A Colossi, qualcuno insegnava il culto degli angeli come cosa utile per la vita cristiana, anzi come esperienza più spirituale che i credenti normali non avevano.
Così Paolo sapeva quello che voleva dire con questo termine, e i Colossesi lo sapevano, ma noi non possiamo sapere con completa sicurezza.
Questa situazione occorre diverse volte nelle epistole.
Ma di solito sono situazioni in cui non è importante sapere il significato esatto del termine.
Ma possiamo suggerire alcune possibilità.
Sia in greco sia in italiano, il genitivo può essere oggettivo o soggettivo, cioè può essere un culto che gli angeli fanno o un culto rivolto agli angeli.
Nel primo caso, sarebbe un invito di partecipare o condividere con gli angeli la loro adorazione di Dio ( che è descritto in Ap 4-5 ), come atto di adorazione superiore a quello umano.
Nel secondo caso, sarebbe un invito di adorare gli angeli ( una pratica proibita in Ap 19,10; Ap 22,8-9 ).
In tutti e due i casi, i falsi insegnanti che proponevano questo culto si affidavano delle loro visioni del culto angelico.
Ma Paolo dice ( Col 2,19 ) che dando importanza agli angeli, hanno perso il collegamento con il capo, cioè Cristo, in cui abbiamo tutto ( Col 2,10 ).
Quindi anche se non sappiamo esattamente il significato del "culto degli angeli", sappiamo che non è una spiritualità più alta, ma invece è inferiore, e non va ricercato.