Gregorio Marchetti |
B35-A2
( Ai suoi compagni di Scuola )
« Mamma, la Madonna mi vuole con sé, non piangere, io pregherò per tè ».
Era il giorno di Maria SS. Ausiliatrice e, con queste delicate parole, il nostro caro Gregorio, a letto da circa tre mesi, avvertiva la mamma che si sentiva mancare e che più non si sarebbe alzato.
Povero fiore! Il buon Dio l'ha raccolto per trapiantarlo in Cielo.
È morto a 17 anni: negli occhi l'innocenza, nel sorriso l'ingenuità del fanciullo.
Di carattere un po' scontroso, in classe sapeva dominarsi così da essere modello ai suoi compagni nella buona condotta, nello studio e nella pietà.
Oh! le buone Rosine, presso cui aveva frequentato il Corso Elementare, come gli avevano insegnato a pregare bene!
Io, che scrivo, l'ammiravo con piacere: le mani giunte, gli occhi bassi tutto il tempo della preghiera, sempre attento al catechismo; tutto mi diceva che avevo dinnanzi a me un'anima gentile, un fiore di serra, che come approfitta ancora dell'ultimo raggio di sole, così soffre il freddo anche d'una sola goccia di rugiada.
Voi lo ricordate, gli eravate compagni di scuola, compagni nella officina, tutti ben contenti quando per la lode o il premio era proclamato il suo nome.
Per invito dell'insegnante diede volentieri il suo nome all'Unione del SS. Crocifisso come aspirante, e finché la salute glielo permise, prese parte regolarmente alle adunanze.
Era molto devoto di Fra Leopoldo a cui si raccomandava per la guarigione.
Aveva anche lui i suoi difetti; il babbo e la mamma mi confidarono che era talvolta in casa alquanto vivace; ma ben presto, a calmare i bollenti, spiriti giovanili, il Signore che lo voleva tutto suo, con una prima apparizione del male, l'obbligò a sospendere il lavoro.
Gregorio tanto sensibile, si ricordò che, cercando rimedio presso gli uomini, non si deve trascurare di ricorrere anche e soprattutto al Medico celeste; così si fece più serio, pensò di più e di proposito all'anima sua, frequentando più sovente i SS. Sacramenti, iscrivendosi a pie Confraternite, abbonandosi a divoti periodici, per modo che la sua vita ormai trascorreva più con Dio e accanto alla mamma sua che con gli uomini.
Il male, contenuto un certo tempo dal l'arte medica, riapparve però presto in forma di otite maligna.
Dovette coricarsi. Da quel momento la pazienza del caro ammalato fu messa a dura prova.
« Gesù, prendetemi presto », esclama Gregorio nel forte dolore e la mamma lo sorprendeva con le mani alzate in atto di contemplazione e di preghiera; desiderava avere una suora che l'assistesse, perché diceva: « Tu mamma preghi, ma hai da attendere alle cose di casa, io invece ho bisogno di una persona che preghi continuamente vicino a me ».
Al fratello e alle sorelle raccomandava di essere buoni coi genitori e a tutti diceva che avrebbe pregato per loro in Cielo.
Due giorni e due notti continue durò la crudele agonia sotto gli occhi dei familiari, impotenti a rendergli il minimo sollievo: dolori atroci, vaneggiamenti, spasimi da strappare le lacrime!
Povero Gregorio: le sue sofferenze, sopportate con cristiana rassegnazione, gli avranno servito certamente da purgatorio e, dopo la sua morte, l'anima candida come quel giglio che con lui scese nella tomba, insieme al Crocifisso che volle sempre vicino a sé, sarà volata diretta, al Cielo tra una festa di angeli e di serafini, che angelo e serafino fu lui pure specialmente nel tempo del suo dolore.