S. G. Bosco educatore |
B59-A7
« Beati i misericordiosi … Beati siete voi, ( o Apostoli ) ».
Don Bosco non dedicò il suo ingegno a scrivere delle grandi opere di Pedagogia ( sebbene, lungi dall'ignorare questa scienza, l'apprezzasse e le desse, come sono per dire, un forte contributo ), ma si applicò ad educare i giovani: non fu uno scienziato, ma un'artista dell'educazione.
Quando era studente del Seminario di Chieri, piuttosto che occupare le sue ore libere in studi pedagogici, le dedicava ad imparare delle lingue, a leggere opere patristiche, di storia, di geografia, di apologià e di morale come il « De Imitatione Christi » che segnatamente apprezzava, le vite di Santi; ben sapendo che, prima di tutto, per divenire santo educatore, occorre educare se medesimo.
- Renditi umile, forte, robusto - gli aveva detto la Signora del primo sogno.
Più tardi si accostò alla Pedagogia ( sappiamo che ebbe contatto con persone illustri nel campo della scuola e della Pedagogia, come Rosmini, Aporti, Allievo; e che fu in amichevoli relazioni con il Superiore e con i Fratelli delle Scuole Cristiane della Comunità di Borgo Dora ).
Quivi poteva vedere in pratica il metodo preventivo del sommo educatore S. Giovanni Battista De la Salle.
E i Fratelli compresero per primi, con Mamma Margherita, le sante iniziative di Lui, e lo appoggiarono amorosamente; e sappiamo che visitò case di educazione d'ogni forma e ne osservò gli Statuti, i programmi, i regolamenti; ma tale studio non gli sarebbe giovato molto, se egli non avesse amato, fortissimamente amato i giovani, con religioso intendimento, e se non avesse studiata accuratamente l'anima loro.
Dalla pedagogia e da queste osservazioni apprese il Sistema Preventivo, contrapposto al repressivo: « due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: Preventivo e Repressivo.
Il sistema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia d'uopo, il meritato castigo.
In questo sistema le parole e l'aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni familiarità coi dipendenti.
Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare.
Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da sé stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle altre prescrizioni.
Diverso, e direi, opposto è il sistema Preventivo.
Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto, e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l'occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze.
Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra la amorevolezza; perciò esclude ogni Castigo violento e cerca di tener lontano gli stessi leggeri castighi ( Don Bosco ).
Il Santo Educatore preferì servirsi di quest'ultimo sistema, per molte buone ragioni, tra le quali, non ultime, queste: « l'allievo, preventivamente avvisato, non resta avvilito per le mancanze commesse, come avviene quando esse vengono deferite al Superiore.
Ne mai si adira per la correzione fatta o pel castigo minacciato, oppure inflitto, perché in esso vi è sempre un avviso amichevole e preventivo che lo ragiona, e per lo più riesce a guadagnare il cuore, cosicché l'allievo conosce la necessità del castigo e quasi lo desidera.
E l'educatore, guadagnato il cuore del suo protetto, potrà avvisarlo, consigliarlo ed anche correggerlo, allora eziandio che si proverà negli impieghi, negli uffizi civili e nel commercio.
Il sistema Repressivo può impedire un disordine, ma difficilmente farà migliori i delinquenti; e si è osservato che i giovanotti non dimenticano i castighi subiti e per lo più conservano amarezza con desiderio di scuoterne il giogo e anche di farne vendetta.
Al contrario il Sistema Preventivo rende amico l'allievo che nell'assistente ravvisa un benefattore che lo avvisa, vuol farlo buono, liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore.
Spesso un fanciullo si rende colpevole e meritevole di una pena, cui egli non ha mai badato, che niente affatto ricordava nell'atto del fallo commesso e che avrebbe certo evitato se una voce amica lo avesse ammonito » ( D. Bosco ).
Ricordo il colloquio del Santo con il ministro Rattazzi: « Non ha la S. V. ai suoi cenni, domandò il Ministro, almeno due o tre guardie civiche in divisa o travestite? ».
« Non me ne occorrono punto. Eccellenza ».
« Possibile? Ma questi suoi giovani non sono mica dissimili dai giovani di tutto il mondo; saranno ancor essi per lo meno sbrigliati, accattabrighe, rissosi.
Quali riprensioni, quali castighi usa dunque per infrenarli, e per impedire scompigli?
« La maggior parte di questi giovani sono davvero svegliati della quarta, come si dice; ciò non di meno per impedire disordini qui non si adoperano né violenze, né punizioni di sorta. »
« Questo mi pare un mistero; favorisca spiegarmi l'arcano ».
« Vostra Eccellenza non ignora che vi sono due sistemi d'educazione; uno è chiamato sistema repressivo, l'altro è detto sistema preventivo.
Il primo si prefigge di educare l'uomo con la forza, col reprimerlo e punirlo, quando ha violato la legge, quando ha commesso il delitto; il secondo cerca di educarlo colla dolcezza, e perciò lo aiuta soavemente ad osservare la legge medesima e gliene somministra i mezzi più acconci ed efficaci all'uopo; ed è questo appunto il sistema in vigore tra di noi.
