Cenacolo N° 81
Il capitolo quinto dell'Apocalisse contiene parole di Dio ispirate, rivolte a noi, Ascoltiamole!
Il funzionario della regina Candace che tornava da Gerusalemme, leggendo il capitolo 53 di Isaia, si rivolge a Filippo domandandogli: « Di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro? » ( At 8,34 ).
( Stava leggendo il passo dove si dice: « Come pecora fu condotto al macello e come agnello senza voce innanzi a chi lo tosa … » ).
Mancava ancora la chiave di lettura.
La visione di Giovanni prosegue: « Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: "Chi è degno di aprire il libro e di scioglierne i sigilli?".
Ma nessuno né in cielo, né in terra né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. Io piangevo molto … ».
Giovanni - come è nella natura stessa della liturgia - ci riporta, in spirito, al momento storico in cui le cose accadono o stanno per accadere.
Il pianto del profeta evoca il pianto dei discepoli al momento della morte di Gesù ( « Noi speravamo che fosse lui … » ), il pianto della Maddalena accanto al sepolcro vuoto, il pianto di tutti coloro che « aspettavano la redenzione di Israele ».
« Ma uno dei vegliardi - prosegue la visione - mi disse: "Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di David, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli" ».
Enikesen! Vicit! Ha vinto!
Questo il grido che il veggente è incaricato di far risuonare nella Chiesa e la Chiesa nel mondo, per tutti i secoli: ha vinto il leone della tribù di Giuda! ( Il « leone della tribù di Giuda » è il Messia, così chiamato dalle parole che Giacobbe pronuncia, nel libro della Genesi, benedicendo il figlio Giuda ).
L'evento che da sempre si aspettava e che tutto spiega è accaduto.
Non si tornerà più indietro.
Con un immane sforzo la storia ha spostato il suo baricentro da dietro in avanti, ha raggiunto il suo culmine.
Si è instaurata la pienezza dei tempi.
« È compiuto - Consummatum est », ha gridato Gesù prima di spirare ( Gv 19,30 ).
( Cfr. Il Potere della Croce di R. Cantalamessa )
Non attaccatevi al mondo.
Nessuna cosa merita che un'anima immortale si dedichi ad essa o dia la vita per essa.
L'anima che non muore deve dedicarsi a qualcosa che non muore ed ecco le sole cose che non muoiono: Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la Carità; ma dì tutte più grande è la Carità".
Di queste tre cose, due passeranno, poiché la fede diventerà visione, e la speranza diventerà godimento.
Ma la Carità deve durare.
Dio, Dio eterno è Carità.
Agognate quindi quel dono imperituro, il solo valore che avrà corso nell'Universo quando tutti gli altri valori del mondo saranno inutili e fuori corso.
Prima di darvi ad altre cose, datevi alla Carità, rispettando le proporzioni delle cose.
Fate che almeno il primo grande scopo della vostra esistenza sia quello realizzare.
( Cfr. La cosa più grande del mondo di E Drummond )
Maria SS.ma mi disse: Figlio, prendi questo mio Cuore, che è cuore di Madre ( lo disse due volte ) ….
Siano benedetti i tuoi pensieri; e la tua lingua sia in continuo esercizio a lodare, benedire la misericordia, la potenza, la gloria del Signore" ( Fra Leopoldo, Diario 15-XII-1908 ).
Con l'Adorazione universale del santo Crocifisso ( perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, Fil 2,10 ) e la diffusione dell'Offerta delle Sante Piaghe ( per le sue piaghe siamo stati guariti, Is 53,5 ), faremo soffiare sul mondo questo vento nuovo ( che si abbatte gagliardo [ At 2,2 ] e che rinnova la faccia della terra [ Sal 104,30 ] ), innalzandolo verso Gesù: « Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me » ( Gv 12,32 ).
Ci saranno religiosi, laici e persino gruppi di non cattolici ( Lui stesso è il Signore di tutti, Rm 10,12 ) che si rinnoveranno e Lo proclameranno al mondo, facendo del Crocifisso il centro della loro vita: e ogni lingua proclamerà che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre ( Fil 2,11 ).