III stazione |
Dal Vangelo secondo Matteo 11,28-30
« Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e impara te da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero ».
Gesù cade.
Le ferite, il peso della croce, la strada in salita, sconnessa.
E la calca della gente.
Ma non è solo questo che Lo ha ridotto così.
Forse è il peso della tragedia che si apre nella sua vita.
Non si riesce più a vedere Dio in Gesù, uomo che si mostra così fragile, che inciampa e cade.
Gesù, lì, su quella strada, in mezzo a tutta quella gente che urla e strepita, dopo essere caduto a terra, Ti rialzi e cerchi di proseguire l'ascesa.
In fondo al cuore sai che questa sofferenza ha un senso, avverTi di esserTi caricato del peso di tante nostre mancanze, tradimenti e colpe.
Gesù, la Tua caduta ci fa soffrire perché comprendiamo che la causa siamo noi; o forse la nostra fragilità, non solo fisica, ma quella di tutto il nostro essere.
Vorremmo non cadere mai; ma poi basta poco, un intoppo, una tentazione o un incidente e ci lasciamo andare, e cadiamo.
Avevamo promesso di seguire Gesù, di rispettare e curare le persone che Egli ci aveva messe vicino.
Sì, in realtà le amiamo, o almeno ci sembra di farlo.
Se venissero a mancare soffriremmo non poco.
Ma poi cediamo nelle situazioni concrete di ogni giorno.
Quante cadute nelle nostre famiglie!
Quante separazioni, quanti tradimenti!
E poi i divorzi, gli aborti, gli abbandoni!
Gesù, aiutaci a capire cos'è l'amore, insegnaci a chiedere perdono!