I stazione |
Gesù tace; custodisce in sé la verità
Pilato disse a Gesù: « Dunque tu sei re? ».
Rispose Gesù: « Tu lo dici: io sono re.
Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità.
Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce ».
Gli dice Pilato: « Che cos'è la verità? ».
E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: « Io non trovo in lui colpa alcuna.
Vi è tra voi l'usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei? ».
Allora essi gridarono di nuovo: « Non costui, ma Barabba! ».
Barabba era un brigante.
Pilato non trova in Gesù alcun motivo di condanna, così come non trova in sé la forza di opporsi alla condanna stessa.
Il suo udito interiore resta sordo alla parola di Gesù e non comprende la sua testimonianza di verità.
« Ascoltare la verità è obbedirle e credere in essa ».
É vivere liberamente sotto la sua guida e dare ad essa il proprio cuore.
Pilato non è libero: è condizionato dall'esterno, ma quella verità ascoltata continua a risuonare nel suo intimo come un'eco che bussa e inquieta.
Così esce fuori, verso i Giudei; « esce di nuovo », sottolinea il testo, quasi un impulso a fuggire da sé.
E la voce che lo raggiunge da fuori prevale sulla Parola che è dentro.
Qui si decide la condanna di Gesù, la condanna della verità.
Umile Gesù, anche noi ci lasciamo condizionare da ciò che sta fuori.
Non sappiamo più ascoltare la voce sottile, esigente e liberante, della nostra coscienza che dentro amorosamente richiama e invita: « Non uscire fuori, torna in te stesso: è nel tuo uomo interiore che abita la verità ».
Vieni, Spirito di Verità, aiutaci a incontrare nell'« uomo nascosto in fondo al nostro cuore » il Volto Santo del Figlio che ci rinnova nella Divina Somiglianza!