Lettera N° 20
Torino, 1 gennaio 2015
Questo attributo di Dio lo dobbiamo annunciare a tutti, al momento opportuno, perché riassume ciò che noi Referenti e quanti ci aiutano nella conduzione dei cenacoli di adorazione-evangelizzazione ci siamo impegnati a testimoniare nei nostri Cenacoli e ovunque, tutte le volte che si presenta la possibilità.
La misericordia di Dio, che, se si presenta la possibilità, costituisce l’essenza dell’essere divino, va continuamente meditata e approfondita perché la nostra debole intelligenza possa comprendere sempre meglio in che cosa essa consista, così che tutto il nostro essere, corpo, anima e spirito, ne siano completamente avvolti.
La misericordia é quella radicale propensione ad operare il bene degli altri, soprattutto se bisognosi.
Questa propensione a soccorrere chi ha bisogno è una specie di istinto naturale negli esseri viventi, anche tra gli animali.
Ogni simile vede nel suo simile un altro se stesso e dà all’altro quello che darebbe a se stesso se avesse lo stesso bisogno.
Spesso, purtroppo, gli uomini sono più stolti ed egoisti delle bestie, in quanto non solo non si prestano ad aiutare gli altri, ma tendono a sfruttarli per i propri interessi o ad opprimerli perché fanno ombra alla loro mania di grandezza.
A questi “superuomini”, i deboli, i poveri, i sofferenti, gli sprovveduti … non suscitano compassione, ma solo disprezzo; l’uomo misericordioso, invece, riflette l’amore di Dio.
Gesù essendo misericordia e misericordia infinita, ha salvato sulla Croce tutti gli uomini, ma non tutti vengono automaticamente salvati, ma solo coloro che desiderano essere salvati, cioè gli eletti.
Eletto vuol dire “scelto da un insieme che resta fuori”.
S. Paolo dice che si è predestinati alla salvezza ( Rm 8,30 ); nessuno invece è predestinato alla dannazione.
L’affermare che Dio predestini qualche persona all’inferno è una bestemmia, un’orribile eresia condannata dalla Chiesa.
Si oppone alla misericordia di Dio una caricatura di essa, costituita dal buonismo e dal sentimentalismo.
Con tali sentimenti si pensa che la bontà di Dio sia talmente grande che, in punto di morte, perdonerà tutti.
Chi pensa così, pur avendo possibilità e tempo per convertirsi, continua a vivere nella tiepidezza, gli sarà molto più difficile conseguire la salvezza.
Pensa erroneamente così chi ritiene che Dio, al momento della morte, gli perdonerà ogni peccato che avrà fatto perché, secondo lui, Dio non permetterà che una Sua creatura possa essere separata da Lui ed essere eternamente dannata.
Quanti ragionando così ignorano che Dio ha parlato chiaro al riguardo e che non si lascia prendere in giro da nessuno.
Concepire un apostolato catechistico missionario incentrato prevalentemente sul buonismo e sul sentimentalismo è un errore grande perché la persona finisce di fare sempre ciò che vuole, anche se questo è opposto alla volontà di Dio, come accade nel caso del sentimentalismo.
Chi si lascia guidare dal sentimentalismo finisce di fare sempre ciò che più gli piace, respingendo velatamente quanto non gli piace, pur sapendo essere volontà di Dio.
Così facendo si comporta come uno che ritiene, senza dirlo, che spetti soprattutto a lui stabilire il da farsi per favorire la salvezza del mondo.
Un simile comportamento è deleterio perché, anche se non lo si afferma apertamente, mira ad attuare solo ciò che più piace in quanto ritenuto più utile per procurarsi stima, riuscita, seguaci, onori, soddisfazioni, consensi, rispetto, …. ma é proprio questo il pensiero di Dio?
Evidentemente no; pertanto di ogni sentimento, anche apparentemente buono che si affacci alla nostra mente, va fatto un ragionato discernimento, alla luce del’insegnamento di Gesù.
Questo accade spesso anche in campo apostolico, quando si ignori di fare, non solo a parole, solo, sempre e in tutto la volontà di Dio.
