Cenacolo N° 52
La più grande disgrazia che ci può capitare è non riconoscere veramente e fino in fondo il nostro peccato.
Ci giustifichiamo dicendo « In fondo, che ho fatto di male? ».
Ma ascoltami, fratello, perché adesso io parlo al mio cuore peccatore, ma anche al tuo.
Non vedi il tuo peccato?
Sappi, allora, che il tuo peccato è proprio quello di non vedere il tuo peccato!
Il tuo peccato è l'auto-giustificazione; è questo sentirti irrimediabilmente a posto con Dio e con gli uomini, perfino quando, a parole, ti dichiari peccatore.
Questo fu il peccato che - per averlo denunciato con vigore nei farisei - portò Gesù alla croce.
Sentendoti giusto, tu finisci per non capire più la croce di Cristo e la tua croce.
Senti te stesso e il mondo intero vittima di un dolore, sproporzionato, troppo grande per non accusare Dio che lo permette.
Oh, se capissimo una volta, ciò che dice la Scrittura, che, cioè, « contro il suo desiderio egli umilia e affligge i figli dell'uomo » ( Lam 3,33 ), che, di fronte alla sventura del suo popolo, il suo cuore si commuove dentro di lui e il suo intimo freme di compassione ( cf Os 11,8 )!
Allora ben diversa sarebbe la nostra reazione ed esclameremmo piuttosto: « Perdonaci, Padre, se ti abbiamo costretto, con il nostro peccato, a trattare così duramente il tuo Figlio diletto!
Perdonaci se ora ti costringiamo ad affliggere anche noi per poterci salvare, mentre tu, come ogni padre, e infinitamente di più, vorresti poter dare soltanto "cose buone" ai tuoi figli!
Perdonaci se ti costringiamo a privarti della gioia di darci subito, fin da questa vita, la felicità per la quale ci hai creato ».
Diversamente da quanti molti pensano, la verità è questa: siamo noi che facciamo soffrire Dio, non lui che fa soffrire noi.
Ma noi abbiamo stravolto questa verità, al punto da chiederci, dopo ogni nuova calamità: « Dov'è Dio? Come può Dio permettere tutto questo? ».
È vero: Dio potrebbe salvarci anche senza la croce, ma sarebbe una cosa tutta diversa ed egli sa che un giorno ci vergogneremmo di essere stati salvati in tal modo, passivamente, senza aver potuto collaborare in nulla alla nostra felicità.
Tutti abbiamo peccato e siamo privi della gloria di Dio ( cf Rm 3,23 ); a tutti perciò è rivolta la parola di Pietro: « Pentitevi! ».
Pentimento: è la parola di salvezza per eccellenza di questo tempo.
Nell'Apocalisse sono contenute sette lettere ad altrettante chiese dell'Asia Minore ( cf Ap 2-3 ).
Ognuna di queste lettere termina con un ammonimento: « Chi ha orecchi, ascolti, ciò che lo Spirito dice alle Chiese ».
Leggendole attentamente, si scopre che al centro di ognuna di tali lettere è contenuta, in posizione assolutamente preminente, la parola metanòeson, che significa: « Pentiti, ravvéditi! ».
Chi ha orecchi per intendere ciò che lo Spirito dice oggi alle Chiese, sa che esso dice anche oggi la stessa cosa: pentimento!
Abbiamo davanti a noi la vita che, come sappiamo possiamo viverla una volta sola: qual è la virtù più nobile, il dono supremo da desiderare?
S. Paolo ci ha detto che tra tutte le virtù la più importante e la carità.
Nella sua lettera ai Corinzi, nella quale egli un momento prima aveva parlato della fede, aggiunge: "Anche se io possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi al carità, non sono nulla".
Lungi dall'ignorare la fede San Paolo fa di proposito il confronto: ora rimangono la fede , la speranza e la carità e, senza alcuna esitazione, aggiunge: ma più grande di tutte è la carità.
Non è un partito preso.
L'uomo è portato a raccomandare ai suoi simili il lato più caratteristico del suo temperamento: l'amore non era il lato caratteristico di Paolo
L'osservatore attento scoprirà nella personalità di Paolo una meravigliosa dolcezza che cresce e matura con il passare degli anni, ma la mano che scrisse: "di tutte più grande è la carità": è macchiata di sangue quando l'incontriamo per la prima volta, persecutore dei cristiani, ma Dio gli ha cambiato il cuore perché, dopo averlo conosciuto Gesù, si è affidato a Lui con totale docilità al punto da dedicargli l'intera esistenza, fino al dono della vita.
( Cfr. La cosa più grande del mondo di E. Drummond )
Dio ha dato tutto mediante le Piaghe Sanguinanti e Trionfanti di suo Figlio, ma per poter ricevere da Lui, egli vuole che chiediamo nel nome di queste piaghe perché il Figlio sia glorificato Chiama [ alla retta via i peccatori ], « o Gesù, fa vedere la tua Croce, segnata dal tuo dolorosissimo sacrificio, cioè tinta del tuo Divin Sangue; e per mezzo della divozione delle cinque Piaghe, imprimi nella loro mente e nel loro cuore l'idea dell'amore che ci hai mostrato colla Tua dolorosa morte per la salvezza di tutti; fa vedere le Tue sacratissime mani e piedi traforati da chiodi e il costato, affinché l'uomo si ravveda e si salvi per i tuoi meriti infiniti » ( Fra Leopoldo, Diario 27-XII-1908 ).
Quelli che hanno più fede nel Redentor del mondo, più grazie otterranno da quelle piaghe Santissime, e parleranno della più alta misericordia di Dio Gesù Crocifisso" ( Diario, 8-XI-1909 ).