Anzitutto qui si procura d'infondere nel cuore dei giovinetti il santo timor di Dio; loro s'inspira amore alla virtù ed orrore al vizio, con l'insegnamento del catechismo e con appropriate istruzioni morali; s'indirizzano e si sostengono nella via del bene con opportuni e benevoli avvisi, e specialmente con le pratiche di pietà e di religione.
Oltre a ciò si circondano, per quanto è possibile, di un'amorevole assistenza in ricreazione, nella scuola, sul lavoro: s'incoraggiano con parole di benevolenza, e non appena mostrano di dimenticare i propri doveri loro si ricordano in bel modo e si richiamano a sani consigli.
In una parola si usano tutte le industrie, che suggerisce la carità cristiana affinché facciano il bene e fuggano il male, per principio d'una coscienza illuminata e sorretta dalla Religione.
« Certo è questo il metodo più adatto ad educare creature ragionevoli; ma riesce egli efficace per tutti? ».
« Per novanta su cento questo sistema riesce d'un effetto consolante; sugli altri dieci esercita tuttavia un influsso così benefico, da renderli meno caparbi e meno pericolosi; onde di rado mi occorre di cacciar via un giovane come indomabile ed incorreggibile.
Tanto in questo oratorio, quanto in quello di Porta Nuova e di Vanchiglia, si presentano o sono condotti talora giovani, che o per mala indole, o per indocilità, od anche per malizia furono già la disperazione dei parenti e dei padroni, e in capo a poche settimane non sembrano più essi; da lupi, per così dire, si mutanoin agnelli ». ( D. Bosco, Memorie biografiche ).
Sono da osservarsi particolarmente le basi su cui riposa il sistema preventivo di D. Bosco: la prima è la Ragione: Don Bosco non dimenticò mai che i giovani sono creature ragionevoli, le quali, se persuase, rispondono meglio che se bastonate; se istruite progrediscono, bisognose di sapere come di alimento; se spinte a riflettere, imparano a vivere secondo l'insegnamento di Gesù Cristo, cioè per conoscere, amare e servire Dio in questo mondo e per goderlo poi in Paradiso.
E la parola del Santo era mirabile arma che toccava i cuori e li vinceva: li guadagnava a Dio, simile a quella spada favolosa che chi toccava subitamente atterrava.
Egli aveva chiesto al Signore, nella sua prima Messa, il dono di persuadere parlando; e la preghiera - dicesi - in quella circostanza ha un particolare valore.
Parlava con semplicità sia in chiesa come nell'oratorio, servendosi anche di similitudini, di parabole, di favole, e di apologhi, badando particolarmente a far capire e a far ricordare ( specialmente per mezzo di esempi chiari e significativi, sovente neppur nuovi, ma vivaci ) ciò che andava dicendo: « ma soprattutto e più di tutto - diceva egli stesso - bisogna che il popolo capisca, che tutto ciò che si dice sia alla portata della sua intelligenza ».
Parlava con serenità, senza urli e senza ira, ma non senza affetto, in armonia con i consigli di Niccolo Tommaseo: « Credete voi di ispirare grande reverenza ed affetto recitando periodi e versi canori con voce sepolcrale, con i capelli ritti, con le mani aggranchiate a mo' di artigli?
Le più innocue verità, pronunziate a questo, modo, diventano sospette ».
Parlava con affabilità, evitando le espressioni scortesi, e quelle che, lungi dal conciliare inaspriscono ed alienano gli animi, convinto del potere che la gentilezza ha sui cuori.
E per la sua bontà, per questa chiara, serena, affabile maniera di parlare e segnatamente per la sua predicazione dell'esempio ( quella che S. Francesco raccomandava a tutti, anche agli illetterati: « … predichino con le opere » ), la quale è così efficace, Don Bosco era volentieri ascoltato e volentieri seguito.
Seconda pietra fondamentale del sistema è la Religione: la fede illumina la mente, ingentilisce i costumi, educa l'immaginazione, muove gli affetti e i pensieri più nobili e incoraggia all'azione; talché « o Religione o bastone! » diceva D. Bosco.
Il quale non si accontentava di impartire a dosi la Religione, ma dava la massima cura alla formazione religiosa, intendendo anche gli insegnamenti di scuola, per quanto è possibile, come un mezzo per condurre ad amare il Signore: in tutte le sue opere, persino nel libro di aritmetica, notiamo quest'intendimento; insomma voleva che tutta l'educazione, che tutti gli insegnamenti fossero orientati a Dio: avessero l'amore di Dio come fine.
In questo modo si formano i buoni cristiani, e « quando si sia giunti, con l'aiuto del Signore a far penetrare nelle anime i principali misteri della nostra Santa Religione, che tutta amore ci ricorda l'amore immenso che Dio ha portato all'uomo; quando si arrivi a far vibrare nel loro cuore la corda della riconoscenza, che gli si deve in cambio dei benefici che ci ha sì largamente compartiti; quando finalmente colla molla della ragione si abbiano fatti persuasi che la vera riconoscenza al Signore debba esplicarsi coll'eseguirne i voleri, col rispettare i suoi precetti, quelli specialmente che inculcano l'osservanza dei nostri reciproci doveri, gran parte del lavoro educativo è già fatto.
