Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
Come intercettare l'azione di Dio nella creazione e ancor più nella storia dell'umanità, cogliere i suoi interventi nella società odierna così segnata dalle opere degli uomini, captare le sue persistenti gesta nascoste e pur efficaci?
Se risulta arduo decifrare le continue e durevoli meraviglie divine attuate nel mondo, ugualmente non è facile scoprirle nella nostra vita personale per gioire della sua premurosa presenza, aprire gli occhi alle opere prodigiose di Dio, cogliere attentamente l'infinito amore, lasciarsi educare dalla misteriosa sapienza e assaporare la sua misericordia.
Perché la creatura umana afferri l'amore di Dio occorre una grande apertura d'animo, un'umiltà sincera e costante.
È quanto si attua nella vergine Maria, la quale ha scoperto le grazie che Dio ha compiuto e può dire che "grandi cose ha fatto" in lei il Signore ( Lc 1,49a ).
Conscia della sua pochezza, sa cogliere le meraviglie di Dio, sa riconoscere lo sguardo divino che, posato proprio su di lei, "ha guardato l'umiltà della sua serva" ( Lc 1,48a ).
È questa umiltà che la resa "serva", apprezzata dal Signore; è su questa bassezza che è intervenuto Dio perché da lei potesse sgorgare il suo Figlio fatto carne, il Messia salvatore, il discendente di Davide da lungo atteso.
Proprio perché il Signore ha visto l'umiltà in questa donna ed è intervenuto ricolmandola di grazie, ella può così proclamare il suo Cantico, esplodere nella lode sincera, che promana non solo dalle labbra, ma prorompe dal suo intimo: "l'anima mia magnifica il Signore … il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore" ( Lc 1,47 ).
Dio è così magnificato, riconosciuto il solo grande.
L'intimo della Vergine non può non esplodere in gioia né trattenere tale guadio che esce spontaneo dalla bocca per raggiungere il cielo da dove ogni grazia proviene.
Nessuno come Dio può dirsi veramente "salvatore".
Anche lei sperimenta quella salvezza che la rende tutta bella, preservata immune da ogni macchia, splendente di luce divina.
Ma chi è questo singolare Signore, come lo si può qualificare, quale nome può individuarlo e indicarlo, come conoscerlo presente qua sulla terra per celebrarlo e magnificarlo: "Santo è il suo nome" ( Lc 1,49b ), dice Maria.
Così è chiamato: egli è il totalmente altro, il trascendente, il puro non imbrattato da imperfezioni.
Egli è santo che rende santi; è pienezza di amore che tutto avvolge nella sua benevolenza.
È imprevedibile nel suo agire a tal punto che ogni cosa che fa è "grande", impenetrabile nel suo essere proprio perché è "santo", eppure così vicino nel suo operare, a tal punto che ognuno può conoscere il suo "nome" per invocarlo.
Se la vergine Maria è stata ricolmata di favori divini, di conseguenza è indirizzato a lei un culto speciale, non caratterizzato dalla adorazione, riservata solo a Dio, pur tuttavia superiore al culto rivolto a qualsiasi santo.
"Tutte le generazioni mi chiameranno beata" ( Lc 1,48b ).
Ella è la beata perché partecipa alla felicità di Dio e ogni realtà divina avvolge il suo corpo e il suo cuore.
Anche se dovrà soffrire, tuttavia il dolore per la morte di suo figlio non intaccherà la sua beatitudine.
Una felicità traboccante che ella possiede perché è piena di grazia; è stata scelta quale madre del Messia; ha creduto alle parole dell'angelo Gabriele; è Vergine e insieme Madre; è benedetta tra tutte le donne; ha partecipato all'opera salvifica del Figlio; beata perché assunta in cielo e regina.
Così tutte le generazioni che si affacceranno sulla storia dell'umanità, tutti i credenti che entreranno a far parte della comunità dei seguaci di suo figlio, scopriranno questa figura meravigliosa e rivolgeranno a lei le loro preghiere.
A questo punto nasce una perplessità.
I favori divini sono riservati soltanto a lei?
Noi ne siamo esclusi?
La preghiera del Magnificat che Maria eleva al Signore Dio non riguarda soltanto il rapporto meraviglioso tra lei e il suo Dio, ma si allarga a tutti i credenti, a coloro che "temono il Signore".
Nella Bibbia tale espressione non allude alla paura del sacro, che conduce alla fuga da ciò che è numinoso, arcano o misterioso, quanto evidenzia il rispetto di Dio, l'affetto filiale nei suoi confronti, la prontezza ad obbedirgli e nello stesso tempo la confessione delle proprie miserie.
