Scuola Festiva e Rosarianti N. S. della Pace |
B37-A5
È la festa di S. Giuseppe, protettore dei lavoratori; ed è la terza domenica del mese, giorno di festa per i Rosarianti - che in numero di 170, tra grandi e piccoli, si accostarono a ricevere la SS. Eucaristia.
La combinazione della Ricorrenza pare uniformi maggiormente i pensieri dei presenti; in tutti è giubilo ed esultanza, tutti si uniscono in Gesù Cristo per festeggiare la S. Pasqua: e la giornata cristianamente incominciata, procede con una molteplicità di avvenimenti.
Nel pomeriggio in un familiare trattenimento vengono distribuite le pagelle bimestrali agli allievi della Scuola Professionale Festiva.
Trattenimento rallegrato dalla « Mandolinistica » dell'Unione Allievi della Scuola Festiva, e resa più simpatica dalla declamazione di alcune poesie da parte dei piccoli Rosarianti e specialmente dalla recita del bozzetto: « Rose e Roseti ».
Alla semplice ma schietta riunione intervennero i Padri Ibertis, priore dei R. Padri Domenicani, il Direttore dei Fratelli delle Scuole Cristiane, l'Ispettore dell'Istituto Arti e Mestieri, il Direttore dell'Unione del SS. Crocifisso.
A chiusura della giornata il Padre Ibertis con calde e cristiane parole ricordò i doveri dei Rosarianti, e della gioventù cristiana nella società, infondendo in tutti un nuovo incoraggiamento a proseguire nel sentiero sia pure spinoso, tracciatoci dal Salvatore nostro.
« Sono rassegnato! Se il Signore vuole, sono pronto per il Paradiso! Mi offro vittima per la pace di tutti ».
Con queste belle parole chiudeva il buon Francesco la breve, ma preziosa sua esistenza che fu tutta un profumo di virtù cristiane.
Vivace e intelligente, compì sempre con esattezza i suoi doveri, specialmente i religiosi che lo rendevano buono e puntuale ad ogni funzione, e servizievole ai Catechisti del SS. Crocifisso che nella Parrocchia di N. S. della Pace compiono la loro missione.
Di poche parole, riservato anche nei giochi, non diede mai occasione ad alcuno di lamentarsi di lui.
Fedele ed esatto Rosariate, amava la preghiera e ambiva la gloria di servire con decoro ogni giorno la S. Messa e di poter con frequenza ricevere nel cuore Gesù Eucaristico, che con l'abbondanza delle sue grazie lo preparava al Cielo.
Il compagno prediletto era il fratello suo, col quale divideva le sue gioie tutte spirituali, e al quale comunicava i suoi segreti.
I Rosarianti erano per lui amici carissimi e con essi passava le ore più liete.
Un invincibile morbo, manifestazione dei divini voleri, lo trapiantò dalla terra in Cielo.