Lettera N° 10
Torino, 1° maggio 2013
Carissimi amici,
uniti nella espressione della reciproca gioia, diamo un caloroso benvenuto a S.S. PAPA FRANCESCO e ringraziamo il Signore per averci donato questo suo nuovo Vicario.
Salga a Dio la nostra umile e fervorosa preghiera perché Papa Francesco, sostenuto dallo Spirito Santo e dalla protezione della Vergine Immacolata, possa svolgere l’altissima missione affidatagli, con illuminata saggezza e con la necessaria forza, così da poter guidare con fermezza la Chiesa di Dio, purtroppo continuamente insidiata dal diavolo e dai suoi alleati.
Auguriamo a Papa Francesco la gioia di poter vedere il ritorno a Dio di coloro che da Lui si sono allontanati e che gli uomini, oggetto dell’amore di Dio, si riconoscano e vivano i come fratelli, figli di Dio.
Prossimi alla solennità di Pentecoste, uniti con tutta la Chiesa, prepariamo i nostri cuori ad accogliere lo Spirito Santo, perché la sua divina presenza continui ad inondare il mondo di luce, di pace e di gioia.
La diffusa e persistente indifferenza religiosa contagia, purtroppo, anche molti battezzati, disorientandoli circa il senso della vita.
A seguito di tale disorientamento, tanti di loro brancolano insoddisfatti nel “buio”, senza alcuna speranza, trascinando la propria esistenza unicamente protesi alla ricerca di piaceri mondani o alla sola realizzazione di realtà terrene.
Solo chi volgerà lo sguardo verso l’alto e si affiderà allo Spirito Santo, potrà uscire da questa situazione.
Egli solo, se davvero lo si desidera, potrà colmare il “vuoto” interiore in cui si trovano, perché solo Lui potrà sciogliere la durezza dei cuori e far loro sperimentare la gioia e l’ardore di una novella Pentecoste.
Carissimi Referenti dei Cenacoli di adorazione-evangelizzazione, Dio chiama anche noi a presentare ai fratelli il Crocifisso risorto, Colui che dalla Croce ha effuso e continua a effondere su tutto il mondo il Suo santo Spirito.
Se si smorzasse l’amore e l’entusiasmo per l’importante missione affidate e da noi liberamente accolta, il nostro impegno risulterebbe inefficace, perché non derivante da una risposta d’amore al Crocifisso Risorto suscitata dallo Spirito Santo.
Se accolto con amore e docilità, lo Spirito Santo potrà rimuovere eventuali nostre resistenze e darci la forza di abbandonarci incondizionatamente al Suo amore.
Solo allora i suoi discepoli potranno meglio percepire:
- la grandezza dell’amore di Dio,
- ciò che a Lui piace,
- il perché Egli si riveli preferibilmente ai “piccoli” e agli umili.
L’11 ottobre 2011 Papa Benedetto XVI, con lettera apostolica “Porta fidei“ ha inaugurato l’Anno della fede, che si protrarrà fino al 24 novembre 2013.
L’indizione di questo anno, finalizzato alla riscoperta della fede, ha preceduto di pochi mesi l’inimmaginabile sua rinuncia al ministero petrino.
Le precisazioni da lui fatte durante l’inaugurazione di tale anno costituiscono, a mio avviso, come un testamento spirituale riferito alla diffusa indifferenza di molti nei confronti di Dio e della Chiesa.
Detta indifferenza ha determinato l’affievolimento della fede anche di molti cristiani che ora urge ravvivare perché non abbia a spegnersi.
La magistrale omelia fatta dal Papa Benedetto XVI, durante la celebrazione della S. Messa di inaugurazione di detto Anno, ci ha richiamato e riproposto l’urgenza di credere e di riannunciare nel “deserto” di questo mondo, l’amore misericordioso del Signore.
Riporto alcuni brani di detta omelia, durante la quale lo stesso Benedetto XVI ci ha spiegato il perché di un Anno della fede.
“Ritengo”, egli disse, che la cosa più importante [ … ] sia ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione, quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo.
