il preziosissimo sangue versato, di vivere in perfetta concordia, di comprenderci, di aiutarci vicendevolmente e di mantenerci un profonda e costante umiltà davanti a te nostro Signore e nostro Dio.
9 giugno 1914, mattina ore 3, Adorazione della croce.
"Portami amore, Leopoldo, portami amore! se tu venissi meno, sarebbe addolorarmi, crocifiggermi, perché noi te ne portiamo tanto": Maria SS.ma.
"Tu devi sempre stare intento ai voleri di Dio in tutto e per tutto!!": Maria SS.ma.
Mamma Santa di Dio, facciamo la SS.ma Adorazione in tua compagnia?
"In tutto quello che fai, voglio essere con te, e voglio che tu sia sempre con me": Maria SSma.
La misericordia di Dio ci è massimamente rivelata nella croce e nella risurrezione di Gesù
" Il messaggio di Cristo e la sua attività tra gli uomini terminano con la Croce e la Resurrezione".
Se vogliamo esprimere fino in fondo la verità sulla misericordia di Dio dobbiamo penetrare nel mistero pasquale "
La realtà della redenzione ci svela la grandezza inaudita dell'uomo, che tale e tanta redenzione meritò di avere, al tempo stesso ci svela, la dimensione divina della redenzione, la profondità di quell'amore che non indietreggia davanti allo straordinario sacrificio del Figlio, per appagare la fedeltà del Creatore e Padre nei riguardi degli uomini creati a sua immagine e fin dal principio scelti, in questo Figlio, per la grazia e per la gloria.
Il curato d'Ars è un esempio illuminante di Adorazione e di dedizione alla salvezza dei fratelli.
Quando nel 1818 giunse ad Ars attorno a lui c'era "deserto".
Dopo alcuni giorni qualcuno, un po' per curiosità volle vedere cosa faceva un prete ad Ars e come viveva …
Lo trovarono in ginocchio davanti al tabernacolo, in preghiera, come se davvero vedesse qualcuno.
Lo trovarono così al mattino, al pomeriggio, alla sera e persino di notte.
" Quello in Gesù Cristo ci crede davvero", corse la voce; e Ars non fu più l'Ars di prima …
La carità è gratuità, è dono di tutto il proprio essere: nulla chiede, non fa calcoli, non pretende interessi, non soddisfi, il proprio tornaconto.
Dice il Signore: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici". ( Gv 15,13 )
Quando l'uomo e la donna nel matrimonio si donano e si ricevono reciprocamente nell'unità di "una sola carne", la logica del dono sincero entra nella loro vita.
Senza di essa, il matrimonio sarebbe vuoto, mentre la comunione delle persone, edificata su tale logica, diventa comunione dei genitori.
E la verità evangelica del dono di sé, senza di cui l'uomo non può "ritrovarsi pienamente", che permette di valutare quanto profondamente questo "dono sincero" sia radicato nel dono di Dio Creatore e Redentore, nella "grazia dello Spirito Santo", la cui "effusione" sugli sposi il celebrante invoca nel rito del matrimonio.
La consapevolezza di quel dono sincero di sé, mediante il quale l'uomo "ritrova se stesso", va rinnovata saldamente e costantemente garantita, di fronte alle molte opposizioni che la Chiesa incontra da parte dei fautori di una falsa civiltà del progresso.
La famiglia esprime sempre una nuova dimensione del bene per gli uomini, e per questo genera una nuova responsabilità.
( Beato Giovanni Paolo II )