Al termine dell’anno 2014 e all’inizio del nuovo anno ritengo utile, per me e per voi, soffermarci qualche tempo ad esaminare in che misura ognuno di noi ha risposto all’attuazione della missione dei Cenacoli ai quali, negli anni passati, avevamo dato la nostra adesione.
Per poter fare detto esame ripresento succintamente le principali iniziative e orientamenti propostici in passato, allo scopo di poter suggerire, ricordandoli, eventuali miglioramenti, o la loro ripresa, qualora qualcuna di queste non avesse avuto seguito.
Poiché le iniziative e gli orientamenti dati sono stati numerosi, propongo a me e a voi solo alcuni interrogativi sui quali riflettere:
1. Abbiamo veramente capito che tra le moltissime forme di apostolato presenti nella Chiesa il Signore abbia chiesto a noi di dedicarci ai Cenacoli dando ad essi, non solo a parole, la precedenza rispetto ad eventuali altre richieste di attività apostoliche?
2. Abbiamo capito che la pratica e la diffusione dell’adorazione a Gesù Crocifisso costituisce la principale forma di catechesi a noi richiesta dal Signore?
3. Abbiamo collaborato alla diffusione della devozione mariana portando nelle famiglie, come previsto, la statuetta della Madonna?
4. Abbiamo favorito l’intronizzazione del Crocifisso nelle famiglie?
5. Ci siamo interessati ed impegnati nella costituzione di gruppi AMI?
6. Abbiamo avviato e concretamente seguito, sopratutto con la preghiera, i Cenacoli di adorazione- evangelizzazione, nelle loro diverse espressioni: bambini, giovani e adulti?
7. Abbiamo partecipato alle adunanze settimanali, richieste ai membri consacrati, e ai Ritiri spirituali la cui partecipazione è stata ripetutamente consigliata a chiunque l’avesse desiderato?
8. Abbiamo favorito un clima di carità fraterna, insistentemente richiesta da Gesù?
9. Abbiamo accarezzato l’idea di suggerire a Dio e a chi lo rappresenta, ciò che occorrerebbe fare per favorire lo sviluppo dell’Unione Catechisti?
Se gli interrogativi proposti non ci riguardano direttamente, ignoriamoli; se invece ci sollecitano a riprendere in considerazione qualche loro aspetto un po’ tralasciato … Avanti con rinnovato coraggio!
Come già detto altre volte, per vivere santamente dobbiamo sempre scegliere tra tre possibilità:
• Vivere come in passato, ritenendo quanto fatto buono e gradito a Dio.
• Migliorare qualche aspetto della risposta data a Dio per adeguarla, sempre più perfettamente, alla Sua volontà.
• Continuare a vivere nella tiepidezza, sfogliando la margherita.
Chi non ha né la forza né la volontà di cambiare certi suoi comportamenti, pur rendendosi conto che andrebbero decisamente cambiati per fare la volontà di Dio, forse sarebbe meglio che lasciasse senza indugio l’Unione Catechisti, per non essere di ostacolo a chi vi rimane.
Il cristiano che riceve una precisa chiamata dal Signore, ma poi non la porta avanti con entusiasmo, diventa un cristiano senza forza, senza fecondità, un cristiano rivolto al servizio di se stesso, uno che non si sente coinvolto nella missione affidategli …
Anche costui andrà in cielo, certamente, ma che vita arida, la sua!
Anche nello scorso mese di novembre 2014, il giorno 7, abbiamo fatto un Cenacolo serale nella chiesa parrocchiale delle Vallette.
Questo incontro serale, partecipato, come i precedenti, con grande fervore, ha visto una partecipazione lievemente aumentata, dovuta forse ad una accresciuta sensibilità e ad una maggiore collaborazione da parte dei sacerdoti, delle suore e degli operatori pastorali.
Nel 1° venerdì di dicembre, il cenacolo serale del giorno 5, pur con una ridotta partecipazione di persone, si è svolto anch’esso con grande fervore.
Prima di detto incontro, il parroco della parrocchia Santa Famiglia di Nazareth, ci ha assicurato che durante lo svolgimento di questi cenacoli settimanali, farà in modo che non manchi mai la presenza di un sacerdote, che possa attendere alla richiesta di eventuali colloqui, o di accostarsi alla comunione sacramentale.
