Dagli scritti di Fra Leopoldo

B57-A5

Per concessione speciale del Rev. Padre Provinciale di Torino

( Vietata ogni riproduzione )

( Continuazione vedi numero precedente )

19 Settembre 1906

- Il mio buon Gesù Crocifisso è mestissimo, sovente mi fa intendere che lo consoli.

La bontà, la misericordia di Dio è infinita.

Oh ! la finezza del buon Gesù, la squisita sua dolcezza che infonde nel cuore dei suoi figli devoti!

Quando le contrarietà della vita ci opprimono, giorni per noi di afflizioni, Lui viene col balsamo tanto soave a noi, che siamo invece meritevoli di castigo; il dovere nostro è di consolare Gesù colla preghiera e penitenza; non abbiamo ancora concepito questo buon pensiero che ecco la bontà, la pietà di Gesù Crocifisso, il quale, senza che noi ce ne accorgiamo, si fa piccolo come un bambino, ci carezza, ci dona la pace, l'allegrezza, la serenità: questo inestimabile tesoro si trova ai piedi di Gesù Crocifisso, in adorazione come nel Venerdì Santo, come già dissi.

Preghiamo continuamente, affinché il Signore Iddio ci conceda la grazia di non venir mai meno all'amor suo; se siamo sottoposti a pene, a contrarietà, malattie e altre miserie, stiamo stretti alla Croce, la grazia di Gesù ci darà tanta forza da superare ogni pena e ci accumuleremo tesori di eterni gaudi per il Paradiso.

Oh Dio di misericordia e di bontà, quanto c'è da imparare alla vostra scuola divina!

Il mio desiderio era di ritirarmi in un convento, dove la solitudine regna sovrana; feci domanda al R. P. Provinciale, P. Lodovico Maria Bertana di Moncalvo; era già stabilito il giorno della mia partenza, ma il giorno in cui dovevo partire per Saluzzo, Convento di S. Bernardino, un contrordine mi confermò di nuovo qui in S. Tommaso; io, figlio dell'obbedienza, mi rassegnai a far la volontà di Dio.

22 Settembre 1906

- « Dolce mio figlio! - ho sentito chiamarmi - Tu mi dicesti che solo fio al mondo posso recarti sollievo nelle tue pene e che aspetti soltanto il momento di poter venire nella tua cella a fare la santa adorazione: certamente le anime nel silenzio e nella solitudine sentono più da vicino la mia voce e io concedo ai miei servi molto più amore, perché nella solitudine si impara il segreto per amare Gesù Crocifisso e rendersi molto virtuosi; fa coraggio e, se per amor mio soffri senza mai lagnarti, molto più caro a me tu sei, e non tarderò a consolarti ».

23 Settembre 1906

- Quando il mio Gesù mi domandò se io gli voglio bene, alla domanda sentii in me, dentro il cuore, un amore immenso, e gli risposi come San Pietro: - Tu lo sai Gesù quanto t'amo e t'adoro -

Nell'eccesso d'amore gli dissi: Mio amabilissimo Gesù, d'animi grazia abbondante che in ogni mia azione io vegga sempre il mio dolce Crocifisso, io cammini sempre avanti al mio Signore Santissimo Dio mio fino alla mia morte.

24 Settembre 1906

Il mio buon Gesù si fece intendere dicendomi: « Su, fa coraggio; quando ti ordino qualcosa, fallo subito; perché dubitare » ( Il Signore diceva il giusto, perché vede i pensieri ) « quando ti sentisti dire che tu devi aiutarmi in questa impresa?

So bene che ti mette difficoltà il credere che un Dio Crocifisso venga dal Cielo a tè ».

- Sono molto peccatore - « Eppure è così - soggiunge: - Tu non mi vedi con gli occhi mortali, ma sono a tè vicino: rammentati ciò che io ti dissi nella chiesa di S. Dalmazzo ».

D'allora, in poi testimoni sinceri furono tutte le grazie e favori che continuamente il mio buon Gesù va spargendo sopra di me: Io attesterei in presenza di tutta la corte celeste; quante grazie, quante lacrime asciugò nel fare la santa adorazione; quando qualcuno mi faceva pregare, perché aveva bisogno di grazie, dicevo che io tutto speravo nella bontà somma del Signora, nella Sua infinita misericordia.

Soggiunge Gesù: « L'amor mio verso di. tè va sempre più aumentando, e tu fa lo stesso ».

E dire che quanto più m'avanzo a conoscere il mio buon Gesù, mio Dio, tanto più conosco le mie miserie: se fosse possibile andrei a nascondermi.

Ah! non essere in grado di potere scrivere parole di fuoco di amore da far conoscere a tutto il mondo la grandezza, la bontà di Dio!

L'amor del Signore per un'anima, che ama, è sempre un fuoco continuo che la brucia, e sempre ha bisogno di domandare così come io domandai a Gesù d'insegnarmi come posso fare per amarlo di più, ed Egli mi disse: « Fa questo; qualunque umiliazione ti accada, sopportala volentieri senza far lamento, ma sii contento di farlo per mio amore e se tu vieni contrastato sulla santa « divozione », dirai bene: lasciamo fare il Signore Iddio, Lui stesso difenderà la causa sua ».

25 Settembre 1906

Ho inteso dal mio Gesù Crocifisso che desidera si onori la Sua Santissima Madre con tre Ave Maria » sotto il titolo della Vergine Addolorata in memoria dei dolori sofferti nella crocifissione del Suo Santissimo Figlio Gesù.

Ieri manifestai la preziosa « Divozione » a Don Mons, Segretario di S. E. il Cardinale Richelmy che mi disse di scrivergliela sopra un foglio di carta, che l'avrebbe accettata ben volentieri e mi consigliò di portarmi da S. Eminenza, manifestando a Lui la cosa per ottenere il permesso di darla alle stampe e per farla indulgenziare.

Io gli risposi che non osavo presentarmi per la troppa soggezione; ma lui mi incoraggiò ad andarci, assicurandomi che mi avrebbe ricevuto ben volentieri.

Intanto io pregavo il mio buon Gesù dicendogli: - Se vado da S. Eminenza non so proprio come comportarmi - e ho sentito dal mio Gesù così: « Comportati semplicemente: dirai che il tuo Crocifisso Gesù, oltre a molte grazie e favori che ti ha fatto, ti da una gran fede, speranza e carità e un immenso amore.

Va e non temere; se non sei ascoltato dal Signor Cardinale, fra poco tempo gli metterò in mente di darti ascolto, affinché la santa « divozione » faccia strada ».

E fu così. Quando mi portai da S. Eminenza, il Cardinale Richelmy, fui introdotto nella sala di ricevimento.

Alla sua veneranda comparsa, mi prostro, baciandogli l'anello pastorale e, appena sentito il motivo, per cui mi trovavo alla presenza sua, non volle nemmeno udirmi, dicendomi che di divozioni ce ne erano già molte e mi licenziò.

Io però non mi perdetti di coraggio e pregai il Signore Iddio a volergli concedere altri momenti più favorevoli; gli domandai la santa benedizione, sapendo certamente che la benedizione di un pastore così pio m'avrebbe fatto sempre del bene e nel nome del mio Gesù Crocifisso ritornai al mio convento di S. Tommaso.

( Continua )


Ogni volta che nel nostro Bollettino, si trovi parole, espressioni o il menomo accenno a santità, intendiamo darvi solo fede puramente umana, sottoponendoci totalmente ai decreti di Sua Santità Urbano VIII e dei Suoi Successori.

N. d. R.