X stazione |
Dal Vangelo secondo Marco 15,25.31.34
Erano le nove del mattino quando crocifissero Gesù.
Anche i capi dei sacerdoti con gli scribi, fra loro, si facevano beffe di lui e dicevano: « Ha salvato altri e non può salvare se stesso! ».
Alle tre, Gesù gridò a gran voce: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ».
Gesù denudato, inchiodato, in preda a indicibili dolori, deriso dai suoi nemici, si sente perfino abbandonato dal Padre.
È l'inferno meritato dai nostri peccati.
Sulla croce Gesù rimasto, non si è liberato.
Si sono realizzate in Lui le profezie del Servo sofferente: « Non ha apparenza né bellezza … non splendore …
Noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio …
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori » ( Is 53,2.4.6-7 ).
Gesù crocifisso, non tanto sul Tabor quanto sul Calvario, Tu ci hai rivelato il Tuo vero volto, il volto di un amore che si è spinto fino alla fine.
C'è chi per riverenza vuole rappresentarTi coperto dal manto regale anche sulla croce.
Ma noi non temiamo di esporTi così come pendevi sul patibolo quel venerdì, dall'ora sesta all'ora nona.
La visione di Te crocifisso ci sprona a vergognarci delle nostre infedeltà e ci riempie di gratitudine per la Tua infinita misericordia.
O Signore, quanto Ti è costato l'averci amato!
Fidandoci della forza che viene dalla Tua Passione, promettiamo di mai più offenderTi.
Desideriamo di avere un giorno l'onore di essere messi noi pure in croce come Pietro e Andrea.
Ci incoraggia la serenità e la gioia che abbiamo avuto la grazia di contemplare sui volti dei Tuoi servi fedeli, i martiri del nostro secolo.