Proprio su costoro, che si affidano umilmente a Dio, la vergine Maria afferma che "di generazione in generazione si stende la misericordia" ( Lc 1,50 ).
Si affaccia dal cielo la bontà divina, in quanto egli si piega sull'uomo fragile.
L'intervento divino viene espresso con parole forti, dove da una parte il Signore è pronto a venir incontro ai bisognosi, è solerte nell'innalzare gli umili ( Lc 1,52b ) collocandoli in posti elevati; dall'altra attua tutta la sua forza usando il suo braccio onnipotente ( Lc 1,51-52a ) affinché ogni realtà umana che si erge superba o si colloca in troni di potere venga intaccata nella sua sicurezza, abbattuta nonostante la sua tranquillità, rovesciata perché precipiti dalla sua altezza, dispersa perché non lasci traccia della suo pensiero stolto.
Coloro che possiedono non hanno nulla da ricevere dal Signore, già sazi per quello che hanno, rimandati a casa con mani vuote, senza nessun dono che promani dalla generosità divina ( Lc 1,53b ), senza niente per poter ringraziare e lodare il Signore.
Al contrario coloro che sono arsi dal desiderio perché privi perfino di ciò che li fa vivere vengono riempiti di beni ( Lc 1,53a ) da Colui che è generoso, ricolmati di favori da Colui che può tutto, saziati perché poveri, guardati con compassione da Colui che è vigile e solerte.
Come Maria, anche noi dobbiamo cogliere, considerare, scoprire gli interventi salvifici di Dio per lodare e ringraziare il Signore.
Purtroppo spesse volte siamo molto superficiali e non pensiamo che il Signore è il Dio vivente, che fa, opera, interviene.
La storia dovrebbe essere vista non solo quale scenario dove gli uomini liberamente agiscono, parlano, operano, ma soprattutto come trama dove Dio si affaccia a far visita, espletando la sua opera che travalica il modo di ragionare degli uomini, anzi assumendo posizioni del tutto contrarie ai pensieri terreni.
Se il Signore ha reso grande la vergine Maria, se Dio nutre predilezione per coloro che lo temono, non può certo dimenticare il popolo che si è scelto, che gli appartiene, con il quale ha fatto alleanza.
Quando Maria eleva la preghiera del Magnificat nella casa della parente Elisabetta alla quale ha fatto visita, tale popolo era circoscritto unicamente ad Israele; così ella afferma con decisione e determinatezza che Dio "ha soccorso Israele, suo servo" ( Lc 1,54a ).
Tuttavia con l'avvento di Gesù suo figlio il progetto salvifico si allargata introducendo tutti coloro che nella storia crederanno in Cristo, facendo parte della Chiesa, alla quale approderanno persone che provengono da tutte le nazioni.
Anche su costoro, come su Israele, il Signore, "ricordandosi della sua misericordia" ( Lc 1,54b ), rende attuale la sua premura salvifica, perché nessuno dei suoi venga dimenticato, ma sia soccorso e sostenuto dal suo amore misericordioso.
La storia salvifica, che vuole raggiungere ogni uomo, ha avuto un suo inizio.
Maria, umile ancella del Signore, lo sa bene e sa che ella si inserisce in questo filone meraviglioso, dal momento in cui Dio ha parlato, ha detto, ha promesso.
Certamente anche la creazione del mondo è iniziata grazie alla parola sovrana: "Dio disse" e tutte le cose sono venute all'esistenza.
Tuttavia, in forza dell'azione nefasta del peccato, il mondo può risalire la china perché Dio ha "promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza" ( Lc 1,55 ).
Ciò che Dio dice promettendo, realizza facendo.
Maria, quale nuova Eva e figlia prediletta di Abramo, si è resa disponibile a questo piano di salvezza, dicendo con parole solenni e decise: "ecco la serva del Signore".
La salvezza si può così realizzare.
Il Cantico di Maria termina con l'affermazione "per sempre".
La decisione di salvezza è irreversibile.
L'amore di Dio non fa marcia indietro, non si arresta, non finisce, non svilisce, non tramonta.
È eterno come Dio stesso.
Così può raggiungere ciascuno di noi e con noi e in noi tutti gli altri che come noi lo hanno cercato e trovato.
Assieme a Maria e senza presunzioni ognuno può asserire: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente".
don Luciano Sole