Lettera N° 6
Torino 1 settembre 2012
Carissimi amici,
dopo la pausa estiva ritemprati, nel fisico e nello spirito, riprendiamo l’invio dei foglietti settimanali di riflessione nei Cenacoli, sospesi nei mesi di luglio e agosto.
Questo ci permette di continuare con rinnovato slancio la nostra missione e di migliorarla, se occorre.
A tale scopo suggerisco i tre punti di riflessione sotto indicati:
1. Con quanto amore pratichiamo l’adorazione al Crocifisso risorto, cioè se davvero la pratichiamo:
- per consolare Gesù con il nostro amore,
- per intercedere per le necessità della Chiesa e di tutto il mondo,
- per riparare le ingratitudini e i peccati che si commettono.
2. Perché diffondiamo l’Adorazione, chiedendoci se lo facciamo perché anche altri scoprano l’amore di Gesù ed entrino in amicizia con lui o se lo facciamo per convincerci di essere migliori degli altri pensando in fondo in fondo di essere noi i salvatori dei fratelli.
3. Quali frutti ha prodotto in noi e negli altri l’Adorazione, se cioè, dopo esserci impegnati con zelo, siamo migliorati in umiltà e carità o se invece abbiamo pensato che i frutti ci siano dovuti per il nostro impegno, scoraggiandoci se non li abbiamo visti.
Lo scoraggiamento può presentarsi quando pensiamo di dover essere noi a raccogliere i frutti di quanto abbiamo seminato, mentre il più delle volte saranno altri a raccoglierli.
Questo non significa che Dio ignori l’amore che mettiamo nello svolgimento della nostra missione né le difficoltà che incontriamo, anzi per questo nostro impegno ci ricompenserà largamente con le sue benedizioni.
La pratica e la diffusione dell’Adorazione al Crocifisso risorto mira a favorire la vita, secondo lo Spirito, dei cristiani battezzati che pur vivendo nel mondo non sono del mondo.
Ci sono delle persone che Dio chiama ad una vita ritirata in qualche Convento o in qualche Ordine o Congregazione religiosa e ce ne sono altre che Dio non “ritira dal mondo” , ma che lascia nel mondo e che costituiscono la moltitudine delle persone.
Questa moltitudine è costituita da gente come noi che vive una vita ordinaria, che ha una famiglia ordinaria e che ha una casa ordinaria; è la gente ordinaria che incontriamo in una qualsiasi nostra strada.
Noi facciamo parte di questa gente ed è tra questa gente che Dio ci chiede di essere testimoni del suo amore, perché questo è il luogo dove Dio ci ha messi a vivere e a diventare santi.
Anche nella Lettera a Diogneto, del secondo secolo, si afferma che i cristiani sono cittadini della città terrena e della città celeste, sono anima del mondo.
Vivono insieme agli altri uomini senza manie di separazione, condividono lingua, cultura, impegni lavorativi e sociali, ma si oppongono a ogni idolatria pagana, testimoniando in semplicità di vita la “buona notizia del Vangelo”.
La chiamata alla santità, come ci ricorda il Vaticano II in Lumen Gentium 40, è universale e non privilegio di alcune categorie di persone.
Si diventa santi, infatti, solo amando Dio e il prossimo con crescente amore, vivendo con fedeltà la propria vocazione, nello stato di vita previsto da Dio per ognuno di noi.
Quanti partecipano ai Cenacoli non sono esonerati dal tendere alla santità pensando di vivere già una attiva vita cristiana, perché possono sempre crescere in amore verso Dio e verso il prossimo per conseguire la perfezione della carità, la santità.
Per raggiungere la santità dobbiamo liberarci dalla tentazione di ritenerci dei ”super-cristiani”, già arrivati, ma dei “semplici” cristiani chiamati, come tutti i fratelli e le sorelle nella fede, a corrispondere al nostro battesimo.
Il nostro impegno di evangelizzazione, per essere autentico e duraturo, va radicato nel cuore di Gesù e continuamente verificato per accertarci che non venga deviato da interessi terreni o di convenienza che non mirino a mettere Gesù al centro della vita nostra e degli altri.
Noi, infatti, rimaniamo nel mondo, pur non essendo del mondo, non per interessi egoistici, ma per vivere a tu per tu con la gente, per mostrare con la testimonianza della nostra vita a chi ancora non lo sa ( e sono molti ) che Dio ci ama e che la certezza del suo amore ci è data dall’avere Egli dato la sua vita per noi.
La nostra missione è quella di portare tra la gente quel fermento evangelico che può rendere la società più umana per la presenza in essa di Dio.
