Adorare la divinità nella debolezza di un bambino
N° 12 - Dicembre 2001
" Oggi è nato, nella città di Davide, il Salvatore, che è il Cristo Signore.
Questo è per voi il segno: troverete un Bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia " ( Lc 2,12 ).
È Natale, ancora una volta Natale.
Qualcuno, che non ne vuol più sapere di Gesù, unico Festeggiato di questo giorno, ha pensato che il presepio, i canti natalizi, il Crocifisso debbano sparire dai luoghi pubblici.
Tanto più oggi, in cui circolano tante idee, diverse "religioni" e - si dice - ognuno ha la sua e tutte sarebbero alla pari, una come l'altra.
Ma Gesù non è un'idea come può essere un'altra idea umana.
Non è neppure un'opinione per quanto rispettabile.
Gesù è il Figlio di Dio incarnato in mezzo agli uomini.
È Dio stesso venuto in mezzo a noi, infinitamente superiore e diverso da tutti i pensatori, dai leaders delle religioni solo umane.
Gesù Cristo è Dio, quindi proprio per questo è l'Unico, l'Assoluto, l'Eterno.
La pretesa di Gesù è totalitaria e non accetta concorrenti e rivali.
Egli afferma in modo inaudito: " Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno va al Padre se non per mezzo di Me " ( Gv 14,6 ).
" Chi non raccoglie con me, disperde " ( Lc 11,23 ).
" Uno solo è il vostro Maestro, il Cristo, e voi siete tutti discepoli " ( Mt 23,8 ).
" Chi crederà in me e sarà battezzato, sarà salvo. Chi non crederà, sarà condannato " ( Mc 16,16 ).
A Gesù, fanno eco i suoi apostoli: " Dio ha costituito Cristo e Signore quel Gesù che voi avete crocifisso " ( At 2,36 ).
" Non c'è altro nome dato agli uomini, all'infuori del Nome di Gesù, per il quale possiamo essere salvati " ( At 4,12 ).
" Se anche un angelo del cielo vi predicasse un altro Vangelo, diverso da quello di Gesù, sia scomunicato " ( Gal 1,8 ).
Nel confronto con i non-credenti, noi cattolici dobbiamo accogliere e annunciare Gesù Cristo, non come un'opinione, ma come l'unico Salvatore, l'Assoluto di Dio che entra nella storia e ci impegna a dargli la nostra risposta di fede e a trasmettere il suo messaggio a ogni creatura.
C'è attorno a noi un'apostasia che fa paura, anzi l'infiltrarsi tra gli stessi credenti di un pensiero che non è più cattolico.
Ed è così che mai come oggi abbiamo bisogno della fede, "la vittoria che vince il mondo: e chi è che vince il mondo se non colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio?" ( 1 Gv 5,4 ).
Dunque, noi che per primi siamo stati chiamati alla fede, dobbiamo viverla e annunciarla, forte, grande e meravigliosa, così da poter esclamare con André Frossard ( 1915-1995 ), l'illustre giornalista del "Figaro" convertito dall'ateismo, quale appare nel suo famoso libro "Dio esiste, io l'ho incontrato": " Ma io non posso farci niente se Gesù Cristo è la Verità, se il Vangelo è l'unica via per costruire la vita, per salvarci! ".
Non solo dei valori umani, come vogliono ripristinare gli uomini socialmente impegnati, ma Gesù vivo, l'unico Salvatore dell'umanità, che libera dal peccato e dalla morte e conduce alla vita eterna, il medesimo Gesù nato a Betlemme per noi.
Nessuno dica che in Palestina, duemila anni orsono è successo nulla, perché "in quei giorni", è avvenuto l'incredibile: Dio ha preso carne per stare per sempre con l'uomo, per cui oggi, davanti alla sua culla dobbiamo riconoscere: " Chi non raccoglie con Te, disperde. La salvezza ci è data solatnto da Te, Gesù della nostra vita ".
Buon Natale: con Lui.
Il Natale e l'Epifania richiamano immagini di felicità e agiatezza, eppure è proprio all'approssimarsi delle festività più sentite che il dolore delle persone sole si fa più intenso, fino a culminare in gesti insensati.
La gioia spensierata di chi si ritrova con familiari e amici per celebrare il Natale può colpire al cuore la sensibilità di quanti vivono con disperazione la propria solitudine.
Non ci riferiamo solo ai cosiddetti "barboni", ma anche ai tanti che, dietro ad un sottile velo di rispettabilità, restano inermi di fronte alle avversità della vita.