Diversi Referenti, che ringrazio con fraterno affetto, hanno collaborato alla sua attuazione: sono certo che il Signore premierà il loro impegno e che scriverà anche i loro nomi sul palmo delle Sue mani.
Ci sono tanti santi nascosti, uomini, donne, padri e madri di famiglia, malati, preti che mettono in pratica tutti i giorni l'amore di Gesù e questo dà speranza: è quanto ha detto Papa Francesco nella Messa mattutina a Santa Marta il 04/12/2014
É davvero cristiano chi mette in pratica la Parola di Dio, non basta dire di avere fede: commentando il Vangelo sulla casa costruita sulla roccia o sulla sabbia, Papa Francesco invita a non essere “cristiani di apparenza”, cristiani truccati, perché appena arriva un po’ di pioggia il trucco va via.
Non basta – ha detto - appartenere a una famiglia molto cattolica o a un’associazione o essere un benefattore, se non si segue poi la volontà di Dio.
“Tanti cristiani delle apparenze” – ha osservato – “crollano alle prime tentazioni”, perché “non c’è sostanza lì”, hanno costruito sulla sabbia.
Invece, ci sono tanti santi “nel popolo di Dio - non necessariamente canonizzati, ma santi – tanti uomini e donne” che “mettono in pratica l’amore di Gesù. Tanti”.
Hanno costruito la casa sulla roccia, che è Cristo: “Pensiamo ai più piccoli, eh? Agli ammalati che offrono le loro sofferenze per la Chiesa, per gli altri.
Pensiamo a tanti anziani soli, che pregano e offrono.
Pensiamo a tante mamme e padri di famiglia che portano avanti con tanta fatica la loro famiglia, l’educazione dei figli, il lavoro quotidiano, i problemi, ma sempre con la speranza in Gesù, che non si pavoneggiano, ma fanno quello che possono”.
Sono i “santi della vita quotidiana!”, ha esclamato il Papa: “Pensiamo a tanti preti che non si fanno vedere ma che lavorano nelle loro parrocchie con tanto amore: la catechesi ai bambini, la cura degli anziani, degli ammalati, la preparazione ai novelli sposi …
E tutti giorni lo stesso, lo stesso, lo stesso.
Non si annoiano perché nel loro fondamento c’è la roccia.
É Gesù, è questo che dà santità alla Chiesa, è questo che dà speranza!”.
“Dobbiamo pensarci tanto alla santità nascosta che c’è nella Chiesa” – ha affermato Francesco – “cristiani che rimangono in Gesù.
Peccatori, eh? Tutti lo siamo.
E anche alcune volte qualcuno di questi cristiani fa qualche peccato grave, ma si pentono, chiedono perdono, e questo è grande: la capacità di chiedere perdono, di non confondere peccato con virtù, di sapere bene dove è la virtù e dove è il peccato.
Questi sono fondati sulla roccia e la roccia è Cristo.
Seguono il cammino di Gesù, seguono Lui”.
“I superbi, i vanitosi, i cristiani di apparenza” – ha sottolineato Francesco – “saranno abbattuti, umiliati”, mentre “i poveri saranno quelli che trionferanno, i poveri di spirito, quelli che davanti a Dio si sentono niente, gli umili, e portano avanti la salvezza mettendo in pratica la Parola del Signore”.
“Oggi ci siamo, domani non ci saremo” – ha detto poi citando San Bernardo: “Pensa, uomo, cosa sarà di te: pasto dei vermi”.
“Ci mangeranno i vermi, a tutti” – ricorda il Papa – “Se non abbiamo questa roccia, finiremo calpestati”: “In questo tempo di preparazione al Natale chiediamo al Signore di essere fondati saldi nella roccia che è Lui, la nostra speranza è Lui.
Noi siamo tutti peccatori, siamo deboli ma se mettiamo la speranza in Lui potremo andare avanti.
E questa è la gioia di un cristiano: sapere che in Lui c’è la speranza, c’è il perdono, c’è la pace, c’è la gioia.
E non mettere la nostra speranza in cose che oggi sono e domani non saranno”.
Con fraterno affetto, vogliate gradire i miei più cari e cordiali saluti.
Catechista Leandro Pierbattisti