Ma affinché questa spinta interiore alla nuova evangelizzazione non rimanga soltanto ideale [ … ] occorre che essa si appoggi ad una base concreta e precisa, e questa base sono i documenti del Concilio Vaticano II [ … ]
In questi decenni è avanzata una “desertificazione spirituale”, lo vediamo ogni giorno intorno a noi.
É il vuoto che si è diffuso.
Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto, che possiamo nuovamente scoprire il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni [ … ] della sete di Dio, del senso della vita.
E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la Terra promessa e così tengano desta la speranza [ … ].
Oggi, più che mai, evangelizzare vuol dire testimoniare una vita nuova, trasformata da Dio [ … ]
“Anno della fede”: un pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui portare con sé solo ciò che è essenziale.
C’è bisogno di persone che “annuncino e testimonino che Cristo è l’unica via della vera felicità e della vita”.
L’invito è quindi di comunicare la gioia della fede con l’entusiasmo che proviene dall’essere mossi dallo Spirito Santo che “rende nuove tutte le cose”.
Il Papa ha ricordato perché “Gesù non ha redento il mondo con belle parole o mezzi vistosi, ma con “la sua sofferenza e la sua morte”.
É quindi “solo attraverso uomini e donne plasmati dalla presenza di Dio” che “la Parola di Dio continuerà il suo cammino nel mondo portando i suoi frutti”.
É necessario che “l’incessante fermento missionario che anima la Chiesa” riempia tutti di “un rinnovato senso di responsabilità verso al Parola di Dio e la diffusione del Vangelo”.
Il disegno simbolico che accompagna tutte le iniziative e gli avvenimenti di questo Anno della fede ripresenta e richiama in sintesi fondamentali verità di fede.
Esso infatti rappresenta una barca, immagine della Chiesa, in navigazione sui flutti graficamente appena accennati.
L’albero maestro di questa imbarcazione è rappresentato da una croce che issa grandi vele le quali, con disegni dinamici, realizzano il trigramma di Cristo ( IHS – “Jesus Hominum Salvator” ).
Sullo sfondo delle vele è rappresentato il sole che associato al trigramma, rimanda all’Eucaristia.
“Chiunque ama è generato da Dio, perché Dio è amore”.
É questo il vertice della prima lettera di Giovanni e forse del Nuovo Testamento.
L’amore di cui si parla è amore di donazione, di reciprocità, di comunione e non un evanescente sentimento.
É soprattutto un amore caratterizzato dalla gratuità, che non aspetta il contraccambio.
Quanto avverrà nell’ultima Cena e poi nella passione di Gesù è manifestazione di questo amore gratuito, che giunge fino all’atto supremo, portando la donazione fino alle ultime conseguenze ( … “li amò sino alla fine”, fino alla perfezione dell’amore. )
Lavarsi i piedi gli uni gli altri significa darsi onore reciproco, riconoscere realmente gli uni agli altri la dignità di cui Cristo ha rivestito i suoi discepoli.
Gesù con questo gesto evidenzia il valore di modello al quale dovranno attenersi i suoi discepoli.
Occorre servirsi a vicenda come fratelli, dove uno riconosce l’altro come uguale a se stesso, anzi come ancor più meritevole di onore e di stima.
“Chiunque ama è generato da Dio, perché Dio è amore”.
Chi ama è come un vaso in cui Dio riversa acqua sorgiva, con tale abbondanza che trabocca fuori, all’intorno.
É stato riversato in noi l’amore di Dio, quindi non può che traboccare nell’amore fraterno.
Quando si compie un gesto d’amore autentico esso è un riflesso dell’amore di Dio. Con quel gesto d’amore si diventa trasparenza di Dio, ci si lascia trasfigurare, si rende visibile il suo Volto, si testimonia chi è veramente Dio.
La vita cristiana è trasfigurazione, metamorfosi dell’uomo vecchio nell’uomo nuovo.
Non è un fatto istantaneo, ma un processo che si sviluppa in un cammino, nel tempo.
Il traguardo è la maturità del credente, che lo porta a discernere ed a scegliere secondo il cuore di Dio.