Non crediamo che l'acutizzarsi di questo disagio nel periodo natalizio sia un fenomeno limitato alle classi meno abbienti.
L'aspetto bonario e gaudente di Babbo Natale fa spesso dimenticare il motivo della venuta al mondo di Nostro Signore.
Gesù Bambino è la figura della debolezza umana, che nasconde una promessa di forza: il fuoco dello Spirito.
Cristo fin dalla nascita è perseguitato, è una vittima della cattiveria umana, è esposto all'abisso dell'angoscia disperante.
Ricordiamo le parole pronunciate sulla Croce: "Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?".
La sua sorprendente vittoria sulla desolazione viene, però, da una forza che il mondo moderno, dimentico del vero senso del Natale, ricerca in patetici surrogati.
Anche senza arrivare ai drammi dei tossicodipendenti, quanti studenti, uomini d'affari o poveri disoccupati si sentono quasi costretti a combattere la propria intima debolezza con l'ausilio di sostanze chimiche?
Le stime parlano chiaro: sono tanti, troppi.
Pensiamo anche al dorato mondo dello sport: spesso non è la voglia di vincere, ma il disperato bisogno di non essere esclusi, a sospingere molti atleti sulla scorciatoia del doping.
Certo a questi "deboli" di spirito, la "debolezza" del Bambin Gesù, sul momento, non dice molto.
C'è, infatti, un grave dissidio tra il pio consiglio natalizio ( "oggi siamo tutti più buoni" ) e la realtà competitiva che ci aspetta fuori dalla chiesa.
Cristo lo sapeva bene e infatti non si limitava a frequentare il Tempio, ma amava, con la "potenza" del suo spirito, i più deboli, i più esposti alle sferzate della vita.
I disperati, come Maria Maddalena, stando accanto a Lui, si sentivano come sollevati dal peso della vita.
Ecco la ragione profonda dell' "innamoramento" per Cristo.
Fra Leopoldo, sempre esposto a umiliazioni di vario genere, passava notti intere in adorazione anche per riacquistare le forze morali perdute "in mezzo agli oggetti grossolani e materiali".
Ci sono molti uomini che sanno elargire dosi di saggissimo scoraggiamento, quasi a garantirsi dall'altrui successo.
Ben pochi invece sono quelli che oltre alla falsa cortesia, sanno soffiare sulla brace degli spiriti assopiti.
Il Catechismo Cattolico nel capoverso che precede i passi dedicati all'Avvento e al Natale ( CCC 524 ) ricorda un uomo realmente capace di dare coraggio, un profeta pieno di "forza" interiore, S. Giovanni Battista, il quale preparò la missione di Gesù "con lo spirito e la forza di Elia" ( Lc 1,17 ).
Paradossalmente però, Gesù, causa e scopo di questa "forza" profetica, ai primi che lo adorarono apparve nel segno della debolezza: "Pastori o magi, non si può incontrare Dio quaggiù che inginocchiandosi davanti alla mangiatoia di Betlemme e adorandolo nascosto nella debolezza di un bambino" ( CCC 563 ).
I Magi sono gli antesignani dell'Adorazione a Cristo.
Ma perché adorare la debolezza?
"O meraviglioso scambio: il Creatore ha preso un'anima e un corpo, è nato da una vergine; fatto uomo senza opera d'uomo, ci dona la sua divinità" ( CCC, 526 ).
Questo è il mistero del Natale.
Molti rivoluzionari giudicarono con sospetto l'esaltazione della divina umiltà del Bambino, considerandola un modo per rabbonire le frustrazioni dei poveri.
Questo significa non comprendere il Mistero del Natale.
Giovanni Battista e i Magi invece ci permettono di riaccostarci alla Verità nascosta dalla debolezza.
Essi hanno a che fare con autorità - Erode, i farisei ecc. - che non comprendono né la "forza" posseduta da Gesù ( "dopo di me viene uno che è più forte di me", dice il Battista ), né l' "adorazione" dovuta al nuovo Re ( "prostratisi lo adorarono" ).
È impossibile adorare Gesù Bambino senza contemplare nella sua vulnerabilità, la mansuetudine assoluta dell'Agnello sacrificale, la cui forza non consiste nel dominare gli uomini, ma nell'assecondare in tutto la volontà del Padre.
Solo così la Luce di Cristo dissolve le Tenebre della desolazione, dentro e fuori di noi.