Il Sacro Cuore di Gesù Crocifisso |
B132-A1
L'ultimo colpo inferto a Gesù durante la sua passione fu al cuore.
Il soldato romano che lo vibrò, non poté comprendere tutto il significato del suo gesto.
Lo sgherro voleva esser sicuro che la vittima fosse morta; il Salvatore scopriva l'origine degli eccessi da Lui compiuti.
L'uomo voleva spingere fino in fondo la sua opera di morte; Iddio metteva a nudo il centro, da cui irradia la risurrezione e la vita.
Mentre tutto il peso della malvagità umana si raccoglieva sul Cristo, Egli apriva quasi a sfida la sorgente del Suo amore infinito, che tutte le fiumane del male non valgono ad estinguere.
Da allora gli uomini non hanno più cessato di mirare a Colui che hanno trafitto e di attingervi tesori infiniti di grazie, di penitenza e di fiducia, di generosità e di fede.
La divozione al Cuore di Gesù è nata sul Calvario ed i primi adoratori furono la SS. Vergine, l'Apostolo prediletto Giovanni Evangelista e le pie donne.
Ma essi contemplavano visivamente il Cuore nel Crocifisso.
L'amore sconfinato del Maestro non appariva in immaginazione alla loro mente, ma si concretava nella tragedia sanguinosa ed ignominiosa, di cui erano testimoni oculari.
Quando Giovanni, che aveva udito i battiti di quel Cuore e meglio di tutti lo conosceva, spargeva, per renderlo noto, frasi come queste nei suoi scritti: " Così Iddio ha amato il mondo … Nessuno ha amore più grande di chi da la vita per i suoi amici … Da questo abbiamo conosciuto l'amore di Dio per noi … Noi abbiamo creduto nell'amore … ", egli certamente pensava al suo Maestro in croce.
Nel Crocifisso appare l'amore in atto e in nessun altro momento l'amore di Gesù ha sfolgorato con tanta evidenza e con tanta vivacità.
Gli insegnamenti del Maestro non erano mai stati così sublimi e così efficaci come sul Calvario e il precetto dell'amore in cui Egli li riassunse e che dichiarò suo proprio precetto, raggiunse là il suo vertice e brillò puro, senza alcuna ombra di deviazione.
Il Crocifisso è la più alta scuola dell'amore e insieme la più sicura e la più genuina.
A chi considera seriamente il Crocifisso non sono possibili certi atteggiamenti sentimentali, che possono manifestarsi anche nella vita spirituale, né le sdolcinature che esprimono certe immagini di Gesù o certe formule di preghiere.
L'amore non è vibrazione di sentimento, ma adesione cosciente dì volontà.
Esso non sì appaga di parole, ma esige dei fatti e non può elevarsi puro, né affermarsi con sicurezza finché non abbia superato la prova del dolore.
Nulla è più esigente dell'amore.
Non ha detto Gesù che lo dobbiamo amare fino all'abnegazione di noi stessi e fino al sacrificio della vita?
Amore e dolore in questa vita sono inseparabili e il Crocifisso ne è la sintesi.
I Santi hanno imparato l'amore meditando il Crocifisso, le cui piaghe, secondo l'espressione di S. Alfonso, sono tante bocche che gridano amore.
Non per nulla il Crocifisso è il segno classico del Cristianesimo ed è l'unica immagine richiesta sull'altare per la celebrazione del Santo Sacrificio, in cui la terra e il cielo rinnovano perennemente il loro amplesso.
Con molta tristezza vediamo sparire da tante chiese il grande crocifisso che anticamente dominava sull'altare maggiore, per essere sostituito da altre immagini in cui non solo non è alcun pregio estetico, ma sopratutto l'espressione religiosa ha molto perduto.
Ritornino gli uomini a mirare in Colui che hanno trafitto, torni nei nostri templi a dominare il Crocifisso, ma possa principalmente ogni cristiano dire con verità insieme all'Apostolo delle Genti: di non voler sapere altra cosa ( cioè aver sapore di altra cosa ) fuorché Gesù Cristo e questo Crocifisso.
Poco tempo fa, il grande periodico parigino Arts, diretto dal signor Wildenstein, informava in prima pagina, sotto il titolo Guai a chi da scandalo!, che l'Eccellenza di Mons. Cesbron, vescovo di Annecy, aveva fatto togliere dalla chiesa di Assy in Savoia un crocifisso ( di cui ci duole oltremodo di non poter offrire la fotografia ai nostri lettori, affinché vedano fino a qual livello mostruoso sia scesa l'aberrazione della così detta arte! ).
Questo crocifisso aveva sollevato l'indignazione di numerosi cattolici francesi.
Ma certi organi, in eccellenti rapporti con l'Associazione internazionale dei negozianti di quadri e di oggetti d'arte, fecero propria la notizia per diffonderla subito in Francia ed all'estero, senza per altro determinare la reazione desiderata, e guardandosi bene dall'inserire nei loro testi la riproduzione di questo tristo pezzo di legno, che rappresenta in modo mostruosamente blasfemo il Salvatore del mondo.
… Per noi l'autorità ha agito, ed ha agito bene.
Ci sia semplicemente permesso d'aggiungere per i nostri lettori, che non hanno finora avuto occasione di recarsi ad Assy, che la chiesa moderna che vi sorge, non può offrire il fianco ad alcuna critica seria, dal punto di vista architettonico.
È una simpatica chiesa di montagna, costruita con ottimi materiali.
Ma le sue decorazioni, anche dopo la scomparsa di quel crocifisso, effetto d'arte così evidentemente malata, le sue decorazioni sono del tutto stonate, specialmente il gran riquadro dipinto di sfondo, davanti al quale un San Bernardo potrebbe ripetere soltanto questa frase: « Che cosa viene a fare in questo luogo una simile mostruosità, una siffatta specie di bellezza inspiegabilmente deforme? »
… È ora di denunciare, senza stancarsene mai, questa manifesta insensatezza d'oggidì, nell'abbellimento delle nostre chiese, il cui fine è, prima d'ogni altra cosa, quello di istruire e di edificare il popolo fedele.
… Quanto poi a sottoscrivere come capolavori d'arte sacra moderna le decorazioni della chiesa d'Assy, noi ci rifiutiamo e siamo felici di sentire che il nostro rifiuto è condiviso da tutti coloro, e specialmente a Roma, i quali sono decisi a salvaguardare il nome stesso dell'arte cristiana.1
Charles du Mont
1 cfr. L'Observateur de Genere, n.° 7, 1951, pagine 5 e 6.