La Religione in questo sistema fa ufficio del freno, messo in bocca dell'ardente destriere, che lo domina, e lo signoreggia; la ragione poi fa quello della briglia che, premendo sul morso produce l'effetto che se ne vuole ottenere » ( D. Bosco ).
In questo modo si formano le anime sante.
L'amorevolezza poi, non falsa maschera, ma dolce volto dell'amore, fu grandissima in Don Bosco, il quale è grande per il suo amore paterno che gli fece preferire ed applicare generosamente il sistema preventivo, più difficile ma più fruttuoso e più cristiano del repressivo.
Ora sia egli benedetto per la sua generosità affettuosa e continua, la quale è altissimo grado d'amore ( che egli opportunamente manifestava ai suoi allievi e agli altri anche con la parola, e che era espressa dal motto: « da mihi animas, cetera tolle » ) e per l'esempio mirabile che ci ha dato.
È da notarsi particolarmente che Don Bosco ha amato perché ha voluto amare, si è sacrificato perché ha voluto sacrificarsi; e questo io ricordo specialmente agli Educatori.
Osserviamo a tale proposito, una sua dichiarazione: « … Tu lo sai se io li amo ( i giovani ).
Tu sai quanto per essi ho sofferto nel corso di ben quarant'anni, e quanto soffro e tollero ancor adesso.
Quanti stenti, quante umiliazioni, quante opposizioni, quante persecuzioni per dare ad essi pane, casa, maestri, e specialmente per procurare la salute delle loro anime.
Ho fatto quanto ho potuto e saputo … » ( Lettera del 10 maggio 1884 ).
Altra colonna del sistema è l'Autorità.
Ove manchi questa non cercate ordine non società, non progresso.
E Don Bosco possedeva l'autorità del giusto e l' « autorità dell'affetto »: chi avrebbe potuto ribellarsi all'amore, alla volontà, alla gentilezza, all'insegnamento di un tale educatore?
Un suo sorriso d'approvazione era ambito premio, un suo sguardo sdegnato, grandissimo castigo.
Pur essendovi domestichezza e schietta confidenza tra lui e gli allievi ( « la famigliarità porta amore e l'amore confidenza.
Ciò è che apre i cuori, ed i giovani palesano tutto, senza timore ai Maestri, agli assistenti ed ai Superiori.
Diventano schietti in confessione e fuori confessione, e si prestano docili a tutto ciò che vuol comandare colui dal quale sono certi di essere amati » ) e pur essendo egli e dichiarando di essere amico degli allievi « … sta tranquillo che niuno ti maltratterà: tu sarai mio amico … », manteneva sempre immutata la paterna autorità: che gli allievi siano amici è da cercarsi come gran cosa nell'educazione, ma trattarli come pari, è deplorevole errore che li rende vanitosi e prepotenti.
Da quanto ho detto finora, appare che D. Bosco adottò un sistema di antichissima sapienza ( è del saggio innestare sul frutto degli studi e dell'esperienza dei padri il proprio lavoro ); nondimeno non si può negare l'originalità del Santo Educatore.
Egli diede al sistema un'impronta particolare di grande religiosità e di grande amore e nell'applicarlo seguì semore l'ispirazione divina e i consigli saggi del buon senso e del suo spirito inventivo, il quale si manifesta in tutta la sua missione: originale era la maniera di attirare i ragazzi del popolo in un tempo in cui erano così trascurati; originale la fondazione di oratori secondo la concezione di S. Filippo Neri, ma con più ampie vedute di tutti i precedenti; la istituzione di scuole professionali serali in Italia e di una casa che prepara al sacerdozio gli adulti; la paterna « buona notte »; i consigli e le domandine educative che egli ammanniva durante il gioco, senza darsi l'aria di predicatore; e originale altro ancora.
È notevole pure che egli affidava ai migliori allievi l'assistenza di altri compagni e che egli poneva la religione a fondamento e coronamento, di tutta l'istruzione, e che non trascurò l'educazione fisica specie, mediante il gioco che egli animava e rendeva dignitoso con parteciparvi egli stesso; sempre con autorità di maestro, di modello, e che intendeva il castigo come medicina piuttosto che pena.
E infine egli, con aver educato specialmente con l'esempio e con aver ottenuto i maggiori frutti grazie alla sua bontà che lo rendeva autorevole, amante ed amato, ha ricordato ai pensatori la potenza dell'esempio e dell'amore, talché può essere detto un precursore di quegli eletti pedagogisti ( Tommaseo, Capponi, Rosmini ed altri ) che più tardi tanta luce portarono sull'educazione; e per questo D. Bosco ha dato alla pedagogia un forte contributo a gloria di Dio e della Religione Cattolica.
Mario Sancipriano