Cenacolo N° 45

S. Tommaso insegna che la carità è perfetta " quando uno ama quanto può".

Il precetto dell'amore non ha limiti; esso ci comanda di crescere sempre più nell'amore di Dio, che è bene Infinito, merita di essere amato senza misura.

Così Dio ha amato il mondo

Per sapere quanto Dio ci ama, abbiamo ormai un mezzo semplice e sicuro: Guardare quanto ha sofferto!

Non solo nel corpo, ma soprattutto nell'anima.

Perché la vera passione di Gesù è quella che non si vede e che gli fece esclamare nel Getsemani: "L'anima mia è triste fino alla morte" ( Mc 14,34 )

Gesù morì nel suo cuore, prima che nel suo corpo.

Chi può penetrare l'abbandono, la tristezza , l'angoscia dell'anima di Cristo nel sentirsi divenuto peccato", lui, l'innocentissimo figlio del Padre?

La liturgia del Venerdì Santo ha messo sulle labbra di Cristo in croce quelle parole di lamentazione: " O voi tutti che passate per via vedete se c'è un dolore più grande del mio" .

All'inizio del suo Vangelo, Giovanni esclama: " abbiamo visto la sua gloria!".

Perché la gloria di Dio è nell'aver nascosto al sua gloria per noi, nell'averci amato.

Questa gloria è la più grande che Dio ha fuori di se stesso, fuori della Trinità.

Più grande di quella di averci creato e di aver creato l'intero universo.

Ora che è alla destra del Padre nella gloria, il corpo di Cristo non conserva più i segni e le caratteristiche della sua condizione mortale; un cosa , però, conserva gelosamente e mostra a tutta la corte celeste, ci dice l'Apocalisse: i segni della sua passione, le sue ferite.

Di esse è fiero perché sono il segno del suo più grande amore per la creatura.

Ha ragione Gesù di ripeterci dall'alto della sua croce, con le parole della liturgia: " Popolo mio che cosa potevo fare di più per te e non l'ho fatto?

Rispondimi!".

( Cfr. Il potere della croce di R. Cantalamessa )

R : Vivere la carità in famiglia attraverso la Riconoscenza

Vuol dire riconoscere in papà e mamma, nei propri figli, nei nonni l'importanza, il valore smisurato della loro presenza … così come Dio Trinità di amore infinito fa con ciascuno di noi …

E saper dire "grazie!" per tutto ciò che .fanno, per tutto ciò che sono.

La pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo.

E rendete grazie! ( Col 3,15 )

Riconoscenza: significa imparare ad apprezzare i componenti della famiglia per tutto ciò che sono e per tutto ciò che fanno.

La gratitudine è una virtù che nasce dalla gioiosa umiltà di sentirsi amati e di lasciarsi amare.

Non è merce di scambio e non è "dovere", ma purissimo, gratuito amore.

L'egoista è ingrato non perché non gli piace ricevere, ma perché non gli piace riconoscere di dover qualcosa ad altri.

La gratitudine è un'eco della gioia di chi dona, l'ingratitudine invece è una specie di "buco nero" dell'egoismo: assorbe e distrugge la gioia di chi ama.

La riconoscenza è la vera reciprocità dell'amore.

Educare alla gratitudine è educare alla bellezza della vita: la persona riconoscente sente la vita e l'esistere come grazia.

Per questo la riconoscenza è un sentimento più forte della speranza: chi è riconoscente sente di possedere già tanto.

Questo sentimento si trasforma in felicità di base e sicurezza.

Gli ingrati, al contrario, sono incapaci di sentirsi soddisfatti e felici.

Vivono perennemente inquieti, pieni di rimpianto per quello che non hanno e di ansia per quello che vorrebbero.

La riconoscenza è il segreto di una buona atmosfera familiare mentre l'ingratitudine è un corrosivo spietato della famiglia.

La nostra è un epoca distratta e quasi nessuno diventa riconoscente per istinto.

Ai figli la rara virtù della riconoscenza deve essere insegnata.

( don Bruno Ferrero )