La mattina del 29 marzo, Venerdì Santo del 2013, dalle ore 9 alle 10,30 abbiamo fatto, nella sede dell’Unione Catechisti, l’annuale incontro per i Referenti dei nostri Cenacoli di adorazione-evangelizzazione.
Dopo un momento di intensa preghiera e di riflessioni sulle inaudite sofferenze di Gesù, abbiamo fatto l’adorazione comunitaria alle sue sacratissime piaghe, a cui è seguita, da parte del Responsabile dell’Unione Catechisti in Torino: Dott. Vito Moccia, una lettura della paradisiaca visione del Crocifisso, avuta da fra Leopoldo nel castello di Viale d’Asti.
Dopo la presentazione di tale visione e del che cosa essa significhi anche per noi, il Catechista Vito ha presentato delle interpretazioni di tale visione con le quali alcuni artisti hanno cercato di rappresentarla.
La partecipazione dei Referenti a detto incontro è stata, piuttosto scarsa, e questo mi ha lasciato un po’ perplesso pensando che se non ci si incontra un po’ più intimamente con Gesù e tra di noi, almeno una volta all’anno, come potremo rinsaldare la comunione tra noi e concordare i futuri sviluppi delle nostra missione?
L’isolamento volontario anche se spesso circondato, a parole, da mille scuse comporta sempre il rischio che venga fortemente ridotto sia lo slancio d’amore per il Signore, sia lo zelo per annunciarlo a quanti ancora o non lo conoscono o lo conoscono poco.
Ringrazio quanti, nei giorni precedenti detto incontro, mi hanno comunicato la loro impossibilità a prendervi parte.
( In occasione del 13 maggio, anniversario della sua morte. )
Fr. Teodoreto nasce a Vinchio d’Asti il 9 febbraio 1871.
L’11 ottobre 1887 entra nell’istituto dei Fratelli delle Scuole cristiane.
Dedica la maggior parte della sua attività apostolica alle Scuole elementari popolari della R.O.M.I. ( Regia Opera Mendicità Istruita ) in Torino con annesse Scuole serali gratuite, prima come insegnante, poi come Ispettore, infine come Direttore.
Nel 1906 concepisce il proposito di attendere alla fondazione di un’opera di perseveranza degli alunni oltre la scuola.
Conosciuto nel 1912, fra Leopoldo Maria Musso O.F.M. in fama di santità e di soprannaturali rivelazioni, ha incoraggiamenti e consigli a seguire in tale proposito e ne riceve la “Adorazione a Gesù Crocifisso” da diffondersi in tutto il mondo affinché l’ ”Amabilissimo Signore” sia da tutti conosciuto, amato, adorato.
Fondò l’Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, approvato dalla Chiesa come Istituto Secolare.
Ha il conforto di vedere sorgere la Casa Di Carità Arti e Mestieri fondata dai Catechisti sotto al sua assistenza, a vantaggio della gioventù operaia.
Trascorse gli ultimi suoi anni nella pratica di una angelica vita interiore e di una serena sopportazione della sofferenza, vittima di olocausto per la gioventù e per le opere che la Provvidenza gli ha affidato, largo del suo consiglio e della sua preghiera a favore di molti che a Lui continuamente si rivolgono.
Muore la notte del 13 maggio 1954 al Collegio San Giuseppe di Torino.
Alcune date:
Il 27 febbraio 1959 la sua salma viene traslata alla Casa di Carità di Corso B. Brin 26, in Torino.
L’11 gennaio 1961 ha inizio il Processo informativo Diocesano ed è dichiarato “Servo di Dio”.
Il 2 febbraio 1977 gli atti del Processo sono trasferiti a Roma presso la Santa Sede.
Il 3 marzo 1990 è dichiarato Venerabile.
Quando la Chiesa riconoscerà un miracolo, egli sarà proclamato “Beato” ed elevato così all’onore degli altari.
Vi giunga, carissimi, un caloroso e fraterno saluto, unito all’augurio che Gesù viva sempre nei nostri cuori
Leandro Pierbattisti