Di paese in paese |
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Mi capita sott'occhi una pagina degli editori Thau di Buenos Aires, la quale ha l'intenzione di spiegare l'immenso favore, di cui gode nel mondo il romanziere argentino Hugo Wast.
E mette in rilievo la castigatezza dell'esposizione, la purezza della lingua castigliana, l'interesse che attanaglia ai suoi libri lettori di ogni età, il Premio Nazionale Argentino e quello della Reale Accademia Spagnola, la qualità di membro delle Accademie Argentina, Spagnola e Colombiana.
Ma tutti codesti meriti e titoli sono arte o conseguenza di grado d'arte.
Il problema è visto dal di fuori ed il segreto vero è ancora nascosto.
Si trascura infatti di scavare in profondità e di mettere in luce quel che ha ben maggiore importanza: che cioè Hugo Wast uomo e Hugo Wast scrittore non costituiscono due persone distinte, ma una sola ed indissolubile personalità; ch'egli ha sulla punta della penna ciò che prima ha nel cuore; che è in altri termini, un carattere nel libro, nel giornale ed alla tribuna politica; adora sua moglie, la buona e delicata signora Matilde, nella corona di dodici figli e di quindici ( ma ora saranno di più ) nipotini; e sopra tutto è un semplice, della semplicità trasparente del cattolico di razza e di fede vissuta.
Non si può che volergli bene; ed ancor più quando si sappia che, da Ministro della Pubblica Istruzione, fece rimettere in onore in tutte le aule scolastiche dell'Argentina, nel 1943, dopo sessant'anni di assenza, il Crocifisso, stabilendovi l'insegnamento della Religione Cattolica.
E quando penso all'umiltà, con la quale egli chiese a me, appena uscito dal guscio, il giudizio su uno dei suoi romanzi più laboriosi; e quando sopra tutto mi viene in mente l'umiltà, con la quale accettò senza opporre repliche - anzi, ringraziandomene con sereno calore - il giudizio non interamente favorevole che gli espressi, ancor oggi, mentre sono solo e lontano, mi sale rossore al viso e mi ripeto che vero maestro è colui che si fa sempre allievo.
Il nomade
Senza dubbio, una riprova meridiana dell'azione divina, immediata, sul Cuore delle creature viene offerta dalla vita di Anna Maria dei conti Negri, morta a tre anni, nel 1927.
Una volta, alla nonna che le diceva come Gesù sia offeso dagli uomini con tante ferite che ne gronda il corpo, proruppe tra dolente e corrucciata: « Come devo fare io ad asciugare tutto quel sangue? »
Ed un'altra, dopo essersi fatta ripetere dalla mamma come fu dissetato Gesù in croce, con fiele e aceto, soggiunse pensosa: « Allora io darò a Gesù il mio cuore perché beva; ed Egli sarà contento e non avrà più sete! ».
La bimba era al suo terzo anno di vita ( 1 ).
( 1 ) Vincenzo Negri, Anna Maria dei conti Negri, Stampa Umberto-Allegretti, Milano, 1930, seconda edizione, pag. 68,
Fr. Francesco di Maria, già assistente del Superiore Generale delle S. C. e grande amico dell'Unione Catechisti, che sempre favorì con ogni suo potere.
I catechisti gli serbano imperitura riconoscenza e pregano per la sua pace eterna.
Paola Ravera ved. Bertozzo - Zelatrice e benefattrice.