L’essere lievito, come ci chiede Gesù, non è un semplice modo di dire, ma sintetizza il nostro impegno per il raggiungimento di una sempre più profonda comunione con Dio e con il prossimo, fondata sull’amore.
Stabilire rapporti di comunione è importante per chiunque voglia intraprendere qualche progetto insieme e quindi anche per noi che partecipiamo ai Cenacoli.
Occorre pertanto che ci abituiamo a confrontarci con gli altri, a dialogare e a lavorare insieme come fratelli.
Solo così diventeremo segno dell’amore che ci unisce nell’attuare la missione di annunciare, con concreti gesti di carità, l’amore di Gesù.
Il dialogo concretizza il nostro necessario rapporto di comunione con la gente, che va attuato con coraggio, senza paura, per poter portare la Chiesa nel mondo, anche se il mondo spesso la rifiuta.
Oggi molti battezzati vivono nell’anonimato religioso, tiepidi o indifferenti al Vangelo e alla salvezza.
Il Concilio ha invece ricordato che il fondamentale compito di evangelizzazione compete anche ai cristiani laici, chiamati a mostrare, là dove vivono, il senso della vita secondo Dio, ad essere portatori di speranza e di gioia.
Questo apostolato è alla portata di tutti e particolarmente di noi che partecipiamo ai Cenacoli.
Questa nostra missione evangelizzatrice che da tempo stiamo attuando con risultati soddisfacenti, per una azione più efficace va continuamente messa a fuoco, non solo attraverso lo studio e la riflessione, ma soprattutto attraverso una preghiera che scaturisca da un cuore umile e innamorato di Dio.
La società, spesso inconsapevolmente, attende da noi laici impegnati, che siamo luce, un riflesso della luce che è Dio.
Non possiamo nascondere la luce accesa in noi nel giorno del battesimo, resa più splendida con la partecipazione ai sacramenti, e dirci discepoli di Cristo.
Affrettiamoci dunque a portare questa luce ai fratelli, attraverso i semi d’amore e di santità, posti da Dio nei nostri cuori.
Riprendendo con regolarità e rinnovato zelo le attività dei Cenacoli, teniamo presente che siamo chiamati ad essere lievito, facendo capire con il nostro comportamento più che con tante parole, che crediamo all’amore di Dio.
Tale certezza si concretizza non solo nell’adorazione delle sacratissime piaghe del Signore, ma anche nella solidarietà, nell’impegno per perseguire l’unità, nel dialogo fraterno e nella comunione, senza dei quali non saremmo né credibili portatori di luce, né portatori di speranza e di gioia.
Attraverso l’Adorazione al Crocifisso, nella formula scritta da fra Leopoldo, consolidata e diffusa da fr.Teodoreto, occorre riflettere su tutte le situazioni umane: sofferenze, gioie, speranze, delusioni e ambiguità, per discernere in esse i disegni di Dio e orientare a Lui tutte le cose.
Con la devozione alle ferite sanguinanti e gloriose del Crocifisso ci viene offerto un richiamo alla Fede, alla Speranza e alla Carità accessibile ad ogni fedele ed anche alle persone lontane dal Vangelo.
Circa la Fede, Gesù ci disse: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io sono” ( Gv 8,28 );
Circa la Speranza, Gesù ci disse: “E come Mosé innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna” ( Gv 3,14-15 );
Circa la Carità, ci disse: “E io quando sarò innalzato da terra , attirerò tutti a me” ( Gv 12,23 )
L’adorazione al Crocifisso diviene in tal modo un immediato ed efficace strumento di catechesi, anzi, in molte circostanze, di annuncio evangelico, stante la cultura laicista contemporanea.
L’amore al Crocifisso risorto, attraverso la contemplazione delle sue ferite aperte, è accettazione e risposta all’infinito amore di Gesù per il Padre e per ogni uomo, un amore contrassegnato dal dono dello Spirito effuso sull’Immacolata, la prima adoratrice del Figlio crocifisso, e su tutti i discepoli del Figlio suo.
L’Adorazione a Gesù Crocifisso è una preghiera popolare che sollecita una spiritualità cristocentrica, mariana ed è di stimolo per la preghiera liturgica, in primo luogo la S. Messa.
Durante l’estate è stato avviato un nuovo Cenacolo di adorazione-evangelizzazione tuttora ai primi passi: affidiamolo alla potente intercessione dell’Immacolata perché si sviluppi e consolidi secondo il cuore di Gesù.
A tutti voi, carissimi amici, impegnati a vivere in comunione con Gesù e tra di noi, giunga il mio fraterno saluto ed un rinnovato ringraziamento per la vostra preziosa attività.
Leandro Pierbattisti