Cenacolo N° 43
Quando la grazia santificante opera con tutta la sua interna attività, si raddoppia: se un giusto fa un atto qualsiasi con tutta la perfezione possibile e per puro amore di Dio la grazia che già c'era in lui raddoppia"
( Suarez, in 3 p. tom. 2, disp.18 ).
Dice Gesù: " Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza ( Gv 10,10 ).
Così Dio ha amato il mondo I racconti della passione, con il loro stile scarno, riassumono i due eventi essenziali: morì- risorse.
Ben presto la fase dei puri fatti fu superata.
I credenti si posero subito la domanda sul "perché" di questi fatti della passione, sul perché Gesù ha patito?
La risposta fu: "per i nostri peccati".
Nasce, in tal modo, la fede pasquale, espressa nella celebre formula paolina;" Cristo morì per i nostri peccati; è risuscitato per la nostra giustificazione".
La risposta sembrava completa invece non si era ancora toccato il vero fondo del problema.
La domanda rinasceva in un altra forma: perché è morto per i nostri peccati?
La risposta che illuminò di colpo la fede della Chiesa e fu come un bagliore di sole, fu: "perché ci amava!".
"Ci ha amati e per questo ha dato se stesso per noi" ( Ef 5,2 ); "Mi ha amato e ha dato se stesso per me" ( Gal 2,10 ); "Ha amato la Chiesa e per questo ha dato se stesso per lei" ( Ef 5,25 ).
L'evangelista Giovanni, che scrive dopo gli altri, fa risalire questa rivelazione allo stesso Gesù terreno; " Nessuno - dice Gesù nel vangelo di Giovanni - ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici" ( Gv 15,13 ).
Questa risposta al perché della passione di Cristo è veramente definitiva e non ammette altre domande.
Ci ha amati perché ci ha amati e basta".
L'amore di Dio infatti non ha un perché, è gratuito.
L'unico amore al mondo veramente e totalmente gratuito che non chiede nulla per sé ( ha già tutto ).
( Cfr. Il potere della croce di R. Cantalamessa )
La carità senza quotidiano perdono reciproco è solo apparente.
Bisogna crescere nella capacità ( e nella volontà ) di comprendere l'altro e le sue debolezze: di accettare la diversità; di controllare il proprio orgoglio: di superare anche gli ostacoli più ostici della divisione …
Dice il Signore:" Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati" ( Lc 6,36-37 ).
I contrasti in famiglia sono pane quotidiano.
C'è uno sforzo da fare, da parte di tutti, perché la vita non diventi insopportabile …
1) Considerare gli aspetti positivi.
Troppo spesso i litigi nascondono gli aspetti meravigliosi della vita di famiglia.
É importante relativizzare i miniproblemi.
2) L'amore cresce attraverso questi piccoli perdoni.
Più ci si abitua a perdonare le piccole cose, più si perdoneranno quelle grandi.
E più presto lo si fa, meglio è.
3) Parlare, spiegarsi.
Perdonare è più facile quando c'è comunicazione.
É necessario chiedere perdono.
Semplicemente, umilmente, sinceramente.
Non esitare a fare il primo passo.
La parola compie miracoli quando il suo tono è giusto, privo di giudizi, perché crea e ricrea.
Per perdonare ed essere perdonato abbiamo bisogno di sentire queste parole: "Ti chiedo perdono", "ti ho dato un dispiacere", "mi sono innervosito", "ho torto".
Queste parole toccano il cuore e suscitano un dialogo talvolta improntato di umiltà e di sincerità, che altrimenti non avrebbe avuto luogo.
4) Riconoscere la ferita che si è fatta.
Colui che è stato ferito ha bisogno di sapere che la sua ferita è stata presa in considerazione.
Bisogna dimostrare all'altro che si è consapevoli della sofferenza che ha vissuto, della sua intensità …
É tanto naturale giustificarsi …
É importante impegnarsi in un processo di verità per scoprire i propri torti personali, e riconoscerli umilmente …
É la grazia più grande, quella del perdono.
La preghiera familiare della sera è un'occasione meravigliosa per scambiarsi il perdono.
Amare è essere capaci di dire insieme il Padre nostro.
Nessun vincolo coniugale resiste senza perdono.
( don Bruno Ferrero )