Note catechistiche |
B122-A3
Da più di un trentennio si sta svolgendo, sia pure su piccola scala, l'opera catechistica dell'« Unione ».
Anche l'Istituzione delle « Case di Carità » conta ormai, qualche lustro di vita, ed a migliaia se ne possono già contare gli allievi.
Sono persone di quasi tutte le età, lavoratori per la gran parte, figli del popolo, provenienti dalla città ed anche dalla campagna.
Le constatazioni, e le considerazioni che si sono fatte e le iniziative che si sono prese per cercare di risolvere il problema della loro educazione umana e cristiana, costituiscono un piccolo corredo di notizie e di esperienze che vogliamo presentare, sia pure brevemente.
Ma tale presentazione non è fine a sé stessa.
La nostra epoca non può salvarsi che nel comandamento del Cristo Crocifisso.
Tale comandamento è la carità, l'amore: « Amatevi come io vi ho amati »: E l'amore è fattivo e benefico.
Dunque, per quello che ci riguarda, il programma è semplice.
Richiamare, dal punto di vista della cultura religiosa l'attenzione sulle condizioni della gioventù in genere, ed operaia in specie, e proporre ed invitare a proporre metodi, idee, suggerimenti vari, atti a risolvere tali problemi educativi.
Ma si tratta pure di ottenere e stimolare la generosa collaborazione di studio e insegnamento catechistico, tra il maggior numero possibile di coloro, che avendo avute da Dio le doti necessarie, ancora non le hanno impiegate.
Certamente lo scetticismo è anche un male dei nostri giorni.
Il Padre Lombardi ha ragione di denunciarlo.
E non è da credere che almeno il pericolo dello scetticismo non sussista pure per la gioventù operaia.
Evidentemente in essa non deriva da considerazioni, più o meno critiche, intorno al problema della conoscenza, ma piuttosto dal contrasto delle opinioni, che si accavallano non solo limitatamente a problemi economici o strettamente politici, ma che riguardano ed investono anche le convinzioni più sacre e più tradizionali, circa i massimi problemi umani.
Non è raro sentirsi obbiettare da un giovane lavoratore: « A sentire lei, pare che la ragione sia dalla sua, ma come mai c'è chi dice e pretende di dimostrare altrimenti? »
Comunissima è poi, alle primissime lezioni di Religione l'obiezione: « Noi, perché educati così riteniamo la nostra religione per vera, ma altri popoli, educati diversamente, ritengono vere le loro religioni » e ciò come per concludere: « Va a sapere, chi ha ragione e chissà come fare a saperlo ».
In tema di religione lo scetticismo od il pericolo di questo è manifestato nei suddetti interrogativi od in altri analoghi.
Non si tratta dunque in generale di un'insoddisfazione circa le verità che vengono proposte e di sfiducia nei poteri conoscitivi dell'uomo, ma si tratta sopratutto di sospetti e di incertezze, che nascono dalla constatazione che molti, troppi non sembra pensino cristianamente.
Comunque sia non è mai un dubbio scettico tale che spazzi via ogni convinzione religiosa, salvo rari casi.
I giovani operai sono generalmente contrastati, nei confronti della fede, dagli stimoli della sensualità, dal rispetto umano, dallo scandalo altrui e dalle preoccupazioni materiali.
La ragionevole natura dell'uomo, e in particolare quella della nostra gente, è cosi inclinata a riconoscere le verità fondamentali del cristianesimo, che l'incredulità è quasi sempre dovuta ad ignoranza o a colpa.
E ciò mi fa molto riflettere.
Grave e veramente deleteria è poi l'atmosfera di sospetto e di diffidenza che si è riuscita a creare tra i giovani operai nei confronti dei sacerdoti e della gente religiosa.
Di solito, quando per la prima volta si parla di religione ai nuovi allievi, si sente netta questa impressione.
Ed è una cosa umiliante che richiede veri sforzi per conservare la serenità.
Gran parte dell'incredulità e soprattutto dell'ostentata indifferenza si radicano su questi sospetti.
Quanto male hanno fatto, ripetute sino all'inverosimile, formule come queste: « Ti predicano il Paradiso nell'altra vita per renderti buono, buono e poterti tranquillamente sfruttare in questa! » oppure: « Con queste cose non si mangia, né si lavora ».
Queste ed altre espressioni che vedremo in seguito, costituiscono la sapienza, il vangelo pratico che viene propinato al lavoratore nell'officina.
Inutile dire che si finisce poi di travolgere in un unico disprezzo con le persone religiose anche le verità che insegnano.
A lungo andare non si vedono più le cose che sotto il segno dell'interesse: « Se mi serve, mi arreca un vantaggio, mi aumenta lo stipendio, mi procura un divertimento, allora è vero, se no è falso ».
Naturalmente, con questo tipo di ragionamenti, oltre alle idealità religiose, se ne vanno tutte le altre, si distrugge la stima della verità e si fa di ogni verità uno strumento.
Non è chi non veda le catastrofiche conseguenze di tale ammaestramento; ne dovranno temere gli stessi che l'hanno impartito.
( Continua )