Lettera N° 2
Torino, 1 febbraio 2012
Carissimi,
il rapido scorrere del tempo ci interpella sul senso della vita e sul fine della nostra esistenza.
Solo l’amore che viene da Dio, ci insegna la Chiesa, può dare senso alla nostra esistenza.
L’amore a Dio e al prossimo, spontaneo e naturale nei piccoli, si sviluppa, con il crescere dell’età, solo in chi desidera conseguirlo, amando.
Purtroppo il tempo che passa, porta con sé innumerevoli vicende, che direttamente o indirettamente ci coinvolgono.
Questo comporta il rischio che ci assorbano talmente tanto da farci perdere di vista lo stesso fine della nostra esistenza, che è la comunione di Dio con gli uomini, e degli uomini con Dio, e tra di loro in Cristo.
Perseguire questo fine, è ciò che è l’essenziale della nostra vita, anche se spesso il suo raggiungimento potrà richiederci di dover andare contro l’andazzo di molti, e magari contro le nostre istintive inclinazioni.
Le sofferenze che possiamo incontrare nel dover andare contro corrente, sono fruttuose solo se accolte con amore, perché donano la gioia interiore e la pace, che possono renderci felici.
Ogni cosa che facciamo e le sofferenze che incontriamo nel nostro cammino sono meritorie presso Dio, in proporzione al grado di amore con il quale compiamo quelle e accettiamo queste.
Gesù ha potuto soffrire sereno atroci sofferenze, perché sostenute da un amore immenso.
La sofferenza di Gesù, massimamente manifestata nella sua Passione, è il segno supremo dell’amore di Dio per l’uomo, ed è per questo amore che Egli ha meritato la salvezza di tutti quelli che l’accettano.
Egli non desidera che gli diamo ciò che sta al di fuori di noi, che gli offriamo cioè delle cose, ma che gli diamo noi stessi.
Il sacrificio di Gesù non fu di cose, ma di persona; il suo non è stato un dono periferico, situato sul piano dell’ ”avere” o dell'offerta di semplici cose, bensì nella radicalità e nella profondità del proprio “essere”.
Egli mise in gioco se stesso come dono al Padre per tutti.
Alla luce di queste riflessioni, che, al momento opportuno, potremo richiamare nei nostri Cenacoli, sforziamoci di adorare e di diffondere l’Adorazione al Crocifisso Risorto con lo spirito e l’ardore con cui la faceva fra Leopoldo.
Da uno stralcio della descrizione con cui fr. Teodoreto riferisce come fra Leopoldo faceva l’Adorazione, cogliamo alcuni aspetti della sua devozione, che richiamo, non tanto per invitarvi a riprodurli pari pari, ma per coglierne lo spirito che lo animava, da riproporre nei nostri Cenacoli.
Fr. Teodoreto, dopo aver conosciuto e praticato con fervore la formula di adorazione al Crocifisso composta da fra Leopoldo, ed averne esperimentato l’efficacia, la diffuse con grande zelo e si impegnò per ottenerne l’imprimatur dalle autorità religiose della Diocesi di Torino.
Nel presentarla a dette autorità, incontrò delle difficoltà sul modo indicato per farla; era, infatti, scritto che si doveva fare ( in ginocchio ) dinanzi a un Crocifisso posto per terra sopra un tappeto ( o cuscino ).
Per superare queste difficoltà, si stabilì già da allora, un modo di praticarla, adatto a tutti i fedeli, invitandoli a “Mettersi possibilmente in ginocchio, dinanzi a una immagine di Gesù.”
Nei nostri Cenacoli pratichiamo l’Adorazione a Gesù Crocifisso perché essa è un mezzo che ci è offerto per aiutarci a posare lo sguardo su Gesù, le cui Piaghe sanguinanti e gloriose sono sorgenti di resurrezione e di vita.
Nel fare questa devozione, teniamo presente che è il rapporto di vita che scaturisce dalla contemplazione del Crocifisso Risorto che costituisce il fine della pratica di questa devozione.
Poiché è importante fare bene questa preghiera, occorre che ci atteniamo, anche oggi, ad alcune semplici modalità, accessibili a tutti, che ne favoriscano lo spirito.
Si tratta di suggerimenti di carattere generale suscettibili di adattamenti a seconda dell’età, della salute, e dello stato secolare o religioso di quanti fanno questa devozione.
Dopo aver accolto quanti convergono per l’incontro del Cenacolo, e scambiatosi, in un tempo ragionevole, un fraterno saluto, creare un clima di raccoglimento che permetta di iniziare puntuali l’incontro all’ora concordata.
Posare quindi, dove sia possibile, un Crocifisso su di un tavolo, al centro del gruppo.
Introdursi all’Adorazione con la lettura di un brano, o anche di una sola frase evangelica appropriata.
Recitare quindi, senza fretta, la formula della preghiera di adorazione, rimanendo preferibilmente in piedi.
Al termine dell’Adorazione ad una piaga lasciare un breve tempo di totale silenzio per permettere ai partecipanti di sostare qualche momento in adorazione-contemplazione di detta piaga.
Prima di passare all’adorazione della piaga successiva si potranno aggiungere delle preghiere spontanee incentrate sull’intenzione proposta per l’adorazione a quella determinata piaga, e quindi concludere, come previsto, con la recita del Padre nostro, Ave Maria e Gloria, o con qualcuna di queste preghiere a scelta.
Terminata l’adorazione alle singole piaghe e fatta la preghiera finale: “Signore Gesù, mio Salvatore, con te …”, ci si può sedere, mentre contemporaneamente viene distribuito il foglietto settimanale che potrà guidarci per una breve riflessione di gruppo su quanto in esso contenuto.
Detto foglietto potrà essere letto tutto o in parte, commentandone facoltativamente qualche aspetto, oppure semplicemente lasciato loro per un approfondimento personale nella settimana.
Nell’ambito della riflessione che segue l’adorazione, lasciare a tutti la possibilità:
• di offrire contributi per migliorare la pratica e la diffusione dell’Adorazione;
• di chiedere dei chiarimenti;
• di riferire sul come ci si attiva per proporre l’Adorazione nel proprio ambiente.
Nel riferire cosa si sta facendo per diffondere l’Adorazione, si abbia tendenzialmente una visione ottimistica dei risultati raggiunti, anche se non sempre potranno essere entusiasmanti, tenendo presente che per accogliere l’Adorazione, spesso potranno essere richiesti tempi lunghi che dipenderanno non solo dal nostro impegno esteriore, ma soprattutto da una nostra preghiera, umile, fiduciosa e tutta amore.
Tenendo conto che i nostri incontri, normalmente, dovranno essere brevi, occorre non aggiungere altre preghiere alla già lunga preghiera di una adorazione fatta bene. Il protrarsi dell’incontro per un tempo eccessivo potrebbe, alla lunga, stancare i partecipanti o scoraggiare la partecipazione di altre persone che, pur desiderandolo, non sono disposte a lunghe preghiere.
Prima di concludere l’incontro si suggerisce di baciare il Crocifisso, mentre, dove sia possibile, si potrà eseguire un canto adatto, stando in piedi, a cui seguirà il congedo.